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Articolo di L. BASSO del 20/02/2011 10:13:03
Kick it! 18- (FEELS LIKE) STARTING OVER

 

Le squadre ritornarono in campo, accompagnate dalle urla dei tifosi.
Per quanto possibile i ragazzi cercarono di non sentirle, così come cercarono di rimuovere dalla testa il pensiero di una partita tutta in salita.
“Pensate di iniziare a giocare ora. Pensate di essere ancora sullo zero a zero e giocate come sapete.” questa era stata l'ultima raccomandazione di Roy ai suoi ragazzi. Ma lui stesso sapeva il peso di quelle due cifre sul tabellone che giganteggiava alle sue spalle.
Due e zero.
Al segnale del Sistema, Woo Chi e Pauli si scambiano il pallone, poi il fratello di Patty alza la testa per cercare i suoi compagni. Alf sta già correndo verso l'area avversaria, marcato a distanza da uno dei centrocampisti avversari.
Pauli prova subito il lancio, ed il compagno vede distintamente la palla spiovere verso di lui; come avviando un file nella memoria di un computer, il suo corpo inizia la sequenza di movimenti mandata a memoria per stoppare il pallone. Ma all'improvviso un colpo alle spalle gli fa perdere l'equilibrio e lo fa cadere a terra.
Il trillo del Sistema Automatico blocca sul posto il centrocampista dei Campioni, che rimane incredulo ed esprime tutto il suo disappunto con una smorfia del suo mascellone prominente.
Pauli si piazza il pallone, osservando i compagni e gli avversari che si accalcano nell'area di rigore.
E' un gioco visto e rivisto milioni di volte... uomini che cercano di guadagnare la posizione migliore, di liberarsi da un controllo troppo stretto, ed altri uomini che allargano le braccia, che si appoggiano, che danno leggere spinte per ostacolare i primi. Tutto come in una danza, dove ognuno ha il suo compagno.
Poi un pallone lanciato dall'esterno spiove in mezzo a questa piccola bolgia, e gli occhi di tutti si affannano a seguire contemporaneamente la traiettoria del pallone ed il proprio avversario.
Mojo, al centro dell'area, tiene gli occhi fissi sulla palla. Non è un attaccante, ma sulle palle inattive è solito salire nell'area avversaria per sfruttare la sua elevazione.
Salta, ed il suo marcatore salta insieme a lui. L'avversario, un gigante coperto di tatuaggi, cerca di spingerlo per fargli perdere l'equilibrio, ma Mojo è già lassù, è già salito fino in cielo per recarsi all'appuntamento col pallone.
Un colpo con la fronte, il pallone che cambia traiettoria... il portiere si tuffa per la parata, ma non riesce nemmeno a sfiorare la sfera, che si insacca alle sue spalle.
L'intero stadio ammutolisce, ed in quel silenzio irreale l'unica voce che risuona è l'urlo di gioia di Mojo, che scavalca il difensore caduto a terra quasi irridendolo, ed attraversa gioioso il campo inseguito dai compagni.
L'abbraccio con Roy non avrebbe bisogno di parole, nemmeno di quel “Grazie” che Mojo riesce appena prima che i due siano sommersi dagli altri.
Due a uno, recita il tabellone.
Il festoso gruppo si scioglie, e mentre tutti riprendono la loro posizione in campo, gli occhi lucidi di Roy incontrano quelli di Patty che salta di gioia là, davanti alla panchina.
“Ce la possiamo fare” è il messaggio che si scambiano senza parlare.
Poi, all'improvviso, nel silenzio, l'urlo.
 
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