Di e su Calciopoli, in questa afosa estate, ho cercato, nei limiti del possibile, di scriverne poco: un po' per impegni personali, un po' per una certa propensione a credere che, dopo quasi un lustro, anche quell'opinione pubblica che tanto chiedeva giustizia (talmente tanto che fu accolta anche all'interno delle sentenze) si fosse schiarita le idee, avesse fugato, ed in base alle ultime uscite dal processo napoletano, anche gli ultimi dubbi.
Ma dopo ieri sera, l'ennesima afosa di questo mese di luglio, la "cappa" è tornata prepotente nella mente dei giustizialisti.
Sono sincero (non scrivo "onesto" per non confondervi le idee), la trasmissione "Complotti" andata in onda su La7 non l'ho guardata. Due le ragioni: a) il titolo mi faceva "paura" (Complotto contro Moggi); b) ero curioso di ascoltare, attraverso le testimonianze delle "chiacchiere da bar", quanto propinato dal canale di proprietà di Telecom Italia Media.
Provate a indovinare. Non è stata mandata in onda la telefonata tra Baldini e Mazzini in cui si preannunciava "o' ribaltone"; non è stato menzionato il Colonnello Auricchio (a differenza dello speciale di qualche mese fa) e i copia/incolla delle cronache "gazzettare"; non si è fatto accenno alle Sim straniere.
Domanda: che c'azzecca quel titolo?
Niente, appunto. Perché piaccia o non piaccia il fulcro della trasmissione è stata la telefonata tra Moggi e Bergamo, con tanto di commento finale; un modo come un altro per rimanere nella tematica del titolo.
In questa afosa estate c'è ancora chi usa, a distanza di quasi un lustro, un'imbarazzante mancanza di pluralità d'informazione, studiando nei minimi dettagli gli elementi per far indignare (ancora) quell'opinione pubblica e forcaiola che nell'anno del quarto campionato del mondo azzurro scese in piazza per festeggiare: il trionfo "bianconero" sotto il cielo di Berlino e la morte della Juventus.
In questa afosa estate mi è tornata voglia di scrivere su Calciopoli, piaccia o non piaccia.