Vigna a Mentana: i media cambiano i processi
MILANO - «Come si può dire che il processo dei media, specie quello televisivo, non influenzi il processo reale? E chi lo sa se nel segreto della camera di consiglio i giudici, soprattutto i giudici popolari, non vengano influenzati dalla giustizia mediatica?». Mentre se lo chiede, l' ex procuratore nazionale antimafia Piero Luigi Vigna trasmette già la risposta. Nei toni, prima. Poi nelle parole: «Io ho un' opinione negativa dei processi mediatici», premette. «Perché spesso sono una falsa rappresentazione della realtà e poi mancano del contraddittorio che fa parte del processo. Capita che ci sia una discrepanza enorme fra i concetti formati nell' opinione pubblica e il processo reale, che poi arriva anni dopo». Vigna parla alla platea attenta de I martedì del Corriere della Sera, tre appuntamenti (sotto il titolo «Legalità e giustizia. Diritti dei cittadini e difesa sociale») organizzati dalla Fondazione Corriere della Sera e coordinati dal professore e giurista Vittorio Grevi. L' esordio ieri (con il saluto agli ospiti del direttore del quotidiano, Paolo Mieli), sul tema «giustizia penale e giustizia mediatica». È Enrico Mentana a infiammare il dibattito. «Mi chiedo: ma noi che facciamo informazione interferiamo nel corso della giustizia? Io credo di no», dice l' ideatore e conduttore di Matrix vedendo un po' di disappunto fra il pubblico (in prima fila Piergaetano Marchetti, presidente Rcs). «Non sono la tivù, la radio o i giornali a cambiare la sorte processuale di questo o di quel fatto» insiste Mentana. «La televisione è pervasiva ma non per questo trasforma le sorti di nessuno. E non credo che influisca sulle scelte politiche. Uno vota chi ritiene il meno peggio o il migliore». «Caro Mentana, perché dici questo?», attacca Vigna. «Sai bene che non è tanto il far conoscere un fatto ma il modo in cui lo fai conoscere. Non mi dire che sei un ectoplasma, come sarebbe oggi la Casa delle Libertà...». «Perché si deve sempre pensare al popolo bue?», replica il conduttore. «Si è detto che Berlusconi ha vinto per il popolo bue, ma poi ha perso... io mi ostino a credere che uno ragioni con la sua testa, in politica o nei tribunali». All' ostinato Mentana replica anche Grevi: «I processi paralleli in tivù sollevano un sacco di problemi - dice ricordando alcuni casi di cronaca - dal punto di vista della distorsione che possono indurre nell' opinione pubblica». Tutti contro il conduttore di Matrix. «La giustizia mediatica, specie quello che si vede in televisione - chiarisce il critico televisivo Aldo Grasso - influenza e condiziona le strategie difensive, per esempio. E quindi può influenzare il processo». Sul finale, però, Mentana mette a fuoco il problema dei problemi: «E allora ditemi voi, cosa dobbiamo fare?». L' ex procuratore la butta lì: «Dite "è stato arrestato", "è stato scarcerato"... solo i fatti di cronaca pura». Ma anche questa volta il tono dice più delle parole. È evidente che è difficile, anche per Vigna, definire esattamente il confine fra il diritto all' informazione e l' amministrazione della giustizia
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