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Attualità di F. DEL RE del 16/08/2010 12:17:55
Non buona la prima

 

Martedì scorso ha esordito la nuova nazionale targata Prandelli, quella un pò più “simppattica”, perchè un pò più interista, essendo stato convocato a furor di popolo Balotelli (che ormai di interista pare avere solo il passato...), una nazionale che è anche in attesa di essere ancor più “meticciata”, come da triste neologismo della signora Tronchetti Provera, dai vari Thiago Motta e Ledesma, perchè Amauri, italiano in quanto sposato con una trisnipote di italiano, non bastava per testimoniarne la multietnicità tanto di moda in questi tempi.

Quindi: nazionale politically correct, in quanto multietnica in divenire; nazionale “a sentimento popolare”, o meglio sarebbe definirlo “sentimento editoriale”, in quanto le convocazioni le fanno i sondaggi e le richieste delle testate giornalistiche più o meno rosa; nazionale simpatica perchè non c'è più quello juventino arrogante che vinceva rruvando col doping e grazie a Moggi, che convocava scarsi “signorsì” invece che i campionissimi con le palle, tipo Cassano, mica Del Piero, Montero, Davids, Zidane, Deschamps, Peruzzi e via discorrendo...

Bene: anzi, male, perchè cambiando i fattori in campo il risultato non cambia. Ennesima sconfitta rimediata da una compagine, la Costa d'Avorio, anch'essa eliminata dal mondiale Waka Waka al primo turno, a testimoniare che il ranking FIFA è attendibile come il test del sale nell'acqua di Wanna Marchi, perchè la realtà dei fatti dice che l'Italia non è l'undicesima forza al mondo, ma al più la trentesima, visto che peggio di noi han fatto solo la Corea del Nord e la Francia...

Diranno i prodi scribacchini in rosa: ma cosa volevate che facesse Prandelli dopo lo sfascio lippiano? Direbbe il buon vostro: esattamente ciò che ha fatto Lippi dopo lo sfascio farsopolaro: un bel niente.

È incredibile, e per quanto mi riguarda persino fastidioso, che un popolo intero, o quasi, continui a far finta che quattro anni fa non sia successo niente, che un intero movimento calcistico non sia stato raso al suolo da una vicenda grottesca che non ha solamente distrutto la storia e le vite di una sola società di calcio, ma di un intero movimento sportivo.

Di Italia-Costa d'Avorio in sè non me ne può fregare di meno, perché trattasi di calcio d'estate, che è diventato tale per tutto l'anno dal 2006 in poi, quando gli interisti erano campioni solo fino al 31 di Agosto, quando, come cantava un coro da stadio che eravamo soliti ripetere tutti gli anni dalla prima alla trentaquattresima giornata di campionato, «come l'anno prima, vedevano il tricolore lontano, lontano che loro non vinceranno mai, mai, mai...».

Ma nonostante il mio disinteresse per il match in sè mi risulta comunque evidente il motivo di tale ennesima sconfitta, ovvero il disastro provocato dalle scelte che furono intraprese quattro anni fa, a cui sarà impossibile rimediare; il dato ce lo dà non tanto il risultato dei Prandelli Boys, quanto l'ennesimo flop delle rappresentative giovanili: ovvero l'eliminazione al primo turno della U19 all'europeo di categoria, con un pareggio e due sconfitte, e la persistente incapacità del bisontino Casiraghi di dare risultati e gioco alla sua U21.

Sì signori miei, mi ripeto e lo farò fino alla morte : il 2006 ha segnato la linea di non ritorno; John Elkann, Guido Rossi, Massimo Moratti e tutti i pupi interessati a vario titolo e con varie funzioni, hanno impedito al movimento football italico di continuare a crescere secondo la sua natura, ovvero permettendo ai più forti di continuare ad esserlo, di continuare ad investire sui settori giovanili e sugli italiani utilizzati in prima squadra, lasciando, invece, che il terzo diventasse primo, che il terzo investisse esclusivamente sugli stranieri, perchè quando mai riesce a scoprire un giovane italiano lo manda via a calci invece di aiutarlo nella sua crescita, umana prima che sportiva, dopo averlo emarginato come un appestato.

Hanno mandato in Champions' League il Chievo, la Roma dei debiti e delle regalie all'eco petroliere, la Lazio low cost di Lotito, hanno permesso che la Juve si riducesse nei seguenti quattro anni ad un'accozzaglia di dirigenti da dopo lavoro ferroviario incapaci di fare tutto, figurarsi di gestire e sviluppare una squadra di calcio ed al Milan di diventare un Amarcord permanente di vecchie glorie.

Ed alla fine di questi quattro anni il conto è arrivato puntuale e salato. È arrivato sotto la forma beffarda di un triplete tanto grandioso quanto falso e fuorviante, perché espressione di una squadra nata e formatasi sull'imbroglio; plasmata da un tecnico straniero che dopo due anni ha lasciato la compagnia e si è portato con sè la mitica agendina degli appunti; una squadra espressione di un multiculturalismo che va dall'Africa alle Ande, dall'Olanda ai Balcani, ma che di Italia ha ben poco, per non dir nulla, ora che Balotelli se ne andrà in Terra di Albione.

Il conto verrà presentato ai nuovi dirigenti del calcio italiano: in Federazione agli Albertini, ai Baggio, ai Rivera, ai Sacchi; e nei club ai Branca, ai Preziosi, agli Zamparini ed ai De Laurentiis; tutti personaggi che prima di Farsopoli facevano le comparse, provavano a studiare, ma senza profitto alcuno, da Moggi, da Giraudo, da Bettega, da Romy Gai, da Franco Ceravolo e consentitemelo anche da Galliani, da Ramaccioni e da Braida; adesso ci sono loro, i mediocri colonnelli di generali incapaci quali Baldini, Pieroni e Dal Cin.

Questo è diventato il calcio italiano dal 2006 ad oggi e questo rimarrà per sempre, perché sempre ci sarà in un mondo votatosi (e vendutosi) alla mediocrità l'Abete di turno, il Palazzi vigile sbirro bifronte che ne garantirà la vergogna; il Petrucci che eleverà, per modo di dire, questo intruglio calcistico a modello per tutte le federazioni del CONI (e il basket è già sulla buona strada, per esempio...), il tutto condito con l'assenza perenne delle Istituzioni della Repubblica.

Ecco: buon calcio a tutti; gustatevelo se vi riesce, perché a me un solo assaggio di questa pietanza provoca immediatamente il vomito.


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