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          L'ANGOLO DEL TIFOSO
Articolo di Mauro Nero del 14/01/2013 18:00:31
L'ennesima occasione persa!
Nonostante lo scandalo detto Farsopoli ci appaia sempre più chiaro nella sua genesi ed evoluzione – disvelato, negli anni, come vera e propria operazione ordita su più livelli (istituzionale, giudiziario, investigativo e mediatico) per epurare dal calcio italiano la squadra più rappresentativa, consentendo ad altri di agire in solitudine, senza il competititor più pericoloso – a conti fatti, ad oggi, sotto il profilo storico-fattuale oltre che mediatico, nulla è stato ancora concesso dai responsabili di quel disastro, a soddisfazione dell’ esigenza di verità e giustizia a cui anela l’intero mondo bianconero, e a cui dovrebbe tendere, in verità, l’intero sport italiano, se non fosse inquinato da squallidi campanilismi e beceri interessi di bottega.

All’infuori di alcuni commentatori illuminati, fautori, fin dal principio, della tesi revisionista e minoritaria, i principali attori delle istituzioni sportive, i loro supporters milanesi e i media di maggior diffusione – per la gran parte, cassa di risonanza dei primi – , continuano a puntellare, mattone dopo mattone, col cemento della menzogna e la spatola dell’ “incompetenza”, le falsità avvizzite dell’estate infame.

Che tale atteggiamento, dati gli interessi in gioco, sia prevedibile da parte dei predetti soggetti, è superfluo rimarcarlo. Al contrario, ciò che da sempre allarma e sconcerta, è che non ci sia un altrettanto fuoco di sbarramento da parte di chi, in ultima analisi, dovrebbe avere maggior interesse ad ottenere delle risposte in tal senso. Mettendo da parte i corresponsabili – alla pari dei commedianti e commediografi che inventarono i processi farsa – della passata dirigenza di stampo transalpino, ritengo che anche gli attuali vertici societari non appaiano ancora integralmente convinti, o per lo meno non riescono a trasmetterlo all’esterno, di ottenere soddisfazione riguardo al torto sesquipedale subito nel 2006.

Le dichiarazioni sono state tante. Spesso veementi e pungenti. A.A., almeno a parole, è sembrato non volersi piegare alle logiche lobbistiche a cui il consanguineo e i suoi guro, invece, decisero di appecoronarsi. Però, allo stato, rispetto ad allora, nulla di veramente concreto è accaduto.

Pendono ricorsi amministrativi di cui, in verità, tutti immaginiamo l’esito finale, almeno fino a quando si rimarrà nell’alveo della sgangherata giustizia italiana. Dopo essere caduti nella trappola del patteggiamento, in seguito all’artefatto coinvolgimento di Conte nel calcio scommesse, è stata affrontata a muso duro la vacua giustizia sportiva; d’accordo! Ma con quali risultati?

Rimangono zampate a vuoto di un felino spaurito, piuttosto che vera e propria messa in pratica del famigerato “contro tutto e tutti”.

Di fronte, invece, ad opportunità più concrete per dimostrarsi realmente risoluti contro gli antijuventini di professione, abbiamo sempre abbassato la cresta (vedesi la farsa dei “trenta sul campo”) ovvero si è mantenuto un silenzio tombale (neanche un commento su quello che sta accadendo nel processo Telecom!).

Ebbene, speravo che queste fossero solo impressioni deviate di uno juventino accecato dalla passione, e che presto (oddio! “presto”, dopo sei anni, inizia a puzzare di eufemismo) avrei assistito ad atti concreti, oltre che a parole al vento. Ed ecco, finalmente, l’occasione giusta: la scadenza del mandato del presidente della FGCI. L’ennesima ricandidatura ed elezione plebiscitaria, alla guida del calcio italiano, di colui che dichiarò, in sostanza, il vergognoso “non possumus”, nonostante la tardiva relazione estiva dell’altro campione di equità, nonché velocista a corrente alternata, dott. Palazzi?

Qualcuno ha per caso sentito un solo spiffero di protesta provenire da Torino?? Un mugolio, un dito alzato? Io no. Ed allora?

Ne ero convinto negli anni della tragedia Cobollina; continuo a percepirlo in questi tempi di ritorno alla vittoria: nessuno in Corso G. Ferraris ha l’ intenzione di portare vera luce sulla peggiore vicenda della nostra gloriosa storia, mettendosi di traverso al potere costituito. Anzi, forse, c’è chi auspica che trofei e champagne offuschino definitivamente i ricordi dei tifosi. In fondo, cosa sono cento e passa anni di storia e passioni di fronte agli interessi aziendali, ai giochi di potere, alla Realpolitik e al dio denaro?
 
 
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