SPAGNA – CILE 2-1 Vittoria iberica ma si qualificano entrambe meritatamente
Spagna e Cile danno vita ad una di quelle partite che danno lustro e ragione a chi è innamorato del gioco del pallone. Al Cile basterebbe un pareggio per assicurarsi il primo posto del girone, ma il suo avversario è tra i favoriti del mondiale. D’altro canto in caso sconfitta sa di poter essere raggiunto dalla Svizzera, alla quale basterebbe vincere con più di un goal di scarto con il fanalino di coda Honduras per scavalcarla al secondo posto. Spagna invece sicuramente prima, cosa che significherebbe evitare il Brasile agli ottavi di finale, solo in caso di vittoria. Partita bella e vibrante, che non tradisce le attese. Né da parte delle furie rosse, né tantomeno da parte della roja, che inizia aggressiva e crea alcune buone occasioni da goal, pur non riuscendo a finalizzare. Una costante questa della squadra di Bielsa, e che costa cara alla mezzora quando la Spagna ruba palla nella propria trequarti campo, e Xabi Alonso, che non sarà Poulsen ma non è propriamente malaccio come centrocampista, lancia per 40 metri in contropiede Torres, il portiere cileno Bravo riesce in uscita ad anticiparlo di piede, ma il pallone finisce verso David Villa, che dalla trequarti campo di prima inquadra lo specchio della porta sguarnita ed insacca la rete del 1-0, la sua terza in questo mondiale e che gli consente di raggiungere Vittek ed Higuain in testa alla classifica capocannonieri. C’è tempo per il raddoppio prima del riposo, con una azione da manuale conclusa con un assist dello stesso Villa per Iniesta, la cui conclusione in rete è semplicemente perfetta. Nel frattempo il Cile è rimasto in dieci uomini per l’espulsione di Estrada per doppio cartellino giallo (fallo su Torres), e la partita sembrerebbe indirizzata verso il facile successo spagnolo. Ma all’ingresso dagli spogliatoi un Cile fantastico e coraggiosissimo costringe per un quarto d’ora la Spagna alle corde. Pur con l’uomo in meno, grazie ad un asfissiante pressing offensivo, i sudamericani comandano il gioco e complice una deviazione fortunata accorciano le distanze con un tiro dalla distanza di Millar. Del Bosque corre ai ripari ed inserisce Fabregas per Torres, ancora impegnato a sbloccarsi in fase realizzativa in questa competizione. Inizia così una vera e propria lezione di calcio spagnola. Da sempre maestri nel palleggio, gli iberici tengono costantemente la sfera in proprio possesso, spengono così ogni velleità di recupero cilena, e grazie al continuo movimento senza palla dei propri centrocampisti e agli inserimenti degli esterni difensivi Ramos e Capdevilla nascondono il pallone ai cileni costruendo più occasioni per chiudere l’incontro. Quando a un quarto d’ora dal termine non giungono ancora notizie dall’incontro tra Svizzera-Honduras, ancora bloccato sullo 0-0, e che gli elvetici dovrebbero vincere con due goal di scarto per potersi qualificare, le due squadre tirano i remi in barca. Agli spagnoli il primo posto, ai cileni il secondo. Due qualificazioni strameritate: nessuna squadra ha ancora mostrato una circolazione di palla della qualità della nazionale di Del Bosque, mentre un Cile coraggioso, offensivo ed a tratti spettacolare non conclude in testa il girone solo causa differenza reti, per la quale può solo fare autocritica per le tante occasioni sciupate in queste 3 partite del girone di qualificazione. Per ironia del destino ora gli scontri agli ottavi sono praticamente dei derby: quello iberico tra Spagna e Portogallo, e quello sudamericano tra Cile e Brasile
SVIZZERA – HONDURAS 0-0 Gli elvetici non sfondano e sprecano la grande occasione
In caso di vittoria della Spagna sul Cile, probabile pur se non certa alla vigilia del match, alla Svizzera bastava vincere con più di un goal di scarto nei confronti del fanalino di coda Honduras per passare il turno. Gli elvetici sprecano però la grande occasione, senza mai riuscire nell’arco dei 90 minuti più recuperi a sbloccare il risultato che termina così a reti inviolate, nonostante un ultimo quarto d’ora generosissimo degli svizzeri, con peraltro grandi occasioni in contropiede per gli honduregni. Troppo facile esprimere giudizi con il senno di poi, tuttavia non mi sento di condividere chi acclama alla “sorpresa” per l’eliminazione della squadra di Hitzfeld dal mondiale, dopo aver iniziato con il successo ai danni della Spagna, tra le favorite del torneo. In realtà la formazione rossocrociata, per caratteristiche tecniche dei giocatori e per chiara disposizione tattica del suo commissario tecnico, è compagine molto più adatta a compattarsi in difesa contro un avversario di caratura superiore e privilegiare così il gioco di rimessa, rispetto all’imporre un calcio offensivo, per il quale manca di qualità nel centrocampo, se si eccettua il discontinuo Barnetta, ed anche in fase conclusiva, stante ormai la fase calante della punta un tempo altamente più prolifica Frei, anche oggi peraltro relegato inizialmente in panchina dal suo tecnico. Non è quindi un caso se nell'unica partita in cui la Svizzera si è trovata a dover vincere ed imporre il gioco sono emersi tutti i suoi limiti. Se probabilmente la palma di migliore in campo spetta al portiere dell’Honduras Valladares, non di meno la parata più difficile a metà ripresa tocca a Benaglio, un vero e proprio miracolo su conclusione ravvicinata e che non rappresenta certo il primo intervento di prestigio dell’estremo difensore svizzero, che può tornare a casa davvero fiero delle sue prestazioni nella kermesse mondiale, tra le migliori se non la migliore in assoluto tra i suoi colleghi di reparto nella altre formazioni in lizza per la competizione. La squadra di Hitzfeld torna a casa a testa alta, con la consapevolezza di aver dimostrato carattere ed averci provato, ma con il grande rammarico di chi ha avuto la grande chance senza riuscire ad approfittarne. Per l’Honduras un punto meritato che rende onorevole e meno amara la conclusione del proprio cammino.
GIAPPONE – DANIMARCA 3-1 Decisivi due calci piazzati nel primo tempo
Giunti alla giornata conclusiva di ogni girone di qualificazione, la vittoria del Giappone sulla Danimarca non sorprende ormai più di tanto. Sembra infatti assodato che le formazioni europee siano tutte giunte alla competizione mondiale logorate dalla stagione appena conclusa nei rispettivi campionati nazionali e coppe europee, e mettere a confronto la condizione fisica delle squadre asiatiche e soprattutto sudamericane rispetto a quelle del vecchio continente appare sempre più come paragonare la velocità di un giaguaro a quella di un bradipo. E del resto tutto ciò non è che la conferma di una tradizione sempre confermata ai Mondiali: ogni volta che si disputano lontano dal loro continente, le squadre europee rimediano quasi sempre magre figure. Già in partenza, pertanto, il pronostico sembrava già pendere verso il Giappone, forte di una differenza reti migliore nei confronti della Danimarca, e quindi confortati dall’avere due risultati a disposizione su tre per accedere al turno successivo. Velocità e organizzazione di gioco, già dimostrate nei precedenti match con Olanda e Camerun, dovrebbero bastare a fare il resto. In realtà la Danimarca ci ha provato con cuore e generosità, ed alla fine dell’incontro non si può sostenere che non abbia recitato a dovere la propria parte. Ma i nipponici sono stati spietati, soprattutto sui calci da fermo. Il primo tempo infatti, sostanzialmente equilibrato sotto il punto di vista del gioco, si chiude con il rotondo risultato di 2-0 per il Giappone, ed entrambe le reti vengono realizzate direttamente dalla battuta di un calcio di punizione. Al 17’ è Honda a infilare il portiere danese Sorensen, mentre alla mezzora è Endo, autore peraltro di una splendida partita, a scavalcare la barriera e siglare il raddoppio prima del riposo. Nella ripresa la Danimarca ci prova ma servirebbe un miracolo, poiché per vincere le servirebbero almeno tre goal. Gli uomini di Morten Olsen creano e sciupano diverse occasioni, e vanno in goal solo a pochi minuti dal termine, grazie a Tomasson, che prima si fa respingere un rigore dall’estremo difensore giapponese Kawashima, ma nella ribattuta è pronto ad insaccare la rete della bandiera. C’è ancora tempo per l’ennesimo numero di Honda, che si beve la difesa danese a 3 minuti dal termine e serve altruisticamente a Okazaki che deve solo spingere in rete il definitivo 3-1. Giappone qualificato per la seconda fase, dove incontrerà il Paraguay in un ottavo di finale inedito quanto impensabile alla vigilia della kermesse mondiale.
OLANDA – CAMERUN 2-1 Gli Orange vincono il girone a punteggio pieno
Una Olanda già qualificata agli ottavi ed un Camerun già eliminato si incontrano senza stimoli di classifica, a parte per gli olandesi cui basterebbe un pareggio per essere sicuri non solo della qualificazione già intascata ma anche del primo posto nel girone. Olanda e Camerun danno vita ad una partita vera, schierando peraltro entrambe la formazione tipo con pochissime eccezioni, e soprattutto gli africani allenati da Le Guen mostrano grande dignità e voglia di onorare la presenza fino all’ultimo. Partono forti infatti gli africani, ma non creano vere occasioni. Di contro l’Olanda conferma quanto fatto vedere nei primi due incontri: poco spettacolare, forse, ma estremamente cinica e concreta. E così al 20’ Van Persie a tu per tu con il portiere avversario potrebbe già sbloccare il risultato ma fallisce clamorosamente l’occasione del vantaggio. Appuntamento rimandato solo di un quarto d’ora: al 36’ è infatti lo stesso Van Persie a finalizzare in rete una splendida azione, da manuale del calcio, condotta sull’asse Kuyt-Van der Vaart. Il secondo tempo si apre fotocopia della prima frazione, ma questa volta il Camerun riesce a finalizzare, grazie anche ad un penalty realizzato da Eto’o, alla sua seconda rete nel mondiale. Ma l’Olanda non resta a guardare, e pur consapevole di non dover chiedere nulla più alla sua classifica, cerca ed ottiene la vittoria, che giunge negli ultimi minuti grazie ad un tap-in vincente di Huntelaar, subentrato a Van Persie nella ripresa, che ribadisce in goal un palo clamoroso colpito da una superba conclusione di Robben. Agli ottavi di finale l’Olanda se la dovrà vedere con la Slovacchia. Per gli amanti delle statistiche va annotato che si chiude il mondiale per il camerunese Song, che con questa partecipazione, essendo la sua prima risalente ad USA ’94, va a far compagnia al clan dei giocatori capaci di disputare mondiali nell’arco di 16 anni. Prima di lui, in epoche diverse, i messicani Carbajal e Hugo Sanchez, ed il tedesco Lothar Matthaus. L'Olanda intanto va a far compagnia all'Argentina tra le compagini capaci di superare il primo turno a punteggio piano. Nel 2006 ci riuscirono Brasile, Portogallo, Spagna e Germania, ma nessuno di loro riuscì poi ad arrivare in finale. Ma naturalmente quello era un altro mondiale...
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