Con questo articoletto ho la presunzione di rendermi interprete del pensiero della maggioranza del tifo bianconero e per questo ritengo che essendo stati umiliati da usurpatori vari, di titoli sportivi come di poltrone societarie, "uccisi nell'anima" dal vedere una squadra leggendaria ridotta alla controfigura della Longobarda di mister Canà, il tifoso rancoroso di Lega Pro ne abbia le palle piene di esternazioni che nulla hanno a che vedere con il vecchio stile sobrio del club, quello per cui alla Juve si stava tutti allineati e coperti obbedendo agli ordini di dirigenti e allenatore.
Parafrasando la canzoncina estiva della meteora Valeria Rossi, credo che i tifosi della Juve oggi pretendano dai loro beniamini solo tre parole: SUDORE, CUORE, AMORE; sudore negli allenamenti e in campo la Domenica; cuore idem; amore per la maglia, che vuol dire rispetto per la società che ti paga lo stipendio e per i suoi tifosi, il cui amore genera gli introiti che portano allo stipendio di cui sopra.
Pretende queste semplici tre parole soprattutto da quattro anni a questa parte, ovvero da quando in Corso Galfer si è abusivamente insediata una dirigenza concentrato di incompetenza pura che non riesce nemmeno a mettere il bavaglio agli spifferi di spogliatoio, né tanto meno ad esternazioni dei propri dipendenti quanto meno inopportune.
Mi riferisco in particolare a Claudio Marchisio, che "ringrazia calciopoli" poichè l'esplosione dello scandalo ha costretto la Juve, retrocessa per questo, a vendere fior di campioni per puntare su giovani come lui, che altrimenti avrebbero fatto molta più fatica ad emergere; ma anche i suoi più esperti compagni non sono stati da meno: chi disconosce gli scudi scippati; chi non li disconosce, ma, manco fossero dei figli bastardi, se non glieli rendono fa lo stesso; chi si vuole ispirare all'Inter (e non parlo di Cobolli o di Gigli...).
Marchisio, però, è il più giovane; è nato nella Juve ed ha l'amore ed il rispetto della tifoseria dalla sua parte, così come un talento che lo può portare di diritto nel gotha dello juventinismo.
Ma essere campioni e juventini vuol dire essere un tutt'uno con questa maglia; vuol dire che la squadra viene prima di qualsiasi interesse personale, fosse anch'esso giustificabile; vuol dire essere campioni di uomini e non campioni solo sul campo, perché qui si diventa degli Scirea, non dei Totti; vuol dire che se hai talento e serietà in prima squadra ci arrivi a vent'anni perché sei un fenomeno e perché te lo meriti, non grazie alla scorciatoia del mediocre, ovvero perché un manipolo di guitti ha distrutto la tua società.
Già, perché Farsopoli, per tutti quelli che non se ne fossero ancora accorti, ha distrutto l'onore ultracentenario del più grande club italiano ed ha rovinato (o peggiorato, al più...) la vita di 14 milioni di persone; francamente mi sembra un po’ troppo per la carriera di un ragazzino...
Ma si sa: i ragazzi hanno l'ardore della gioventù nelle vene; ed allora se proprio voleva esternare avrebbe potuto farlo con altre parole; che sò tipo queste:
"Calciopoli è stata una farsa dolorosissima che mai avrei voluto vedere, ma se un qualcosa di minimamente positivo ha prodotto è il fatto che tanti giovani come me hanno avuto un po’ prima la possibilità di esibirsi in una grande ribalta; ma questo non cava in me neppure un piccolo sorriso".
E' lo stesso concetto, ma ha tutto un altro valore rispetto all'incipit: "Ringrazio Calciopoli..."
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