L’OLANDA FA FUORI IL BRASILE
Per chi ha seguito l’andamento delle nazionali brasiliana e olandese nei turni precedenti, il quarto di finale che le vede affrontarsi si annuncia interessante. I favori del pronostico vanno ovviamente al Brasile più blasonato ed a tratti impressionante contro il Cile, ma l’Olanda si presenta alla sfida con l’en plein di vittorie e senza avere subito neanche un gol su azione. Le prime fasi dell’incontro sono di studio: è l’Olanda a cercare di impostare, ma il centrocampo brasiliano è ottimo in fase di chiusura. Felipe Melo, rientrato dall’infortunio che gli aveva impedito di prendere parte agli ottavi, compone con Gilberto Silva un autentico muro, che gli arancioni non riescono mai a scavalcare e nelle ripartenze Luis Fabiano e Robinho vengono bene innescati da un ritrovato Kakà. E proprio in un’azione in velocità il Brasile insacca la prima rete: a metterla dentro è Robinho, ma l’illusione del gol è presto interrotta: l’arbitro aveva precedentemente fermato l’azione per un fuorigioco correttamente segnalato dal proprio assistente. Passano un paio di minuti e i verdeoro segnano davvero: l’azione parte dai piedi di Melo, che vede un taglio di Robinho tra i centrali olandesi, incredibilmente distanti tra loro, e gli offre una palla coi giri contati. L’attaccante brasiliano non fallisce, infilando al 10’ il gol del vantaggio. L’Olanda tenta immediatamente di rimettersi in carreggiata, ma non trova sbocchi nella propria azione offensiva. Il più attivo è Robben, ma trova in Bastos un avversario che, con le buone o le cattive, riesce sempre ad arginarlo. Dalla parte opposta, il Brasile continua a trovare la via della porta, sfiorando ripetutamente la rete del raddoppio. L’azione più bella vede per protagonista Robinho, che sulla linea laterale salta due avversari, per poi servire Luis Fabiano, che combina con Kaka. Il 10 brasiliano si accentra e calcia dal limite dell’area d’interno a giro sul secondo palo, ma Stekelenburg devia ottimamente in angolo. Ma le occasioni capitano a tanti altri brasiliani: Luis Fabiano da buona posizione non inquadra la porta di testa, Daniel Alves si fa parare una bella conclusione e, nelle battute finali, Maicon calcia un bel diagonale, che finisce sul fondo leggermente deviato dall’estremo difensore avversario. Si va negli spogliatoi con la chiara impressione che in campo ci sia una sola squadra e che per l’Olanda sarà molto difficile raddrizzare la partita. Alla ripresa dell’incontro, il copione non sembra cambiare. L’Olanda tenta di imbastire qualche azione efficace, ma non impensierisce mai gli avversari. Le occasioni continuano ad essere per i sudamericani, che si avvicinano alla porta olandese con Dani Alves e Luis Fabiano, senza però impegnare particolarmente l’estremo difensore avversario. Poi, al 53’ accade l’inaspettato. Robben conquista l’ennesima punizione per l’opposizione di un Bastos sempre più in difficoltà. Sugli sviluppi del calcio piazzato, Sneijder crossa verso l’area in direzione di Melo, che al momento di colpire di testa viene spostato dai pugni di Julio Cesar, uscito clamorosamente fuori tempo, e devia il pallone nella propria porta. Il pareggio inatteso dà una spinta all’Olanda e demoralizza il Brasile, che sembra spegnersi. Gli Orange, nei minuti successivi, cominciano a credere nell’impresa e spingono sull’acceleratore, collezionando occasioni e calci piazzati. Dopo un quarto d’ora, il ribaltamento del risultato è completo. Un lancio olandese viene raccolto da Juan, che, spaventato dalla pressione di Robben, appoggia il pallone in corner. Il calcio d’angolo viene battuto sul primo palo e spizzicato di testa da Kuyt, che anticipa tutti. La palla arriva sulla testa di Sneijder, che non deve fare altro che insaccare. Al 68’ il risultato è quindi 2-1 per l’Olanda. Il Brasile perde definitivamente la testa: non c’è più l’ombra dell’organizzazione di gioco di cui tanto si era parlato, non c’è tranquillità neanche negli elementi che almeno teoricamente dovrebbero essere maggiormente affidabili. E ad andare sopra le righe è, come spesso accade, Melo, che riesce nell’impresa di trasformare l’ottima prestazione del primo tempo in una vergognosa uscita di scena al 73’, quando pesta volontariamente Robben, precedentemente atterrato fallosamente, e viene giustamente espulso. Il Brasile, sotto di una rete ed in inferiorità numerica, perde le residue speranze di riacciuffare il pareggio e, riversandosi nella metà campo avversaria, offre il fianco agli olandesi per pericolosi contropiedi. Sneijder sciupa un’occasione d’oro, servito in area da Van Persie, calciando debolmente fra le braccia di Julio Cesar. Poi è il turno dello stesso Van Persie sparare alto. La difesa brasiliana è allo sbando: nelle scorribande olandesi, Lucio si fa saltare come un birillo, apparendo frastornato, ma gli Oranje non riescono a mettere il risultato al sicuro neanche quando si ritrovano, a tempo ormai scaduto, in tre contro uno. Il Brasile non ha comunque più energie fisiche e mentali per rimettere a posto la partita e così si chiude 2-1. I Pentacampeones tornano a casa tra mille rimpianti, nonostante un tabellone che almeno sulla carta avrebbe dovuto rendere il loro cammino agevole fino alla finale. Gli “italiani” Julio Cesar, Lucio e Melo sono stati disastrosi. Kakà-Godot non è riuscito a mettere mai la propria firma su questo mondiale, lasciando tutti in eterna attesa delle sue giocate. La coppia Robinho-Luis Fabiano, dopo un primo tempo positivo, si è sciolta come neve al sole alla prima vera prova difficile. Dall’altra parte, dimentichiamoci l’Olanda spettacolare a cui tutti eravamo abituati. Gli Oranje si appoggiano su un centrocampo ruvido, in cui Van Bommell e De Jong non vanno mai per il sottile, e su una difesa che concede qualche disattenzione, come nel caso del gol del Brasile, ma quando si chiude è difficile da scavalcare. Davanti, Robben fa il bello e il cattivo tempo: gran parte del gioco olandese dipende da lui. Nel primo tempo, quando tutto lasciava pensare che a passare sarebbe stato il Brasile, è stato proprio l’esterno destro l’unico a tenere alta la tensione dei sudamericani. Dal canto suo, Sneijder continua a rivelarsi un infallibile cecchino. Se durante il girone di qualificazione si era detto che questa squadra avrebbe potuto creare problemi a qualsiasi avversaria, ora diventa obbligatorio prenderla in considerazione anche per la vittoria finale.
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