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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Attualità di L. BASSO del 22/04/2010 14:12:47
Un'estate fa

 

“Un’estate fa – la storia di noi due – era un pò come una favola...”

La voce dell’americana Gi Kalweit, vocalist dei Delta V, ripropone alla radio il celebre successo di Mina... e proprio un’estate fa, sulla spiaggia di Lignano, i giornali sportivi ci tenevano compagnia sotto l’ombrellone con una favola, quella del “Ritorno del Re”; dopo l’incredibile incidente occorso al povero Felipe Massa, infatti, il grande campione Michael Schumacher sarebbe ritornato nell’abitacolo della “rossa” per sostituire lo sfortunato brasiliano.
Gli ingredienti ci sono tutti: l’eroe che ha deposto le armi ma che è pronto ad impugnare nuovamente la spada per difendere il vecchio amore, i vecchi amici. E, come copione vorrebbe, a trionfare nuovamente.

“...ma l’estate va – e porta via con sè – anche il meglio delle favole...”

E questa amara riflessione è quanto mai profetica: dopo alcuni allenamenti, il campione dice “no”.
Non tornerà a guidare la “rossa”, perché non è fisicamente pronto, perché i postumi di un incidente hanno lasciato il segno. Pazienza. Sarebbe stato bello.

“...ma l’estate somiglia a un gioco – è stupenda ma dura poco...”

Passa l’estate, torniamo al lavoro, e leggendo il giornale tra le brume mattutine della Torino invernale, ecco la notizia-choc: “Schumacher torna con la Mercedes!”
Ti immagini pagine e pagine sul Grande Condottiero, sull’Eroe incapace di resistere fuori dal campo di battaglia... macchè...
Schumacher viene prima insultato come “traditore”, poi svalutato come “pensionato”, indi sfottuto come “vecchio bidone” ed infine marchiato di antisportività ricuperando l’antica questione dell’incidente con Villeneuve a Jerez.

Già, perché, nel caso non ve ne foste accorti, questo è lo stile della stampa italiana.
Quella che osannava Pantani che si arrampicava sull’Alpe d’Huez ma che poi l’ha portato a morire come un cane in una stanza d’albergo.
Quella che pendeva dalle labbra di Bettino Craxi fino a qualche giorno prima di dipingerlo come l’artefice di tutti i mali dell’Italia al primo tintinnar di manette. Salvo poi, ora, ricordarlo come statista e padre della Patria. (splendido esempio di triplo salto mortale giornalistico, non c’è che dire...)
Quella che si è più volte lanciata in campagne tipo “nessuno tocchi Balotelli” quando gli arrivavano insulti dai tifosi avversari; ora che, invece, gli arrivano schiaffoni dai suoi compagni di squadra, allora il talentuoso ma ingestibile ragazzo viene dipinto come un presuntuoso, un disadattato, un poco di buono.

A nessuno sarà sfuggito, a questo proposito, il tam-tam avviato dai mezzi di informazione italici a seguito dell’eliminazione della Fiorentina dalla Champions’ League ad opera del Bayern; l’unico responsabile di cotanto scempio venne individuato nell’arbitro Ovrebo, colpevole di aver convalidato un goal irregolare dei tedeschi che, alla fine dei conti, avrebbe fatto pendere la bilancia verso i banchi dell’Oktoberfest anzichè verso Ponte Vecchio.
Per carità, tutto vero.
L’attaccante dei bavaresi segna in posizione irregolare, e l’arbitro norvegese, già protagonista di un diverbio con Drogba per erroracci nella scorsa edizione del torneo, convalida.
Si urla allo scandalo, si stracciano le vesti, si chiede la testa del povero arbitro scandinavo, che nella migliore delle ipotesi viene definito panzone e imbroglione.
Il goal di Klose, in buona sostanza, ruba per un buon mese le prime pagine alle velleità atomiche di Ahmadinejiad, alla cura per il cancro, e pure al Grande Fratello, che è tutto dire!
I mesi passano, ed arriviamo così all’altra sera.
Una buona Inter batte 3 a 1 un Barcellona obiettivamente spento e svogliato fino al 70’, ma sul risultato finale pesano indubbiamente alcune decisioni arbitrali, su tutte il goal in fuorigioco di Milito ed il mancato rigore su Dani Alves.
I giornali di mezza Europa gridano allo scandalo, al “Furto all’Italiana” (che bella pubblicità per il nostro paese...).
Visti i precedenti, ci si aspetta che i giornali “de noantri” inneggino alla giustizia sommaria, al linciaggio in piazza...
Al contrario, dal primo all’ultimo riportano solo peana in onore degli eroi di San Siro, e se davvero c’è stato qualche errore, è cosa veniale, che non può offuscare la fulgida luce di questo trionfo.

Più o meno come per tutte le tappe precedenti della cavalcata nerazzurra in Europa quest’anno: ripercorriamole un attimo, per i più distratti:

Vengono inseriti in un girone ridicolo, e già ai sorteggi qualcuno insinua dubbi: gli accoppiamenti “voluti dal destino” tra Kakà ed il suo Milan ed Ibra e l’Inter puzzano alquanto.
Nonostante questo, passano il turno solo grazie ad un goal in fuorigioco a Kiev, ma tutto tace.
Agli ottavi li aspetta il Chelsea, ma tra andata e ritorno gli arbitri sembrano dimenticare le regole su calci di rigore e cartellini rossi. L’Inter pertanto viene portata in carrozza ai quarti con due risultati più falsi di una banconota da sette Euro, ma sui giornali c’è spazio solo per “l’impresa di Stamford Bridge”.
Al sorteggio dei quarti tutti vorrebbero il CSKA. Inutile dire chi se lo becca. Ma non così inutile ricordare che è la terza squadra dell’orbita ex-sovietica in questa edizione (un record!) e che alcune indagini su una presunta abitudine alla compravendita di partite da parte di squadre est-europee sembrano improvvisamente sparite in quel gorgo che inghiottì a suo tempo “stampelle” e “cartoni”.
Il seguito è storia recente: Samuel entra col piede a “martello”, Milito e Snejider si scambiano la palla a mezzo metro dalla porta e lo stesso Snejider affossa Dani Alves tra le risate dei telecronisti RAI (ai quali mi vergogno di pagare lo stipendio con il mio canone...).

“Inter, così no!”, “Vergogna Inter!”, “L’arbitro spinge l’Inter verso la finale”... questi sono i titoli che chiunque fosse dotato di un minimo di onestà intellettuale si aspetterebbe di leggere.

E invece no.

Nulla di tutto questo.

E poi ci chiediamo come mai, all’estero, il nostro sistema mediatico è considerato meno attendibile di quello del Botswana.
Ma d’altronde siamo in un Paese dove si sostiene che il New York Times ed il Frankfurter attaccano e denigrano l’Italia ed i suoi governanti per invidia e per paura, per cui questo è ciò che meritiamo.

Un’ultima chicca per quanti si chiedessero le ragioni occulte dietro questi presunti trattamenti di favore all’Inter in Europa; da qualche tempo è entrato nello staff nerazzurro un certo Walter Gagg, di cui si parla anche nelle telefonate “dimenticate” di quel “Santo subito” di Facchetti ricuperate da quei “quattro barboni” del processo di Napoli (Facchetti jr. dixit).
Ricordate lo sciagurato Mondiale nippo-coreano e l’arbitro Moreno?
Trapattoni, sul più bello (per modo di dire) della partita con la Corea, si voltò e sferrò un calcio ad una bottiglia, poi tirò un pugno contro la parete di plexiglas che lo divideva dalle tribunette. Al di là, un uomo verso il quale il mitico “Gioppino” sfogava tutta la sua rabbia, come se in lui avesse identificato un responsabile dello scempio che stava avvenendo in campo.
L’uomo lo guardò sogghignando compiaciuto ed allargando le braccia, quasi a dire a Trapattoni, che lo aveva ben riconosciuto: “Che ci vuoi fare? E’ così che doveva andare...”

Quell’uomo era Walter Gagg.
 
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