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Attualità di F. DEL RE del 29/05/2010 13:01:43
A Renzo

 

In questi giorni ricchi di gustose novità sulla vicenda Farsopoli ho viaggiato sulle montagne russe dell’umore, come e più che negli ultimi tre anni e mezzo. Già: un sinusoide emozionale impazzito che toccava le vette più alte della fiducia nella (ri)scoperta della verità accompagnata alla rabbia più genuina per poi cadere nella depressione e nell’inedia del tipo: “.. ma in fondo, chi se ne frega del calcio e della Juve!”

Ho cercato di mantenere la mente fredda, perché ragionare con la pancia mi avrebbe portato direttamente nelle patrie galere: troppa la voglia di usar le mani più che la penna nei confronti dei vari Elkann, Blanc, Cobolli, Gigli, Moratti; oppure di andare a pisciare su qualche tomba di onestissimi dirigenti e giornalisti, così per ricordargli chi fossero stati e cosa avessero fatto da vivi.

Poi il sinusoide torna inevitabilmente in fase depressiva e allora ragiono, uso la testa e non la pancia, riscopro l’umana “pietas” che si deve anche ad un Cannavò o ad un Facchetti e rinuncio ai mie propositi.

Però il ragionamento mi porta a fare una considerazione: tutto questo valzer di intercettazioni, fatte, tagliate, rimontate, eluse, riapparse, giudicate, non giudicate, a chi hanno tolto veramente tutto?

Alla Juventus? No di certo: i suoi proprietari ed i suoi dirigenti hanno ritenuto la pena congrua; a Moggi? Neppure, non foss’altro perché adesso si sta prendendo le giuste rivincite; a noi tifosi di serie C e rancorosi? Direi di no, perché se la mia vita ruotasse intorno ai destini di una squadra di calcio sarei uno sciagurato, tanto più visto come è stata gestita da quattro anni a questa parte.

Ma a qualcuno la vicenda Farsopoli ha tolto tutto: la vita.

Questo qualcuno si chiamava semplicemente Renzo Trabuio; aveva quarantasei anni, faceva l’idraulico a Sant’Angelo di Piove, un paesino qualsiasi della nostra Italia di provincia ed il sei Giugno del 2006, un sei sei sei, numero apocalittico per eccellenza, ha trovato la morte per mano, anzi: per pugni e calci di un interista con cui aveva avuto un pesante alterco, lui juventino sfegatato, dovuto alle vicende farsopolare riportate dai giornali in quei giorni.

Renzo è morto così, a causa di una griglia arbitrale, di una combriccola romana e dei colpi di tosse di Bergamo.

Renzo è morto perché il popolino si può rigirare su tre dita grazie ai media conniventi che non raccontano chi e come veramente alterasse le griglie o telefonasse ai designatori ed agli arbitri.

Renzo è morto per mano di un interista a cui avevano raccontato in tutte le salse, fin dal fallo di sfondamento di Ronaldo su Iuliano, che “la Giuve rruvava”, che gli scudetti non li aveva persi perché la sua squadra affrontava Zidane, Del Piero, Davids e poi Emerson, Nedved e Ibrahimovic con Sorondo, Gresko, Vampeta o Centofanti, Gilberto e Caio; Renzo è morto perché la mano di Manolo Diana, è stata armata dalle gazzette, dai corrieri, dalle repubbliche, dalle stampe, dai Marchi, Mensurati o Travagliati che siano, dai Verdelli, dai Vocalelli, dagli Sconcertanti giornalisti, pardon: giornalai italioti.

E dico questo perché ora i tali e tanti di cui sopra corrono a cambiare le versioni di quattro anni fa, quando imputata era la Juve di Moggi, Giraudo e Bettega; adesso si affannano a fare i distinguo fra chi delinqueva per “offendere” e chi per “difendere”; peccato che la legge italiana punisca con aggravante, quindi ancor di più, se uno stesso reato commesso per vendetta o per pareggiarne uno simile in guisa di difesa differita; ma vallo a spiegare a Renzo che è morto per nulla; che è morto perché Moratti poteva e Moggi non poteva, come dice la stampa di regime usando vergognosamente due pesi e due misure: forcaiola e colpevolista quattro anni fa, garantista e innocentista oggi sulle stesse identiche situazioni.

Manolo Diana ha ucciso Renzo, ma i mandanti morali di quell’omicidio hanno le facce di tolla dei giornalisti che hanno alimentato e diffuso le falsità e le mezze verità che hanno nutrito per quattro anni la farsa, hanno la faccia di tolla anche dei dirigenti del calcio e dei proprietari delle squadre che a vario titolo hanno pensato e sviluppato Farsopoli.

E se pensate che la tolla è solo un modo gentile di chiamare chi meriterebbe ben altro nome.
 
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Dopo la Cassazione su Moggi, cosa dovrebbe fare ora la Juve?
 
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