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Articolo di L. BASSO del 05/02/2011 10:07:31
Kick it! 16- HIGHWAY TO HELL

 

L'uomo calvo in tribuna seguiva la partita immerso nei suoi pensieri. Indubbiamente i ragazzi guidati dal suo amico non stavano affatto sfigurando, nonostante il risultato li vedesse, al momento, soccombere ai professionisti. Certo, la differenza di preparazione atletica si vedeva ad occhio nudo, ma se fino al fischio d'inizio lui stesso avrebbe scommesso su un 6 a 0, in questo momento il risultato gli sembrava quantomai in bilico.
In fin dei conti, se quella rete non fosse stata annullata per un fuorigioco forse millimetrico, ora saremmo sull'uno a uno.
Anzi, seguendo l'azione avrebbe addirittura giurato che il giovane Alf si trovasse in posizione regolare. Poi pensò che il “Sistema” aveva una vista di sicuro migliore della sua, e smise di tormentarsi inutilmente.

In campo, intanto, la partita proseguiva. Le squadre si affrontavano a viso aperto; la manovra dei Campioni della Federazione era forse più lenta e più ragionata, mentre i ragazzi di Roy si riversavano nella metà campo avversaria con folate più istintive e violente, ma le occasioni cominciavano a farsi numerose da entrambe le parti.
Quarantesimo minuto. Un lancio improvviso coglie impreparata la difesa dei ragazzi, che non riesce a far scattare la trappola del fuorigioco a dovere.
Con la loro consueta velocità i due attaccanti si presentano da soli davanti a Roy.
Il portatore di palla punta deciso verso la porta e ripassa a memoria gesti già eseguiti migliaia di volte: guardare il portiere, aspettare la sua reazione ed agire di conseguenza, superandolo con un pallonetto, mettendolo “a sedere” o appoggiando la palla nell'angolo dove lui non può arrivare.
Alza gli occhi ed incontra quelli di Roy.
“Non muoverti, nonmuoverti, nommuoverti, nomm...” Ripetè a se stesso il portiere brizzolato. Non sentiva più il rumore continuo dei tifosi, ma solo il battito del proprio cuore, mentre il giovane centravanti avversario puntava verso di lui.
Occhi negli occhi, come in una sfida ancestrale tra il predatore e la preda che si ripete fin dalla notte dei tempi.
Il piatto del piede che colpisce il pallone. Il muscolo che si tende. Il corpo che scatta.
Roy si getta alla propria sinistra, ma il tocco del pallone risulta indirizzato più centralmente.
Poi un colpo sul ginocchio, improvviso, ed il pallone che schizza indietro verso il centro dell'area, già occupato da giocatori di entrambe le squadre.
La palla ricade tra Fats e l'altra punta avversaria. Il giovane centrale aspetta solo il rimbalzo per poi infilarsi rapidamente tra l'avversario ed il pallone, e calciare quest'ultimo non importa dove, basta che sia lontano dalla porta amica.
Ma, come per magia, il pallone non tocca terra; scivola come incollato sul corpo dell'attaccante di colore, che pare addirittura addomesticarlo con l'aiuto di un braccio.
Gli occhi di Fats e di Roy vedono il pallone, per un attimo, rimanere come sospeso in aria davanti al giovane africano. Poi la sua gamba si muove rapidissima, ed il pallone si trasforma in un proiettile indirizzato verso la porta sguarnita.
Il ruggito dei centodiecimila festeggia la rete del 2 a 0.
Lassù, però, in tribuna, un uomo non gioiva.
Estevel fissava in silenzio il campo. Certo, prima non aveva dato molto peso alla sensazione che Alf, in occasione della rete annullata, si trovasse in posizione regolare. Ma stavolta non si trattava di una SENSAZIONE. Lui aveva VISTO il pallone rotolare sul braccio dell'attaccante.
Eppure il gioco non era stato interrotto.
Il Sistema Automatico sancì la fine del primo tempo della partita.
Estevel si alzò piano dal suo posto dirigendosi verso la buvette.
 
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