Parte I - Genesi e sviluppi
1) - Lo spartiacque tra calciopoli e il sequel
Alzi la mano chi avrebbe immaginato che quattro anni dopo sarebbe uscito il sequel del film che tanto profondamente ha inciso sui destini del calcio italiano e di molte persone che vi avevano assistito ignare delle conseguenze. Tipo io, per intenderci. Non che non ci fossero state avvisaglie. Qualche trailer, ogni tanto, fin dall’inizio. Lo avevano detto e ridetto, specialmente Massimo De Santis e Paolo Bergamo, che al telefono si erano intrattenuti spesso e non solo con Moggi. Solo che tra calciopoli edizione 2006, quella messa in scena con tutto l’apparato dei media a fare da supporto, che scatenò un putiferio a base di fiction ispirate da Francis Ford Coppola, sceneggiate con il doppiaggio da padrino per Moggi e musiche di Nino Rota in sottofondo e il seguito di calciopoli 2010, quella boicottata dai produttori e dalla distribuzione giornalistico-televisiva, esiste uno spartiacque. E lo spartiacque siamo noi. Mi spiego meglio. Quando la Triade venne messa alla gogna e la Juventus scaraventata in serie B, la gente juventina fu presa alle spalle. Colta di sorpresa. Cadde in un’imboscata. Qualcuno fuggì, gridando ai quattro venti che non voleva più essere juventino, cioè insultato dentro ai bar. Qualcun altro decise che aveva chiuso col calcio, perché troppo corrotto. Altri si scavarono una trincea e lì rimasero pazienti in attesa. Di che cosa non sapevano bene. Altri ancora sentirono puzza di bruciato, ma brancolando nel buio non riuscirono a orientarsi subito. Si fecero l’idea che in qualche modo la Triade e la Juve erano stati fregati, ma non sapevano come. Tra questi c’ero anch’io. Poi avvenne il miracolo. Questi ultimi non si diedero per vinti. E cominciarono a porsi delle domande e a tessere i fili di possibili altre verità, possibili altri nessi, possibili altre spiegazioni. Incorsero in quella che io definisco croce e delizia della tifoseria bianconera. Numerosa, ma dislocata geograficamente. Il luogo dove riunirsi e portare le proprie riflessioni non c’era. Ma solo nella realtà. C’era invece un territorio virtuale, da colonizzare, sul quale iniziarono a piantarsi alcune bandiere bianconere. Internet. Nei blog e nei giornali virtuali questi bianconeri si sono insediati e hanno iniziato una risalita lenta ma costante. Hanno ricostruito un’identità comune, fatta di passione bianconera, tenacia e intelligenza. Grazie a loro la ricerca e la diffusione delle notizie, del seguito che calciopoli sviluppava nei processi, sono stati possibili e gli Juventini hanno potuto in qualche modo fare argine alla disinformazione e al silenzio che avrebbero voluto soffocare calciopoli dentro le sentenze del 2006. Tante brecce nella foresta di intrecci e cose che non tornavano. Oggi è impossibile sfruttare l’elemento sorpresa. Oggi nessuno può pensare di agire da Don Abbondio nei nostri confronti. Ma facciamo un passo indietro.
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