Brasile – Portogallo Tanto tuonò che non piovve. La partita più attesa di questo girone si chiude con uno scipito 0-0 e pochi batticuori. Le avvisaglie c'erano tutte fin dall'ingresso in campo: il Portogallo si presenta con il solo Cristiano Ronaldo davanti ad una Linea Maginot con addirittura sei difensori. Dunga, invece, sostituisce Kakà e Robinho con Julio Baptista e Nilmar. Incredibile ma vero, è Sacha Baron Cohen (Tiago) a creare una delle prime occasioni da rete. Cose mai viste. Ma quando alla mezz'ora Felipe Melo apre da regista consumato per Nilmar (che centra la traversa), qualcuno comincia a credere (anche chi scrive) di vivere un'allucinazione sotto effetto di psicofarmaci. Lucy in the Sky with Diamonds, insomma. Nel secondo tempo il Portogallo spinge qualcosina di più sull'acceleratore, ma giusto qualcosina; in fondo con le notizie che arrivano dall'altro campo il pareggio basta e avanza a tutte e due le squadre. Raul Meireles piazza una vuvuzela di destro che richiama Julio Cesar a salvare il risultato. L'effetto di quello che avevo -forse- assunto va scemando. Infatti Felipe Melo riprende i panni di Peppino 'o Mazzulatore e obbliga Dunga a sostituirlo per evitargli un secondo giallo, e Tiago riprende la sua passeggiata lemme lemme in mezzo al campo ben nota ai tifosi Juventini. Cristiano Ronaldo, sempre più unico lusitano nella metà campo avversaria, manda segni di vita grazie ad alcune cavalcate sulla sua fascia, ma la partita va spegnendosi pian piano, anche perchè la Costa d'Avorio, sull'altro campo, sta battendo la Corea del Nord, ma non con il punteggio stratosferico che sarebbe servito per capovolgere a proprio favore la differenza reti. Finisce così a reti inviolate quella che era probabilmente la partita più attesa di questa fase a gironi. Entrambe le squadre passano il turno dando appuntamento a Cile e Spagna per gli ottavi di finale...
Corea del Nord – Costa D’Avorio Missione (quasi) impossibile quella per Drogba e compagni: sotterrare i nipotini del dentista Pak Doo Ik sotto una valanga di goal per ribaltare la differenza reti con il Portogallo ed incrociare le dita... La Costa d'Avorio comincia subito la partita con un assalto all’arma bianca: gli Ivoriani danno l'assalto al fortino con Ebouè e Boka sulle fasce e Keita e Drogba là davanti. Al primo minuto è subito Keita, che sbaglia una buona occasione davanti alla porta; dopo dieci minuti Drogba si vede annullare un goal per fuorigioco, ma dopo pochi giri della lancetta dei secondi è Yaya Touré a portare in vantaggio gli Elefanti con un gran piattone di destro nell’angolino basso. Mancano solo (si fa per dire) otto reti: Romaric incrina il palo con una vuvuzela a reeazione, poi dopo tre minuti ribadisce in rete una conclusione di Drogba finita sulla traversa. Meno sette, e sono passati venti minuti. Hai visto mai... E invece, quando meno te l'aspetti, la Corea inizia a riprendere vita: due calci di punizione di Yong Jo fanno venire i “brividabadibidi” al portiere africano, anche se quando la faccenda si mette sul terreno della supremazia fisica, gli ivoriani continuano a tenere in mano il boccino. Keita e Gervinho mancano il bersaglio di poco, e così all'intervallo il bilancio è ancora di 2 a 0. Troppo poco per sperare ancora. Appena rientrati in campo, Ebouè sfiora il terzo goal, ma l'atteggiamento offensivo della Costa d'Avorio la espone inevitabilmente al pericolo del contropiede coreano, armato dalla velocità di Tae Se. Per fortuna di Drogba e compagni, le vespe coreane non riescono a pungere la porta degli Elefanti; per loro sfortuna, quando Kalou segna il terzo goal, è già l'ottantaduesimo. Troppo tardi per accarezzare anche l'illusione di segnare altre sei reti, mentre sull'altro campo, ormai, il ritmo tra Brasile e Portogallo è quello della passeggiata sul lungomare. Costa D’Avorio e Corea del Nord così salutano la brigata con qualche rimpianto per gli africani che forse, prima dell'inizio del Mondiale, qualche speranza l'avevano cullata nonostante l'oggettiva difficoltà del girone capitato loro.
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