Che Calciolpoli (secondo la vulgata nazionale, Farsopoli secondo la maggior parte dei tifosi juventini) sia stata una guerra giudiziaria, mediatica, finanziaria e solo dopo – molto dopo – di politica calcistica, lo sanno anche i sassi. Che ogni guerra che si rispetti faccia vittime dirette e collaterali è altrettanto risaputo. Anche le cosiddette bombe intelligenti provocano vittime collaterali, figuriamoci una vicenda come Calciopoli (o Farsopoli). Il bersaglio era uno e uno solo (la Juventus), ma non sono stati risparmiati anche altri “obiettivi sensibili”. Ebbene, tra questi (cioè, tra le vittime collaterali di Calciopoli/Farsopoli) figura anche Claudio GENTILE.
A quei 2 o 3 che non sanno di chi si tratti è opportuno rispolverare la memoria. Grande difensore, indifferentemente terzino destro e sinistro, stopper e all'occorrenza mediano, per 10 anni colonna portante della Juventus del duo Trapattoni-Boniperti, con la cui maglia vince 6 scudetti, 2 Coppe Italia, 1 Coppa UEFA e 1 Coppa delle Coppe, prima di cedere alle lusinghe economiche della Fiorentina. Conclude la carriera nelle file del Piacenza. 71 presenze in nazionale (1 gol), 19° nella classifica di tutti i tempi, Campione del Mondo in Spagna nel 1982 (scusate se è poco), durante i quali si distingue per la ferrea marcatura “dedicata” ad assi del calibro di Zico e Maradona (scusate ancoira se è poco). Appese le scarpe al chiodo, diventa prima collaboratore del suo mentore Giovanni Trapattoni in Nazionale, poi allenatore dell'Under 21 con cui vince l' europeo del 2004 (5° ed ultimo vinto dall'Italia), nonchè una storica medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Atene dello stesso anno: era dal 1936 che la rappresentativa azzurra non saliva sul podio dei giochi olimpici (è rimasta a mani vuote nelle ultime 2 edizioni). Insomma un curriculum di tutto rispetto, anche da C,T., in grado di farlo concorrere per la panchina della Nazionale maggiore una volta posto il problema della successione.
Conclusi trionfalmente i Mondiali di Germania 2006, Marcello Lippi lascia la panchina azzurra. Logica vorrebbe che il selezionatore dell'Under 21 ne prenda il posto come è successo sovente nella storia della FIGC. Tanto più se si guarda alla positiva esperienza di Gentile con i giovani, in parte offuscata dalla brusca eliminazione nel girone di qualificazione della fase finale dell'europeo 2006. Insomma, niente può sbarrare la strada al vecchio ”Gheddafi” (così chiamato per essere nato Tripoli da coloni italiani): aziendalismo, fedeltà alla maglia azzurra, ottime referenze. In poche parole: il candidato perfetto. Gentile viene confermato a parole dall'allora commissario straordinario della FIGC Guido Rossi, nonché dal vice-presidente federale Demetrio Albertini. Forte di cotante rassicurazioni, Gentile rifiuta la panchina della Juventus che, travolta dal presunto scandalo Calciopoli, ha perso Capello ed è in fase di assestamento dopo il ciclone che l'ha investita. Invece, in pochi giorni, Gentile si ritrova disoccupato . La FIGC, infatti, con un clamoroso voltafaccia, decide di chiamare alla guida della nazionale maggiore Roberto Donadoni, e al timone dell'Under 21 Pierluigi Casiraghi. Entrambi fedelissimi di Albertini : Donadoni per essere stato suo compagno di squadra al Milan ed in Nazionale, Casiraghi solo in maglia azzurra (facevano parte dei 22 vice-campioni del Mondo a USA 1994). Peraltro i due nuovi C.T. vengono nominati piuttosto a sorpresa. Donadoni è reduce da un' esperienza senza infamia e senza lode in serie A sulla panchina del Livorno, Casiraghi (addirittura) proviene da Monza dove era coordinatore del settore giovanile (senza esperienza di campo).
In pochi giorni, dunque, il povero Gentile si trova senza panchina e per di più senza la possibilità di allenare la Juventus. Uno smacco totale, insomma. Perse queste grandi occasioni di lavoro, inizia un inspiegabile oblìo per il povero Gentile: nessuna squadra di serie A, B C o dilettantistica ricorre ai suoi servigi ed alla sua enorme esperienza. Come se fosse stato cancellato dall'albo degli allenatori o come se avesse deciso di cambiare mestiere. Impressionano le statistiche al riguardo: dalla stagione 2006-'07 (ossia da quella successiva al suo esonero dall'Under 21) hanno disputato il campionato di serie A e di serie B ben 132 squadre! Non sono mancate le matricole assolute: il Gallipoli, il Portogruaro, la Juve Stabia, la Virtus Lanciano, tanto per fare qualche esempio, mai affacciatesi prima nel cosiddetto “calcio che conta”. Ebbene, nessuna di queste squadre – al pari delle altre 128 - ha avvertito la necessità di ricorrere all'esperienza di un uomo come Claudio Gentile, gloria del calcio nostrano e tecnico di successo.
Il mitico “Gento” (altro soprannome) è stato semplicemente ignorato e al suo posto sono stati preferiti altri allenatori. Sono addirittura 173 quelli che si sono avvicendati sulle panchine delle squadre di cui sopra (calcolo aggiornato alle new entries di quest'estate) ! A fianco dei soliti noti – che si alternano alla guida delle squadre e che fanno ormai parte del “giro che conta” - è ruotata una varia umanità Ci sono state le guide in tandem (Gobbo-Pergolizzi e Lopez-Pulga), veri e propri “caneadi” (Giacomo Gattuso neanche parente del più famoso Gennaro, Gotti, Pea, Pala, De Pasquale, Magnani, Toscani, Boscaglia, Campedelli, Ammazzolorso, Brucato, Alessandrini, Nicola, Braghin, Magrini, Selighini -di cui Wikipedia non ha alcuna notizia !), ex onesti pedatori come Melis e Russo, trainer stranieri (Petkovic, Leonardo, Deschamps, Cuper, Mourinho, Mihajlovic, Benitez, Lui Enrique, Garcia), famosi calciatori che sono scomparsi dopo una breve apparizione (Costacurta e Balbo). Insomma di tutto, di più (o di meno, secondo i punti di vista).
Gentile è stato trattato come il peggiore degli appestati, uno da tenere il più lontano possibile dal mondo del calcio italiano alla cui gloria egli ha invece contribuito sia da calciatore che da tecnico. Un inspiegabile ostracismo che non ha uguali nella storia del calcio italiano – e forse non solo italiano- talmente assurdo da indurre a pensare male e ad essere dietrologi. Cosa può giustificare un simile boicottaggio? Forse il suo passato juventino? Il suo carattere duro che non faceva sconti a nessuno? Molti ricordano le liti con l'allora imberbe Cassano quando era suo allievo nell'Under 21. Poiché già in età giovanile il barese dava dimostrazioni delle sue (diciamo così) esuberanze, entrò in rotta di collisione con il C.T. L'apice dello scontro venne raggiunto quando, ripreso aspramente da Gentile durante un allenamento in cui mostrava scarso impegno, l'ex talento di Bari vecchia rispose in malo modo, disconoscendo l'autorità del C.T. (della serie: ma tu chi sei?). Gentile, allora, sciorinò il suo curriculum in azzurro e inserì tra le gemme la marcatura di Zico e Maradona durante i fatidici mondiali dell'82. A quel punto Cassano se ne uscì con queste parole: marcatura? Ma se gli hai strappato la maglia! Gentile lo cacciò dal campo e non lo convocò mai più. Non solo, ma non perse occasione di riprendere in pubblico l'allora ex talento di Bari vecchia, davanti a taccuini e telecamere: se non avesse cambiato registro non avrebbe avuto la carriera che le sue potenzialità facevano intuire. Parole profetiche, si potrebbe dire: col senno di poi non si può dire che Gentile avesse torto, anzi. Quante volte si è rimproverato a Cassano di avere dilapidato il suo fulgido talento in atteggiamenti sbagliati? Lui stesso, dopo molte maglie calcistiche indossate (7 in 13 anni, cioè una ogni 2 anni), non perde occasione di fare autocritica pensando a tutti i treni che ha perso per colpe sue da quando si è affacciato nel calcio professionistico.
Quale che sia il motivo che ha impedito (e che ancora impedisce) a Gentile di rientrare nel calcio italiano, la sua vicenda merita più di una riflessione. Nel frattempo, augurandogli di essere quanto prima “richiamato in servizio”, non possiamo che dargli tutta la nostra umana solidarietà. |