Il grande orologio alle spalle di Roy indicava il nuovo punteggio: 2 a 2. Ma indicava anche il veloce scorrere del tempo: mancavano ormai soltanto sei minuti al termine della partita. Nel suo cuore la consapevolezza di essere comunque uno degli autori di un'impresa. Cinque e trenta. Lassù, sulla tribuna centrale, il Console assisteva impassibile alla partita. Ma al di là del gioco espresso sul campo, ormai dettato solamente dal cuore e non da schemi mandati a memoria, la sua attenzione era rivolta all'atteggiamento tenuto dal pubblico. Era la prima volta che uno stadio contestava la squadra dei Campioni. Ed era ben conscio che, in questo preciso istante, quella che doveva essere una colossale operazione di propaganda ora gli si stava ritorcendo spietatamente contro. Cinque minuti. Push supera l'uomo mettendolo a sedere con una finta; poi alza la testa per cercare i compagni. Le marcature strette bloccano ogni possibilità di lancio, mentre il ragazzo attende con il pallone tra i piedi. Un attimo di indecisione di troppo, e l'avversario è già di nuovo su di lui: gli soffia il pallone e lancia preciso a tagliare il campo da una parte all'altra. Quattro e trentacinque. Estevel lassù in tribuna guardava il suo vecchio amico. E nel suo sguardo c'erano indubbiamente ammirazione ed invidia. Lui aveva un ufficio lussuoso, una segretaria uscita dalle pagine di una rivista per soli uomini, una villa sulla collina. Ma invidiava quell'uomo sudato, che urlava istruzioni ai suoi difensori. Perchè lui aveva avuto il coraggio di rimettersi in gioco. Quattro e venti. Il tornante della squadra avversaria passa davanti a Patty, seduta in panchina, come un fulmine. La ragazza non ha smesso per un minuto di torturarsi le mani, stringendo i pugni con le unghie piantate nei palmi per il nervosismo. Solo pochi giorni fa usciva dall'ennesimo colloquio di lavoro sbattendo la porta perchè non riteneva accettabile il dover “essere carina con qualcuno” per guadagnarsi un posto fisso, ed oggi era nelle case di tutto il paese attraverso le loro olo-tv, in una serata che, a suo modo, avrebbe scritto una piccola pagina di storia. Quattro e quindici. Nick ha gli occhi fissi sull'uomo che lo punta, palla al piede. Sa che non ci sarà una “seconda chance”. O lo ferma al primo tentativo, o quello entrerà in area filato come un treno a levitazione magnetica, destinazione porta. Una finta, l'uomo che va a sinistra, ma Nick non abbocca. Sposta il peso dal lato opposto e porta avanti il piede ad incontrare il pallone. Ma è un appuntamento che fallisce, perchè l'uomo ha già repentinamente passato il pallone da un piede all'altro ed ora sfila velocemente di fianco a Nick. Il ragazzo trova nell'istinto quelle istruzioni, quei comandi per i suoi muscoli, e vede come in un film la sua mano allungarsi, stringere quella maglia diversa dalla sua. La stoffa che si tende, l'uomo che cade, un segnale sonoro. Quattro e dieci alla fine. Calcio di rigore.
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