La prima finale dal 1958 giocata fra due squadre che mai avevano vinto la coppa; la prima finale tutta europea fuori dal vecchio continente, che di fatto ha assegnato per la prima volta tale coppa ad una formazione europea “in trasferta”; la prima finale nella storia delle “Furie Rosse”.
E’ stata quindi una finale inedita; una finale che ha lanciato il football mondiale nel futuro, quello degli spagnoli grandi signori nello sport mondiale in genere (Contador, Nadal, Gasol, Lorenzo, … Alonso), ma ancor di più nel calcio, sport di squadra e quindi molto meno legato all’expolit del singolo, quindi vero rivelatore del valore intrinseco di un intero movimento.
E’ stata la vittoria della “Cantera” Blaugrana ed in tono minore di quella madrilena, è stata la vittoria di un calcio tecnico, veloce e tatticamente votato al bello; è stata la vittoria di un omino piccolo piccolo, di statura, ma immenso con la palla fra i piedi: Don Andres Iniesta, forse il più grande giocatore di football spagnolo di tutti i tempi.
La partita non è stata bellissima, come spesso accade quando si giocano partite così importanti: spagnoli meno compatti del solito, a causa di un centrocampo oranje chiuso e votato al sacrificio, in primis coi suoi solisti più forti, ovvero il simppattico onesto già pallone d’oro per la stampa interista, pardon: italica… Sneijder, e Robben, il vero fenomeno della squadra; votati anche al martirio… delle caviglie avversarie: da rosso diretto l’entrata di Kung Fu di De Jong su Xabi Alonso e sicuramente da giallo quella di Sneijder su Busquets.
Le Furie Rosse fanno la partita, ma senza riuscire a dare continuità alla loro proverbiale trama di passaggi precisi e smarcanti; gli olandesi ripartono in contropiede, dando vita ad un match dal sapore italico. E così la prima vera occasionissima è sui piedi fatati di Robben che però, solo davanti a capitan Casillas, si fa ipnotizzare dal numero uno madrileno che compie un miracolo degno del miglior Buffon; è oggi lui il miglior portiere del mondo, con buona pace degli interisti.
Replica, nell’errore, Villa, che incappa in una serata difficile, da polveri bagnate, causata anche dalla necessità di Del Bosque di schierarlo in un ruolo non suo, causa forma inesistente del vero centravanti della squadra, Torres, che a fine partita si infortunerà nuovamente.
I cambi effettuati dai due CT non cambiano il refrain tattico della partita, cos’ si va a i supplementari, non prima di aver visto divorate altre due palle gol, una a testa.
L’innesto di Fabregas si rivela sciagurato, almeno fino all’assist decisivo; sbaglia un gol fatto, bravissimo anche Steckelenburg, emulo di Casillas nella stessa identica porta, e va a far blocco sul suo portiere su un calcio d’angolo che avrebbe potuto indirizzare il match a favore degli arancioni.
L’incontro potrebbe cambiare con l’espulsione di Heitinga che stende Iniesta lanciato a rete e viene sanzionato con la giustissima seconda ammonizione; e così avviene, perché l’Olanda è sulle gambe, Sneijder e Robben sono in piena riserva e l’arretramento di Van Bommel sulla linea dei difensori consegna definitivamente il centrocampo alla classe ed all’estro dei pedatori in blaugrana: Iniesta, Xavi e … Fabregas, canterano dell’Arsenal
A quattro minuti dalla fine dei supplementari, la caparbietà spagnola viene premiata: cross dalla destra olandese intercettato da Mathjsen, palla recuperata al limite da Fabregas che finalmente fa qualcosa da … Fabregas: taglio sapiente su Iniesta, bravissimo ad evitare il fuorigioco, e stoccata a rete del pallidissimo fenomeno catalano. 1-0: risultato onesto per quello che si è visto in campo.
Puro cinema l’assalto finale degli olandesi e pura isteria interista (c’entra qualcosa Sneijder ?...) le reiterate proteste sul gol spagnolo: inesistente il fuorigioco sul primo lancio, molto più che inesistente il fuorigioco sull’assist di Fabregas. Le proteste erano tutte per un calcio d’angolo sacrosanto non visto da Webb su punizione di Robben. Peccato che già abbiamo detto dei cartellini che il “referee” inglese ha risparmiato agli olandesi e peccato anche che ci fosse un rigore netto su Xavi in precedenza.
In fine che dire? Ha vinto la squadra che ha mostrato il calcio tecnicamente migliore e non è un caso che l’eroe della finalissima sia stato un atleta minuto ma capace di dare del “tu” al pallone; ha vinto un movimento calcistico che da anni ha deciso di puntare sulla qualità dei vivai e farà rabbia agli olandesi pensare che questa filosofia è stata mutuata dal Barça prima e dall’intera Spagna poi grazie al maestro olandese Johann Cruijff.
Ecco perché, da oggi e per i prossimi quattro anni il cielo sarà rosso, da Johannesburg a Rio de Janeiro.
Arrivederci in Brasile, vera patria del football, nel 2014.
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