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          L'ANGOLO DEL TIFOSO
Articolo di Il Camaleonte del 13/03/2013 19:30:09
La fattoria degli animali
Chi non conosce il racconto allegorico di Giorgino Orwell? Sì, esso è nato come satira verso gli ideali di quel tempo, della rivoluzione russa nella fattispecie, ma, ripensandoci, qualcosa di allegorico anche dell’attuale realtà calcistica innegabilmente si riscontra.

La vicenda in sintesi: gli animali della fattoria, stufi di collaborare con l’uomo che li accudiva, lo cacciano, e dei ributtanti maiali antropomorfi ne prendono il posto, assoggettando e maltrattando tutte le altre bestiole, ma comportandosi peggio di coloro che, sostenevano, li padroneggiassero.

Per farla breve, un suino nominato Napoleon, bestiaccia priva di chioma, arrogante e presuntuosa, prendendo il dominio della fattoria, maltratta e ostacola tutti coloro che non intendono piegarsi ai suoi voleri dispotici.

Un altro porcello di spicco, tale Vecchio Maggiore, ritenuto in grande considerazione perché detentore insieme col primo di un certo potere, avendo meno fosforo e meno influenze politiche di Napoleon, dopo un breve ma intenso periodo di vacche grasse, (qui parlando di animali l’eufemismo è d’uopo,) vacche grasse che invece dei sette anni classici durano più o meno l’arco di tre anni… un triplete diremmo oggi; questo suinaccio, dicevamo, dopo aver ottenuto il contentino di un pastone più abbondante del solito, alla scadenza ricreativa, viene tolto di mezzo alle ciabatte, poiché tra Napoleon e lui, uno era di troppo, e il Porcello capo, vuole naturalmente continuare a regnare tra lo sfacelo più totale, benché tutti affermassero senza ritegno che dopo l’allontanamento forzato dell’uomo, le cose andavano ottimamente e la gestione della fattoria fosse più pulita e trasparente.

Tutto ciò anche se si procedeva inzaccherati tra il fango e il letame anarchico della fauna fattoriale.

È curioso constatare come il maialetto Minimus, che nel racconto di Orwell cantava le gesta di Napoleon, ingigantendone i meriti e tacendone difetti e prepotenze, rappresentasse e ricoprisse il ruolo dei media, i quali avevano il compito di far accettare il volere del Capo alle altre bestie, volenti o nolenti poco importava.

Nella fattoria della novella ci sono naturalmente le galline, le cui uova vengono destinate principalmente al dittatore, dei cani, che svolgono un compito poliziesco, forniscono alla bisogna aiutini e aiutoni, limitando il percorso individuale delle bestie; ci sono le pecore, che non contano un c…espo di lattuga, ma servono appunto per far numero e consentire il sopruso, (come si disputerebbero sennò i campionati, eh? Mica li si può giocare da soli, come nel 2006…)

…presenti pure cavalli e asini; forse un solo toro, ma di quelli che non infilzano più nessuno e che non li ammetterebbero nemmeno alla Corrida di Corrado, avendo le corna deboli e appiattite diventate ormai ornamentali.

Gli equini sono notoriamente bestie da soma o da trasporto, e gli ovini, agnelli eccetera, animali sacrificali da espiazione. Tutto ciò i porcelli lassù in alto lo sanno e ne approfittano.

Più giù, tra la mota e i rifiuti, trovansi ratti e conigli, subdoli e traditori, che il gran rosicare si contendono tra loro le briciole che il potere accorda ai più fedeli.

Orbene, sapete, tutte le bestiole, dapprima contente di essersi liberate dall’uomo, si avvidero infine che, nel cambio, ci avevano rimesso e perso la libertà… perché in fondo in fondo, sempre “sotto” stanno. A subire (leggi a brache calate). Prima per demeriti sportivi, poi, per manovre e sete di potere da parte del o dei boss che li signoreggiano.

Ma, essi, anziché parlare apertamente del supremo sopruso, per viltà, e per ingraziarsi il maialone capo, parlano male dell’uomo, la cui presenza però li nobilitava.

Dunque, tacendo sulle attuali angherie dell’attuale capoccia, trovano più comodo sfogare la loro pusillanimità sparlando e malignando dell’essere umano precedente.

Non so voi, ma io ci ho visto un’allegoria tra il calcio A.C. (Ante Calciopoli) e il d.C. (dopo Calciopoli)

Tuttavia quello che Orwell non aveva previsto era il ritorno nonostante tutto e tra mille difficoltà dell’uomo, che, nonostante fosse osteggiato da Minimus, la propaganda asservita, oltre che da Napoleon, bastonò sonoramente il turpe suinaccio pettinandogli la pelata con la carta vetrata, e poi (speriamo) rimise le cose a posto.

A quel punto il conto, anzi il CONTE cominciò a tornare. Perché, diciamolo “inter” nos, alla fine il conto, anzi il CONTe dovrebbe tornare sempre, guai se non lo facesse.

P.S. Interpretazioni e deduzioni che si discostino dalla presente, sono da intendersi come forzature e seg…atura mentale.
 
 
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