Appena giunta la notizia del passaggio di consegna dell’inter da Moratti a Thohir subito la gazzetta - listata a lutto - pubblica un editoriale rivolto al tifoso smarrito dell’inter. “La fine di un mondo ma non la fine del mondo”, con queste parole la cara penna di Andrea Monti tende a rassicurare il povero tifoso della seconda squadra di Milano, giù parole di miele nei confronti di un presidente tifoso, che a detta sua, si può amare o odiare, ma che anche per gli acerrimi nemici (Juventus) è da rispettare in quanto con lui si chiude “un grande romanzo di epica sportiva, roba vera”.
E a quest’ultimo concetto e soprattutto alla ricostruzione storica proposta dalla Gazzetta dello sport, a modo loro vincente, che voglio dedicare il mio umile ritratto (e chiaramente di parte) del presidente Moratti.
Di parte, chiaro, ma basandomi su dati non contestabili in quanto suffragati da fatti e avvenimenti purtroppo veri e inconfutabili, e soprattutto sanciti da sentenze sportive concluse con la tanto amata prescrizione. Prescrizione che per almeno gli ultimi vent’anni ha rappresentato lo Scudo dietro cui trincerarsi, che ne ha macchiato il vestito per tutti ma non per la Falsetta, pardon Gazzetta dello sport.
Se il mestiere del giornalista è quello di riportare i fatti in modo trasparente e neutrale senza farsi condizionare dal cuore allora ecco che La Gazzetta dello sport deve rivedere l’abbecedario della professione, perché ai chiari attacchi riportati alla Juventus nel salutare il presidente prescritto doveva almeno ricordare le sentenze che hanno sancito il lato scuro della sua beneamata.
E allora proviamo a rispondere alle illazioni per mezzo stampa con almeno due fatti realmente accaduti e passati sotto lo scudo della santa prescrizione.
Punto primo - la Falsetta dello sport a proposito del 5 maggio 2002 scrive:”Rivedendo certi episodi avversi di quell’avverso epilogo del torneo, ascoltando alcune voci su promesse arrivate negli spogliatoi dell’Olimpico, Moratti si convince che dietro la rimonta dei bianconeri ci sia stata una spinta arbitrale orchestrata da forze esterne. Quello che nel 1998 (Ronaldo- Iuliano) era solo un sospetto diventa una certezza: la Juve è aiutata. Il presidente della Roma, Sensi, lo conforta e gli propone un’alleanza politica in modo da riequilibrare la situazione di svantaggio nel Palazzo, Moratti è tentato ma poi si mantiene fedele alla partnership commerciale con Milan e Juve. Sensi si ritira deluso, Moratti non trova le prove degli oscuri traffici ai suoi danni, trova però ancora una volta la forza di ripartire. Nonostante una nuova delusione: Ronaldo, trattato come un figlio, seguito con affetto ed enorme disponibilità lungo il suo calvario, sceglie il Real Madrid. Il più prezioso della lunga collezione di gioielli nerazzurri non può essere più ammirato a San Siro. Morto un papa se ne fa un altro, il presidente non si ferma". Queste sono pure e meschine illazioni visto che nessuna sentenza ha sancito l’irregolarità di quella stagione, a differenza dello scandalo tutto italiano a tinte nere azzurre sui passaporti falsi per cui Recoba e Oriali sono costretti a patteggiare. Agli occhi di Andrea Monti e non è Illecito sportivo? “Il Gip del Tribunale di Udine, Giuseppe Lombardi, ha accolto la richiesta di patteggiamento dell'attaccante uruguayano dell'Inter, Alvaro Recoba, e di Gabriele Oriali, responsabile dell'area tecnica della società nerazzurra, infliggendo la pena di sei mesi di reclusione ciascuno (sostituita con una multa di 21.420 euro) per i reati di concorso in falso e ricettazione. I patteggiamenti sono stati definiti nell'ambito dell'inchiesta sulle procedure seguite per far diventare comunitari giocatori che invece, nella realtà, non avevano antenati in Europa”
Si sa in un momento cosi tragico è meglio tacere su certi fatti per non aumentare ancora di più lo smarrimento del tifoso dell’Inter.
Punto secondo - “Ma in estate, al termine del processo Calciopoli, la giustizia sportiva assegna a Moratti lo scudetto tolto alla Juve: il presidente lo considererà il più significativo della sua collezione privata proprio perché accerta il marcio da lui sospettato da tempo. E cioè che il calcio italiano ha «usato» per anni i suoi milioni spesi sul mercato per ricavare vantaggi economici salvo poi bidonarlo sul piano sportivo con una rete illecita di connivenze e alleanze. Chi lo definisce tuttora «lo scudetto di cartone» non ha mai voluto comprendere lo stato d’animo del presidente nerazzurro. Quel tricolore per lui è un indennizzo di inestimabile valore morale. Retrocessa in B e perciò costretta a cedere il suo asso, Ibrahimovic, proprio ai rivali milanesi, la Juve collabora alle nuove fortune interisti. Col cannoniere strappato ai bianconeri (22 milioni) e Roberto Mancini alla guida si può partire verso la gloria. Arrivano due scudetti sul campo e arriva pure… José Mourinho, l’uomo del destino". Anche qui la Falsetta dimentica volutamente un piccolo passaggio di questa lunga e (per noi) dolorosa vicenda: una Sentenza scritta da Stefano Palazzi, quel Procuratore Federale paladino della giustizia quando si tratta di mandarci in serie B, e diffamatore quando si tratta di condannare l’Inter per illecito sportivo. E allora per completezza di cronaca ricordiamo cosa scrive Palazzi nella sua relazione: «aveva una fitta rete di rapporti, stabili e protratti nel tempo, con entrambi i designatori arbitrali, Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto, fra i cui scopi emerge tra l'altro il fine di condizionare il settore arbitrale. [...] Alla luce dei principi posti dalla decisione della CAF (del 14 luglio 2006), va rilevato che la condotta del Facchetti appare presentare notevoli e molteplici profili di rilievo disciplinare. In questa trattazione specifica della posizione del Facchetti, è appena il caso di rilevare che la società Internazionale F.C. di Milano, oltre che essere interessata da condotte tenute dal proprio Presidente che, ad avviso di questa Procura federale, presentano una notevole rilevanza disciplinare per gli elementi obiettivamente emergenti dalla documentazione acquisita al presente procedimento, risulta essere, inoltre, l'unica società nei cui confronti possano, in ipotesi, derivare concrete conseguenze sul piano sportivo, anche se in via indiretta rispetto agli esiti del procedimento disciplinare, come già anticipato nella premessa del presente provvedimento e come si specificherà anche in seguito. Dalle carte in esame e, in particolare, dalle conversazioni oggetto di intercettazione telefonica, emerge l'esistenza di una fitta rete di rapporti, stabili e protratti nel tempo, intercorsi fra il Presidente della società Internazionale F.C., Giacinto FACCHETTI ed entrambi i designatori arbitrali, Paolo BERGAMO e Pierluigi PAIRETTO, fra i cui scopi emerge, fra l'altro, il fine di condizionare il settore arbitrale. 57 La suddetta finalità veniva perseguita sostanzialmente attraverso una frequente corrispondenza telefonica fra i soggetti menzionati, alla base della quale vi era un consolidato rapporto di amicizia, come evidenziato dal tenore particolarmente confidenziale delle conversazioni in atti...».
Traduzione: illecito sportivo e prescrizione pronta a respingere l’immonda condanna. Ma si sa, ogni tanto la memoria storica della falsetta va in tilt.
Giusto per amore del vero ho voluto puntualizzare alcune dimenticanze della rosea, ed è solo per rispetto del trapasso del presidentissimo che taccio su gli altri fatti oscuri della storia della beneamata, tipo il deferimento di Moratti per i contratti di Thiago Motta- Milito. Taccio sulla partecipazioni in prima persona del presidentissimo nel processo Telecom, o sui pedinamenti di Vieri ecc…
Taccio perché tante volte il silenzio urla più verità di quante volutamente se ne omettono, e in questo clima che rivolgo a Thohir un augurio per la nuova presidenza, con l’auspicio che possa scrivere una nuova storia sportiva, ma più pulita e coerente con i principi di lealtà sportiva fortemente in antitesi con la storia dei Moratti!
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