A seguito dell'avvento delle nuove normative, scomparve quindi il football inteso come gioco, come passatempo popolare.
O almeno così avrebbe dovuto essere.
Già, perché ben presto il proibizionismo pedatorio svelò il suo lato oscuro, come del resto è sempre avvenuto per qualsiasi tipo di divieto, dagli alcoolici, alle droghe, ai tabù sessuali.
Ragazzi di ogni età ed estrazione sociale, per non parlare a volte di rispettabili padri di famiglia, iniziarono a dedicarsi alla pratica clandestina del football.
In tutte le città nascevano squadre che riunivano studenti, operai, professionisti tutti accomunati dalla stessa passione.
Si organizzavano partite e addirittura tornei clandestini, utilizzando una fitta rete di passaparola. I campi venivano allestiti in fretta e furia in spiazzi fuori città, in fabbriche abbandonate, dovunque lo spazio lo permettesse.
Sfidando la legge.
"Tira, tira!"
Il pallone partì come un fulmine dal destro dell'attaccante, ma la traiettoria si rivelò subito troppo alta (prima regola del football: calciare sempre col corpo in avanti se volete segnare e non, piuttosto, abbattere qualche colombo di passaggio): superò la porta e la recinzione su cui la stessa era stata tracciata e si diresse verso un'automobile sportiva ed il suo proprietario.
"Occhio!" gridò uno dei ragazzi, ma prima ancora che l'urlo fosse completato la mano dell'uomo si era già mossa; così veloce da essere quasi invisibile, il pugno dell'uomo deviò il pallone dalla traiettoria lasciando i ragazzi a bocca aperta.
Poi, dopo il primo attimo di stupore, fuggirono in mille direzioni abbandonando il campo clandestino, il pallone e l'uomo.
Quello stesso pomeriggio Pauli, sbuffando, si recò all'Ufficio Comunale di zona per consegnare alcuni documenti di sua madre. Da che mondo è mondo, gli adolescenti di ogni paese ed epoca svolgono di malavoglia queste commissioni loro affidate, ma Pauli non sapeva ancora cosa davvero lo aspettasse.
Entrato nell'ufficio, notò subito che sulle pareti erano appese alcune immagini, vecchie di qualche anno, di squadre di football. Poi notò il titolare dell'ufficio. O meglio, la sua schiena, perché l'uomo era in piedi al centro dell'ufficio, voltato di spalle ed intento a cercare qualcosa in uno scaffale che però Pauli quasi non vedeva, nascosto dalla mole dell'uomo.
Con la spavalderia tipica della sua età, quando ti senti un po' il padrone del mondo intero, il ragazzo cercò di sollecitare l'uomo: "Scusi, capo... dovrei solo lasciare questi documenti... mi mette il timbro? Avrei una certa fretta..."
La risposta dell'uomo gelò il sangue di Pauli.
"Ah, hai fretta... e per cosa? Per tornare a giocare? Con lo schifo che fanno i tuoi tiri, fino a che stai lontano dal campo, fai un favore alla tua squadra".
L'uomo che aveva parlato, e che ancora voltava le spalle al ragazzo, altri non era se non il tale che, quella stessa mattina, per poco non veniva colpito dal pallone di Pauli.
Per una frazione di secondo Pauli si vide già ammanettato e portato al più vicino centro di detenzione temporanea. Immaginò un processo ed una condanna a 10 anni di carcere. O magari a 20. O a cento. Si immaginò rinchiuso in una cella a vita tra energumeni degenerati, assassini psicopatici, stupratori, massacratori seriali (per inciso, un giocatore di football incensurato, per quanto gli fosse andata male, rischiava una forte ammenda ed un mesetto al Centro, una sorta di carcere riservato ai piccoli criminali non violenti, ma questo Pauli non lo sapeva. Ben più pesanti, invece, erano le pene previste per i recidivi e per gli organizzatori di eventi).
Gettò via i documenti e scappò, correndo più veloce che poteva.
Patty, nella camera che divideva col fratello, era sdraiata sul letto con lo sguardo fisso al soffitto.
A 19 anni basta ancora un lettore di file musicali mp8 per sfuggire ad un mondo che non ci piace, e a Patty di quel mondo, delle sue abitudini e dei suoi costumi piaceva proprio poco.
Fu allora che suo fratello entrò in casa come un uragano: rosso in viso, stravolto, biascicò qualcosa simile a sono un uomo morto, sono un uomo morto, e senza neppure salutare la sorella aprì il guardaroba ed iniziò a tirare fuori tutti i suoi vestiti.
Patty capì che doveva essere effettivamente accaduto qualcosa di grave: pensò che, forse, suo fratello era stato beccato con una bustina di Erba del Paradiso, o che magari aveva messo la pagnotta nel forno di qualche amica dal padre manesco.
Si alzò, si avvicinò a quel ragazzo a cui sempre più spesso doveva togliere le castagne dal fuoco, fin dal giorno che il loro padre era saltato per aria in un attentato dei Terroristi Neo-Crociati.
Lo calmò, per quanto fosse possibile, e si fece raccontare tutta la storia dal principio.
Era di nuovo ora di entrare in azione per risolvere i guai che Pauli aveva causato.
Dopotutto una sorella maggiore serve anche a questo.
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