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          PRESSING.... Farsopoli a puntate

Articolo di L. BASSO del 07/04/2011 13:27:02
Kick it! 23 – ACES HIGH

 

Chuck sta per calciare il pallone dalla bandierina... Al centro dell'area uomini di entrambe le squadre si spintonano, e le loro voci arrivano alle orecchie di Paki come ovattate, distanti, quasi coperte dal pulsare del suo stesso cuore nel petto...
"Tenete gli uomini!"
"Non fateli saltare!"
"Uno sul portiere...sul portiere!"
La palla è in volo. Un volo che sembra interminabile.
Paki la segue con gli occhi mentre gli uomini davanti a lui saltano senza raggiungerla, ed immagina che quella palla giunga fino a lui.
Sì, a lui che la metterà in rete, come in un film immaginato mille volte. Il piccolo Paki che insacca quel pallone nella Finale della Coppa del Mondo, il piccolo Paki che solleva la Coppa, il piccolo Paki conteso dalle tv di mezzo mondo...
E' un attimo... davanti a lui, Alf ed il centrale dei Federali si scontrano in volo e la palla li scavalca entrambi, iniziando la sua parabola discendente verso l'esterno dell'area.
Verso di lui.
Paki, il piccolo Paki, guizza come un felino, il suo piede destro puntato in avanti a colpire quel pallone da spingere in rete.
Per realizzare i suoi sogni.
Per sua mamma, che lo guarda dal cielo.
Per la libertà di Tom.

Il decimo di secondo seguente a Paki sembrò infinito. Esattamente come infinita gli parve la distanza tra il suo piede e quel pallone... Quel pallone che, come in un sogno, dopo essersi diretto verso di lui, ora transitava inesorabile davanti alla punta del suo piede inutilmente proteso in avanti.
Questione di due, forse tre centimetri, non di più.
Due o tre centimetri che in quel momento costituivano la distanza incolmabile fra Paki ed il realizzarsi del suo sogno.
Poi un colpo forte alle spalle, come un treno che l'avesse investito in pieno... la faccia che affonda nell'erba sintetica, e mentre si domandava quale giocatore gli fosse franato addosso, il mondo si fece buio e Paki perse i sensi...



“Papà! Papà!”
Una bambina di quasi tre anni con i codini rosa fucsia all'ultima moda saltella gioiosa reggendo in mano un soprammobile olografico.
“Dai, Chibi... sai quanto papà ci tenga a quello... se glielo dovessi mai rovinare, chi lo sente? E poi siamo in ritardo, rischiamo di non arrivare in tempo alla partita!”
“Che pattita, mamma?”
“Oggi andiamo a vedere una partita di football... anni fa, prima che tu nascessi, era lo sport preferito da tuo papà, poi degli uomini cattivi l'avevano vietato...”
“E adeccio? Dove ciono i cativi?”
La mamma stava per iniziare a raccontare tutti gli avvenimenti di cui era stata testimone, a partire dagli anni più bui fino ad arrivare a quella sera dove un manipolo di eroi fece iniziare, a loro modo, il crollo della dittatura.
Avrebbe ovviamente sorvolato sugli aspetti più cruenti, su tutto il male fatto da una classe dirigente a chiunque osasse opporsi ad essa e sugli episodi violenti che purtroppo riempirono gli ultimi giorni di quel Regime maledetto per mano di entrambe le fazioni.
Dopo tutto il racconto di un uomo anziano, ancorchè responsabile di tanta malvagità, appeso per i piedi e sgozzato come un maiale al macello, lasciandolo a morire per dissanguamento non era esattamente consono ad una bambina abituata alle storie del Coniglietto Larry Blue.
E non avrebbe nemmeno potuto raccontarle degli scontri in piazza con la Guardia Federale, né di quell'importante dirigente latinoamericano che era morto in un incidente stradale mentre cercava di fuggire all'estero (e questo, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, fu la sua fortuna, visto che il suo corpo era già minato da un'orribile patologia degenerativa dovuta a misteriose sostanze assunte in gioventù).

Le avrebbe raccontato tutto nello stile soffuso delle fiabe, con il Re cattivo che maltratta il suo popolo ed i Cavalieri senza macchia e senza paura che lottano per la libertà e lo scacciano, non si sa come, in un posto lontano lontano dal quale non sarebbe potuto tornare mai più.

Prima ancora che la ragazza cominciasse il suo racconto, però, una voce risuonò dal cortile: “Allora, ragazze... faremo tardi!”

Patty prese amorevolmente Chibi in braccio, e le disse soltanto: “I cattivi non ci sono più, angelo mio... papà li ha mandati via per sempre, e se mai tornassero, puoi star sicura che li manderà via di nuovo altre mille volte”.
Chibi, sollevata dalle braccia della mamma, appoggiò sulla mensola il soprammobile olografico che teneva tra le sue manine, ma prima diede un bacio all'uomo al centro dell'immagine, dicendo: “Voio bene, papà”.

Al suo interno, in un'istantanea di qualche anno prima, un portiere fuori allenamento e un po' avanti negli anni segnava il goal decisivo della partita più importante della sua vita irrompendo a sorpresa all'ultimo secondo nell'area avversaria.
 
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