Giulemanidallajuve
 
 
 
 
 
 
 
  Spot TV
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Attualità di M. VIGHI del 08/07/2010 00:23:35
La finale della prima volta

 

Olanda o Spagna sul tetto del mondo

Sudafrica 2010 sarà la Coppa del Mondo della prima volta.
La prima volta per Spagna oppure Olanda, che mai nella loro storia sono divenute le nazionali di calcio campioni del mondo. E la prima volta che una squadra europea trionferà nelle kermesse mondiale quando questa si è disputata lontano dall’Europa.
Per giungere all’evento, nelle semifinali, hanno piegato Uruguay e Germania al termine di due partite spettacolari, sebbene in maniera diametralmente opposta.

L’Olanda, trascinata dai suoi fuoriclasse, ha avuto la meglio dell’Uruguay per 3-2 dopo un finale al cardiopalma. Avanti subito nel primo tempo, ma raggiunta già prima della conclusione della prima frazione di gioco, la squadra di Van Marwijk, cinica e concreta come da inizio mondiale, grazie ad una rete fortunosa di Snejider viziata da fuorigioco, e ad una straordinaria combinazione Kuyt – Robben conclusa da quest’ultimo con colpo di testa nell’angolino come da manuale del calcio, si era ritrovata ad un quarto d’ora dalla fine con la finale già in tasca, sopra per 3-1. Ma la Celeste, rivelazione del mondiale, non si è mai persa d’animo, e dopo aver accorciato le distanze ha stretto d’assedio gli orange negli ultimi 10 minuti, sfiorando più volte il pareggio. Acclamati al rientro in patria, giocatori ed allenatore sono stati unanimi nell’affermare che se la partita fosse durata ancora qualche minuto avrebbero senz’altro impattato e poi vinto la gara. Sulla vittoria finale è lecito nutrire dubbi, ma sulle possibilità di pareggiare, o almeno su quanto lo avrebbero meritato, non ci sono dubbi.
L’Olanda arriva in finale forte di tre fattori altamente significativi. Il primo è senz’altro il filotto straordinario di partite senza sconfitte, prossimo alle 30 unità, e forte delle 14 vittorie consecutive tra qualificazioni alla fase finale e il mondiale vero e proprio in Sudafrica. Il secondo è lo stato di forma dei suoi più grandi talenti, Robben e Snejider, nonché di Kuyt. Appena dietro la condizione di Van der Vaart e Van Persie, comunque non certo in ombra. Il terzo è un fattore “c” che ha ampiamente dimostrato fino a questo momento di volerle un gran bene. Impressionante infatti il numero delle autoreti delle quali ha beneficiato fin d’ora: in apertura contro la Danimarca, goal che ha sbloccato il risultato, il decisivo pareggio contro il Brasile, con cross di Sneijder a seguito del quale Felipe Melo e Julio Cesar hanno combinato un autentico disastro (anche se poi la rete è stata attribuita al centrocampista olandese) ed infine il vantaggio ottenuto ai danni dell’Uruguay in occasione del 2-1, con tiro sempre di Snejider indirizzato alla destra del portiere, e terminato nell’angolino alla sinistra dello stesso dopo deviazione del difensore e velo decisivo di Van Persie in fuorigioco.

Al contrario dei tulipani, la Spagna giunge in finale confermando pienamente i pronostici della vigilia, che la vedevano come favorita, al punto da essere stata fin da prima del primo calcio d’inizio del mondiale la formazione meno quotata in caso di vittoria finale dalle agenzie delle scommesse.
La semifinale vittoriosa ai danni della Germania è stata una vera delizia per il palato degli appassionati di calcio. La partita è stata giocata dalle due formazioni come diversamente non poteva essere: possesso palla dalla qualità indiscutibile da parte degli spagnoli, ordine e compattezza dalla compagine teutonica pronta a ripartire in contropiede. Non c’è dubbio che l’assenza per squalifica di Mueller abbia pesato nelle file dei tedeschi, certo gli iberici hanno giocato una partita perfetta. Nonostante questo, l’ottima prestazione dei centrali difensivi tedeschi e la generosità dei suoi uomini in campo, in primis un eccellente Schwarsteinger ed un generosissimo Podolski costretto pressoché a fare il terzino per arginare uno straripante Sergio Ramos, hanno reso la via della rete assai ostica per gli spagnoli. Villa non è riuscito ad incidere come nei precedenti match, e la rete è arrivata solo su calcio d’angolo, magistralmente battuto da Xavi e incornato in fondo al sacco alle spalle di Neuer da un imperioso stacco di testa di Puyol. Da registrare anche la clamorosa palla goal fallita allo scadere, due contro uno e campo aperto per Pedro, che si intestardisce egoisticamente nel voler concludere da solo ignorando lo smarcatissimo Torres, che avrebbe potuto imprimere finalmente il suo sigillo al mondiale, infondendogli quella fiducia che avrebbe bisogno di recuperare in vista del grande appuntamento della finale.
Anche la Spagna può vantare almeno tre elementi distintivi dai quali attingere la propria iniezione di fiducia. Innanzitutto la vena realizzativa di David Villa, autentico trascinatore delle furie rosse e già a segno con cinque perle; non da meno lo stato di grazia dei suoi pupilli di centrocampo, Xavi, Xabi Alonso e Iniesta. Solo un passo indietro Fabregas e Busquets, anch’essi comunque decisamente in palla. L’unico elemento per ora deludente è stato Torres, ma sappiamo bene quanto El Nino non sia propriamente tipo da fallire gli eventi decisivi, nonostante il precario stato di forma.
Il secondo elemento da tenere in considerazione è la cabala. La Spagna ha iniziato il torneo da favorita, ruolo assai complicato da interpretare. Nonostante la sconfitta iniziale con la Svizzera si è calata nella parte con grande personalità, al punto da infrangere ogni tabù con la propria tradizione calcistica. Per la prima volta nella storia dei mondiali si è qualificata per una semifinale, l’ha vinta e si giocherà la coppa con l’Olanda. Nelle precedenti edizioni non aveva mai vinto una partita dopo aver concluso il primo tempo a reti inviolate, mentre superata la fase a gironi gli spagnoli hanno avuto la meglio rispettivamente di Portogallo, Paraguay e Germania sempre con il risultato di 1-0, e sempre a seguito di un primo tempo terminato senza reti.
Infine, last but not least, la nazionale di Del Bosque arriva in finale assai consapevole delle proprie forze. Sa di essere quella ad aver espresso il gioco più avvolgente, quello con più possesso palla, quello con più tecnica e qualità.

A che tipo di finale assisteremo allora?
Assisteremo alla finale fra due squadre che meritano di essere presenti e mostrarsi alla più grande platea mondiale del calcio. Le squadre europee sono state pesantemente accusate di essere in crisi dopo le eliminazioni premature di Francia, Italia ed Inghilterra, ma a ben guardare è assolutamente vero che non hanno mostrato una condizione fisica all’altezza delle contendenti. Se Spagna e Olanda si sono fatte largo fino alla finale, è molto merito delle loro caratteristiche e di quanto Van Marwijck e Del Bosque sono stati abili nello sfruttare le qualità dei loro organici. Da una parte un’Olanda non bella e spettacolare come nella sua tradizione, ma giustamente cinica, che gioca un calcio attendista per poter poi poter sfruttare le grandi qualità dei suoi solisti in contropiede.
Dall’altra una Spagna consapevole di essere tecnicamente inarrivabile nei piedi soprattutto dei suoi centrocampisti, che gioca sul nascondere la palla agli avversari e dominare la partita dal primo all’ultimo minuto.
Pochi dubbi allora sull’impianto tecnico della finale. Gli iberici tenteranno di mantenere il pallino del gioco fin dal primo minuto, cercheranno di imporre il loro gioco fino a sfondare le difese del fortino avversario. L’Olanda attenderà con ordine pronta ad innescare le proprie armi micidiali nei piedi dei vari Robben e Van Persie.
Insomma una verosimile fotocopia della semifinale Spagna-Germania. Con due differenze molto pericolose, per l’una e per l’altra formazione. L’Olanda non ha dimostrato di possedere la stessa impenetrabilità dei tedeschi in fase difensiva, dove appare molto più vulnerabile. Ma d’altro canto, mentre i contropiedi di Klose e compagni traevano la loro pericolosità soprattutto dalle geometrie e dalla potenza fisica dei suoi uomini, i tulipani hanno di gran lunga una maggiore qualità tecnica nei suoi interpreti, cosa che può mettere in difficoltà soprattutto gli esterni della squadra di Del Bosque, più abili nell’offendere che non nel coprire.

A tutti noi buon calcio, allora, nella speranza di assistere ad un vero spettacolo, ed in attesa che il polpo Paul emetta il suo verdetto sui favori del pronostico. Anche per questo ricorderemo Sudafrica 2010: fino ad oggi i suoi tentacoli non hanno mai fallito la previsione!
 
  IL NOSTRO SONDAGGIO
 
Dopo la Cassazione su Moggi, cosa dovrebbe fare ora la Juve?
 
  TU CON NOI
   
 
   
 
  AREA ASSOCIATI
   
 
 
 
  DOSSIER
   
 
   
 
  LETTURE CONSIGLIATE
   
 
   
 
   
 
  SEMPRE CON NOI
   
 
   
 
Use of this we site is subject to our