Nel melmoso stagno della stampa italiana dal 13 Aprile hanno ricominciato a gracidare forte le rane del farsopolismo militante; con una piccola ma significativa vagriazione al tema: prima c'erano gli onesti contro i disonesti, o per dirla alla MoNatti “banda di truffatori”, adesso si distingue fra "chi barava e chi si difendeva", per dirla alla Zeman.
Siamo passati dagli "onesti a prescindere" ai "disonesti per necessità".
E' un bel passo in avanti quello del tabagista boemo; bisognerebbe soltanto spiegargli che difendersi da un'azione fraudolenta con una altrettanto illecita corrisponde comunque ad un reato, con l'aggravante di non aver denunciato le notizie di tale reato agli organi competenti.
Ma tant'è; chi scrive ritiene che i comportamenti tenuti da Moggi in quegli anni fossero eticamente scorretti, penalmente irrilevanti, sportivamente biasimevoli, ma non sanzionabili e soprattutto scatenati da antefatti eticamente riprovevoli, penalmente rilevanti e sportivamente sanzionabili, ovvero: i passaporti falsi di quasi tutte le società di calcio nel periodo '98/'01; le false fidejussioni prodotte più o meno dalle stesse squadre di cui sopra; i trucchi contabili che garantirono, fra l'altro, l'iscrizione dell'Inter al campionato '04/'05; l'intervallo di Perugia - Juventus del 2000; il cambio della normativa sugli extracomunitari a due settimane dal match scudetto Juventus - Roma del 2001; l'assalto all'arma bianca del duo Zeman - Guariniello, che vedeva doping solo alla Juve quando nell'estate '98 tutto il Parma meno due giocatori aveva l'ematocrito oltre il 50%; le regalie agli arbitri, dai Rolex d'oro di Sensi ai tapis roulants TechnoGym di MoNatti.
Fu Moggi a doversi difendere e non il contrario. In modo poco ortodosso? Certamente. Illegale? ... Mah; senza uno straccio di prova a riscontro della marea di intercettazioni prodotte dai Carabinieri, direi proprio di no.
A tal proposito sgombriamo il campo da ogni dubbio: non esistono intercettazioni di Moggi con arbitri, mentre ve ne sono di Facchetti; non esistono le ammonizioni pilotate, difatti la famosa intercettazione di Giraudo che dice a Moggi "se questo è furbo gli dimezza la squadra" è posteriore di un'ora alla fine dell'incontro Bologna - Udinese, dove, fra l'altro, l'unico squalificato fu Jankulovsky per aver dato un pugno ad un avversario; non esiste alcun sorteggio truccato, mentre esiste un'intercettazione nella quale Facchetti faceva pressioni al designatore dei guardalinee Mazzei per giudici di linea a lui graditi; Moggi non conosceva il nome degli arbitri designati prima dell'estrazione, ma soltanto prima degli organi di stampa, mentre il "preservativo" di Galliani, Meani, li conosceva prima del sorteggio; Moggi non controllava De Santis, né fece punire Paparesta; Meani, invece, aveva ben altri rapporti col mondo arbitrale, difatti, organizzava cene clandestine fra Galliani e Collina.
Ma questi argomenti per il farsopolaro doc sono troppo; lui il suo sforzo intellettuale lo ha già compiuto e bello grosso anche, perché ha dovuto ammettere che di "onesti che vincevano sensa rruvare" non ce ne erano mai stati se non nella mente semplice di un calciatore argentino con la faccia inespressiva.
Però qualcuno che il cervello ce l'ha, nonostante la conclamata fede interista, e che prova a farlo funzionare c'è: è Gi Fì Facchetti, che prima si scandalizza per il fatto che quel ladrone di Moggi abbia tirato in ballo il suo scomparso papà interista, poi rileggendosi le intercettazioni che riguardano l'onesto genitore ha fatto parzialmente marcia indietro; come? Maldestramente direi, riesumando la mitica "supercazzola" dell'indimenticabile Ugo Tognazzi - Conte Lello Mascetti.
In sostanza Gi Fì ha detto che si il babbo aveva avuto contatti telefonici con De Santis e Bergamo, ma che nella telefonata con quest'ultimo non fu Facchetti a fare il nome di Collina, bensì Begamo stesso! Antani! Avrebbe detto Tognazzi - Mascetti! Eh, si, cari lettori rancorosi e blasfemi che non riconoscete i santi subitanei: Antani, perché il problema non è chi nomina Collina, ma che in quel contesto vi sia un presidente di una squadra di calcio cerca di fare pressioni su un designatore (Mazzei) su una griglia e poi l’altro (Bergamo) ad inserire nella stessa gli arbitri a lui graditi! Il buon Gi Fì fa finta di non capire che è assolutamente irrilevante chi dei due faccia il nome dell'ospite fisso di Meani e Galliani, mettendo in atto una supercazzola che non fa ridere, ma che svela ancor di più la miseria di certi ambienti meneghini.
Ancor peggio la boutade sulla resa dello scudetto '06: fa finta di non sapere Gi Fì che il conteggio delle percentuali sui diritti televisivi collettivi avverrà in buona parte indicizzando i risultati sportivi degli ultimi cinque anni a partire dal '06, anno del primo dei quattro scudetti cartonati nerazzurri; ecco perché la sua è solo un'altra supercazzola: mai l'Inter volontariamente renderà indietro uno scudetto non suo, che però vuol dire quattrini; soprattutto perché vuol dire quattrini!
Ma la supercazzola non è prerogativa del solo junior: la Gazzetta dello Sport, dopo aver fatto un titolo a nove colonne tipico del rivale torinese Tuttosport (Benitez più 200 mln € per la Juve del futuro! Bang!) ci ricorda a noi pagani infedeli di serie C che Facchetti voleva Collina, il migliore al mondo, mica un De Santis qualsiasi! Altra supercazzola prematurata: essere il miglior arbitro del mondo non vuol mica dire essere il più onesto; difatti il glabro era solito intrattenersi a cena alla maniera dei carbonari con dirigenti di squadre che doveva arbitrare in match decisivi per il titolo; e a me già questo basta e avanza; e poi la scorrettezza sta nel chiedere un arbitro; il fatto di sapere chi esso sia è del tutto irrilevante!
E per finire, cari amici rancorosi di Serie C che avete avuto la pazienza di leggere tutta questa mia, sempre il giornale color dell'animale impuro per i musulmani, ci fa notare che il consulente di Moggi, Nicola Penta, è stato "manager" di Ramazzotti, indagato a Cesena per una storiaccia di risse da bar ed è pure sordo perché pare che il nome di Collina (e ridai... Il nome non conta! Tanto meno chi l'ha fatto!) l'abbia fatto Bergamo.
Qui siamo oltre la prematurazione di come se fosse Antani: siamo in piena sbiliguda: innanzi tutto mettere fra virgolette la parola "manager" dà al soggetto un senso dispregiativo, ovvero: maneggione, faccendiere, sedicente; poi la storia di Cesena è un po’ complessa, visto che c'è di mezzo anche un personaggio come Sebastiano Rossi e che Nicola Penta ha contro querelato l'altra persona coinvolta in quei fatti; infine, dire che pare non vuol dire che è, ovvero neppure il roseo giornalaio sa dire se quel nome l'abbia fatto Facchetti o Begamo; "pare" Bergamo; pare... Ovvero far "sembrare" al popolino gazzettaro, il che è ben diverso dall'essere, ovvero dalla verità.
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