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Articolo di L. BASSO del 12/02/2011 13:36:59
Kick it! 17- SHOCK TO THE SYSTEM

 

All'interno della saletta di controllo, un uomo impegnava il tempo dell'intervallo apprezzando un olo-video pornografico. Sulla parete davanti a lui decine di schermi rimandavano da tutte le angolazioni possibili le immagini del campo sul quale, tra poco, si sarebbe disputato il secondo tempo della partita.
L'uomo, distratto dalle immagini di una splendida ragazza dai capelli verdi e dal fisico procace, non si accorse nemmeno che qualcun altro era entrato nella saletta; qualcuno che reggeva in mano un tazer regolarmente denunciato.
La scossa spense immediatamente la luce per l'uomo, che sicuramente, prima di riprendere conoscenza, si sarebbe perso il resto delle evoluzioni erotiche della fanciulla e, soprattutto, tutto il secondo tempo della partita.
L'altro uomo si avvicinò al quadro dei comandi, e commutò il selettore dell'over-ride da “controllo manuale” a “controllo automatico”, e se ne andò silenziosamente come era entrato.
“Y ahora... Buena suerte, hermano!” mormorò tra sè, tornando verso la tribuna.

All'interno dello spogliatoio l'atmosfera era indubbiamente pesante.
Oggettivamente, infatti, prima della partita molti ragazzi avrebbero tranquillamente immaginato di arrivare all'intervallo già sotto di un passivo ben maggiore. Ma una volta scesi in campo la folle illusione era diventata un sogno da inseguire. Ed il sogno era diventato un'impresa possibile da compiere. Una partita da giocarsi undici contro undici, fino all'ultimo minuto.
Poi, una serie di episodi sfortunati (almeno così pensavano) aveva indirizzato verso quel punteggio di due reti a zero.
Era una sorta di Castigo Divino, una punizione per aver osato sfidare gli Eroi, comminata da parte del dio del calcio, una divinità priva di qualsiasi sentimento di misericordia.
Tra i ragazzi si andava diffondendo un sentimento di rassegnazione, di oggettiva inutilità.
Mojo si alzò dal suo posto ed andò in bagno. Chiuse la porta ed iniziò a liberarsi la vescica, quando, alzando gli occhi, vide davanti a sé la finestrella di areazione del locale.
Una finestrella abbastanza grande da permettere di passarvi attraverso, anche se un po' a fatica. Fuori da lì, un cortile sul retro dello Stadio, largo circa una ventina di metri, ed una recinzione.
Mojo aguzzò lo sguardo, e notò che le due torrette di guardia ai lati della recinzione erano deserte.
Probabilmente non era stato organizzato un servizio di sicurezza di “alto livello”, non ritenendolo necessario per l'evento.
Basterebbe poco.
Infilarsi in quel pertugio, una corsa veloce e poi la recinzione da scavalcare.
Questa la differenza tra la libertà e qualche mese all'Hotel, quelli cioè che aspettavano i suoi compagni fra quarantacinque minuti o poco più.
Quasi inconsciamente la sua mano ruotò la maniglia della finestrella.
“Però... avrei giurato che fossi salito bene, sull'uno a zero, sai?”
La voce era quella di Roy, che proveniva dal gabinetto accanto. Mojo sentì un brivido lungo la schiena.
“Beh... sì... anche io lo pensavo, Mister...” La sua risposta tradiva la preoccupazione per essere stato, forse, colto sul fatto.
Un rumore liquido lo informò che nella cabina accanto l'uomo stava espletando le stesse funzioni fisiologiche compiute da lui poco prima.
“Purtroppo delle volte basta poco... basta tanto così... la differenza tra un fuorigioco ed un goal valido è minima... capisci cosa voglio dire? Bisogna essere una macchina perfetta... una macchina dove ogni singolo pezzo fa il suo lavoro alla perfezione in concerto con gli altri...”
Mojo non rispose. Poi l'uomo continuò, attraverso la parete sottile: “E voi lo siete. Cazzo, se lo siete. Vi conosco da due anni, mica da ieri. Ed è per questo che sono ancora convinto che possiamo farcela. Possiamo ancora ribaltare il risultato. Ma dobbiamo dare il meglio di noi, tutti insieme.”
Il rumore della porta segnalò a Mojo che Roy stava ritornando nello spogliatoio.
“TUTTI insieme, capito?”
La mano di Mojo stringeva ancora la maniglia della finestrella.
“Capito, mister...”
Mojo si aggiustò la maglia nei pantaloncini, pronto al secondo tempo della partita.
 
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