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Articolo di L. BASSO del 06/11/2010 14:21:25
Kick it! 7- THE CALL OF KTULU

 

La bocca del Console era in realtà poco più di una fessura, un taglio in un viso grigiastro ed avvizzito dall'età.
Nessuno sapeva quanti anni avesse in realtà; tutti, comunque, erano sicuri che fosse lui stesso uno dei principali beneficiari degli espianti dei più diversi organi che venivano effettuati a seguito di alcune partite di Football (quello ufficiale, naturalmente) a danno dei giocatori delle squadre sconfitte.

Dalla sua poltrona dallo schienale riccamente decorato, guardò con i suoi occhi freddi come quelli di un morto gli uomini seduti intorno al tavolo; fermò il suo sguardo sull'uomo calvo che aveva portato alla sua attenzione quella proposta da valutare, e poi rimase in silenzio, chiudendo gli occhi.
Il pallore del suo volto rugoso, gli abiti neri, quella strana decorazione che dallo schienale della sedia incombeva su di lui, simile ad un mostro vagamente antropomorfo con la testa a forma di polipo e dotato di enormi ali da pipistrello, lo faceva apparire simile ad un Re demone scaturito da qualche abisso blasfemo.
“E sia!” disse poi in un soffio.
Il dirigente della Federazione fu il primo ad essere stupito; in fin dei conti aveva avanzato la proposta di far disputare quella partita per una promessa strappatagli da un amico, ma si sarebbe tranquillamente giocato lo stipendio di un mese o due su di un rifiuto.
Il Console continuò, con la sua voce sibilante: “Per questa partita voglio il massimo della copertura mediatica su tutto il Paese... ed una preparazione opportuna”
Il Ministro della Propaganda suggerì: “Potremmo predisporre una serie di arresti mirati di giocatori di football, passando dei servizi sui notiziari... magari presentare il mondo del football illegale come un ambiente di droghe, di furti, di piccola criminalità... sulla gente fa sempre effetto...”
Estevel, sulla sua poltrona, ripensava alle parole dell'amico Roy: “...dimostrare che la Federazione può schiantare come e quando vuole quei sovversivi...” già... maledetto pazzo... il Console aveva appena accettato la proposta di Roy per far disputare una partita tra i suoi ragazzi e la squadra fiore all'occhiello della Federazione.
Se Pauli e compagni avessero vinto, allora Tom avrebbe goduto di una “grazia” e sarebbe stato immediatamente rimesso in libertà.
Se, al contrario, fossero usciti sconfitti, per il semplice fatto di essersi qualificati come giocatori abusivi, si sarebbero di fatto costituiti in diretta olo-tv come fuorilegge. Direttamente portati dallo stadio al carcere.

Come aveva ben immaginato Roy, il Console aveva valutato l'impatto mediatico dell'evento e non se l'era fatto sfuggire. Solo per un secondo, l'anziano dittatore fu sfiorato dal pensiero che “qualcosa potesse andare storto” ed alle implicazioni di un simile inconveniente, ma si affrettò a scacciare quel pensiero inopportuno.
Da anni ormai il Paese era sotto la sua guida, prima economica e poi politica. E, in tutti questi anni, aveva imparato che il potere va gestito con attenzione giorno per giorno, mai con sufficienza.
Fin dalla gioventù sapeva che la sua organizzazione era come una macchina complicatissima, perfetta ma soggetta al perenne rischio che un granello di sabbia si infilasse tra i suoi ingranaggi compromettendone più o meno gravemente il funzionamento; così per lunghi anni si dedicò a proteggere la sua creatura, mettendola al riparo da qualsiasi “granello”.

Fino a che non scoprì una nuova via.

La sua macchina era talmente forte e ben organizzata che non necessitava più di essere “protetta”.
Gli ingranaggi stessi avrebbero stritolato ogni granello di sabbia che avesse tentato di minare la sua creatura.

Estevel ricevette l'incarico di organizzare l'evento.
Da un paio d'anni era il Responsabile della Federazione Football, cioè dal giorno che il precedente Responsabile, suo compagno di squadra in gioventù ed autentica “bandiera” della compagine filo-governativa, era passato a miglior vita perdendo sangue dalla bocca, dal naso e dalle orecchie a causa di incurabili patologie dovute agli “stimolanti” assunti in dose massicce ai tempi dell'attività agonistica.
Estevel ogni tanto ricordava l'amico Juan, e si chiedeva se mai, un giorno, anche a lui sarebbe toccata la stessa fine; certo, lui si era sempre opposto all'assunzione di quei medicinali che venivano presentati come “ricostituenti” (che invece Juan buttava giù come acqua fresca per mantenersi in forma nonostante il passare degli anni), ma avrebbe scommesso ben più di una cena con chiunque sul fatto che gli stessi farmaci gli venissero rifilati lo stesso per altre vie, nel cibo della mensa o nelle borracce degli integratori.
Si ricordava bene come lui ed i suoi compagni non finissero mai le partite in debito d'ossigeno, a differenza degli avversari, e di come spesso, la notte dopo una partita, si girasse e si rigirasse nel letto con i sudori freddi.
Cercò di cacciar via anche stavolta quel pensiero e si sedette alla scrivania per mettersi al lavoro.
 
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