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Il Fatto di F. ZAGARI del 28/04/2010 07:33:07
Un ragionevole calibrato sforzo interpretativo

 

Scrivere duecento e passa pagine di sentenza, nonostante mi sforzi ad essere ragionevole, calibrato ed interpretativo, mi fa venire in mente solo una cosa: distogliere l'attenzione dal nocciolo. Uno il passaggio fondamentale, a pagina 13 della sentenza. "Orbene - scrive De Gregorio -, a più riprese i difensori hanno ritenuto di evidenziare i limiti di tali indagini e dei loro risultati, incentrando le critiche di merito prima sull’uso preponderante delle intercettazioni telefoniche, mettendone poi in luce la parzialità e/o la dedotta equivocità dei contenuti informativi così ricavabili. Tali critiche, pertinenti e in astratto ragionevoli, eludono, tuttavia, il problema principale di questo e di molti processi di caratteristiche analoghe, costituito dalla notevole difficoltà dell’accertamento di fatti..." , fermiamoci qui.
Se una critica è pertinente, perché basata su un fatto o su un dato, il sublime De Gregorio scrive che allo stesso tempo, ma in astratto badate bene, è ragionevole, anche se, tuttavia, elude il problema principale: la difficoltà nell'accertamento dei fatti. In soldoni: la difesa fa presente che l'inchiesta fa acqua da tutte le parti, e il giudice conferma: "dalla notevole difficoltà dell’accertamento di fatti..." .
La nota prosegue: "...che presentano peculiarità ostiche al lavoro di chi vuole comprenderli prima di giudicarli. Ci si vuole riferire alla natura dei fatti stessi, di grandissima complessità solo a voler considerare il numero di soggetti coinvolti, la struttura dei plurimi rapporti intersoggettivi e delle situazioni analizzate ed il loro sviluppo in un lungo periodo, nonché al verificarsi delle vicende in un ambiente che – per come è emerso dal complesso delle investigazioni – ha contribuito al chiarimento degli accadimenti solo in misura molto limitata” . Che identificare dei fatti supposti potesse portare ad un lavoro ostico ce ne siamo accorti, peccato, però, che qualcuno abbia scelto di giustiziare, nonostante l'aver non compreso, invece di giudicare.
Ambientale (riescono sempre a mettercelo) la chiusura: "Ci si vuole riferire alla natura dei fatti stessi... nonché al verificarsi delle vicende in un ambiente che – per come è emerso dal complesso delle investigazioni – ha contribuito al chiarimento degli accadimenti solo in misura molto limitata".
Un amico, di cui presto leggerete il resoconto globale della sentenza, ha scritto: "Tante parole attorno ad un concetto di base: visto che di prove non ce n’era l’ombra, qui si è lavorato molto per supposizioni. Alla faccia della presunzione di innocenza!"
A pagina 15 l'apoteosi a tutto questo: "D'altra parte occorre segnalare come questo processo... si caratterizza largamente per essere un processo indiziario".
Io lo faccio questo ragionevole e calibrato sforzo interpretativo, ma continua a non tornarmi una cosa: Giraudo è stato condannato, in base a delle supposizioni all'interno di un processo indiziario, per frode sportiva, e allora chiedo: dov'é la frode?

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