Quando nel 64 d.C. Nerone fece bruciare Roma incolpando la cristianità nascente, dalla terrazza del suo palazzo cantò, con l’abituale voce di somaro ragliante, la sua commozione di fronte alla città in fiamme che tanto "amava", circondato da un’accozzaglia di lacchè e tirapiedi inneggianti e plaudenti disposti a tutto pur di compiacere il loro padrone.
Oggi, 23 settembre 2013, sta accadendo la stessa cosa, solo che il padrone in questione è il non-plus-ultra dell’onesta disonestà che commenta commosso la cessione che “mai avrebbe voluto fare”e i giornalisti della gazzetta nerazzurra si commuovono facendo sulla rosea un resoconto esaltante delle nobili gesta di un eroe romantico dei navigli, alla caccia di pantegane e di falsi in bilancio.
Il presidente dell’Inter sembra essere tutt’altro che il paladino della giustizia, tutt'altro che un innamorato che ha speso così tanti soldi per contrastare le malefatte di un ex-capostazione così potente da costringerlo - seppur radiato e a 7 anni da farsopoli - a cedere il 70% della società nerazzurra per le conseguenze economiche del passato. Basta dare un’occhiata alle operazioni contabili attribuite alla beneamata & dintorni per capire che gli investimenti nell’italico calcio fatti da chi «non si può mandare in B per i passaporti» (Carraro dixit nel 2001) son stati positivi solo per chi ha finto di metterci “del suo” per poter truffare onestamente quello “dell’altro”:
● 2002-2003 - adesione al condono tombale dei precedenti “falsi in bilancio” offerto dalla Legge Tremonti (nessun condono richiesto dalla Juve);
● 2003-2004 - utilizzo della Legge Berlusconi – spalmaperdite - del 2003, per l'incredibile cifra di 319 milioni (la Juve non ha spalmato neanche un euro);
● 2004-2005 - finte plusvalenze di svariate decine di milioni fatte col Milan valutando giocatori della primavera al prezzo di Messi, cosa per cui è stato richiesto dalla Magistratura il rinvio a giudizio di Ghelfi e Galliani poi derubricato perché “il fatto non costituisce reato” (grazie alla depenalizzazione del falso in bilancio fatta approvare da Berlusconi). A motivo del deficit pareggiato con le suddette plusvalenze (patteggiate con Guido Rossi per una pizza e una birra durante farsopoli) l’Inter non avrebbe neanche potuto iscriversi al campionato 2005-06, quello del suo “trionfo di cartone”;
● 2005-06 - rivendita a se stessi del marchio Inter per più di 100 milioni;
●2006-07 - collocamento (ai danni piccoli risparmiatori) con l’entrata in borsa della azioni Saras valutate in prevendita 1 euro in più del loro effettivo valore, un’operazione che ha portato nelle casse della Saras-Inter circa 700 milioni di euro (anche in questo caso la Magistratura ha fatto richiesta di rinvio a giudizio per i dirigenti Saras, richiesta che è poi stata, ovviamente, derubricata per onestà, dato che tutta la colpa è stata data ai cattivoni dell’Advisor della JP Morgan, guarda caso la stessa banca che ha curato la truffa della Equity Swap orchestrata dalla Fiat di John Elkann che, come il suo socio meneghino, è uscito immacolato dalla vicenda).
Parliamoci chiaro: Massimo Moratti non ha ceduto l’Inter animato dal suo amore di dirigente-tifoso e tra sofferenze indicibili con l’intento di offrirle un avvenire migliore nelle mani di chi ha più mezzi finanziari, ma per due altri motivi:
1) suo fratello Gian Marco - il vero dirigente della Saras, dopo avergli comprato l’Inter per far si che Massimo si trastullasse con suo giocattolo standosene per la maggior parte del tempo lontano dagli affari, vista la sua innata capacità di rovinare tutto (e la gestione dell’Inter ne è un esempio evidente) - gli ha detto che, dati gli attuali tempi di crisi, da ora in avanti non avrebbe più scucito un euro per i suoi capricci
2) il fair-play finanziario imposto dall’Uefa per la partecipazione alle coppe europee richiede la stesura di bilanci in cui non vi sia l’approvazione apposta a occhi chiusi da presidenti della Federcalcio unti dalla sponsorizzazione Serie A Tim e da membri della Caovisoc che, allo stesso tempo, ricoprivano anche il ruolo di commissari calciopoliani alla Guido Rossi.
Ci sarebbe ancora molto da dire su questo galantuomo ma, poiché sono cose ben note a tutti, voglio solo aggiungere una delucidazione su una delle tante inesattezze di “chi nasce interista”comparse sulla gazzetta, che mi ha spinto a scrivere queste mie righe di sdegno: «Il presidente della Roma, Sensi, gli propone un’alleanza politica in modo da riequilibrare la situazione di svantaggio nel Palazzo, Moratti è tentato ma poi si mantiene fedele alla partnership commerciale con Milan e Juve. Sensi si ritira deluso». Ma quale delusione, ma quale ritiro del presidente giallorosso?! L’alleanza Sensi - Moratti per il controllo del calcio in Italia non solo è stata siglata al termine del campionato 1997-98 (quello del “rigore di Ronaldo, netto ed evidente come “er go’ de Turone” taroccato da una falsa moviola), ma è stata una dei capisaldi della genesi di farsopoli, coadiuvata in seguito dalla proprietà della Juve dopo la morte dei due ultimi grandi Agnelli, Gianni e Umberto, perché quelli attuali sembrano solo degli “agnellini” di colore roseo.
Per non dilungarmi troppo, indicherò solo alcuni brevi capisaldi di questa alleanza, tanto per rinfrescare la memoria di chi - come i lacchè di Nerone - considera melodie i ragli degli asini e valuta l’onestà in base ai colori delle maglie:
1) nell’estate del 1998, quella successiva al campionato del “rigore di Ronaldo”, viene mandato avanti Zeman, allenatore della Roma di Sensi, per scatenare una crociata anti-doping nel calcio e…
2) …dare adito a Guariniello di aprire un’immediata inchiesta sulle analisi svolte nei laboratori federali dell’Acqua Acetosa, che ha come primo scopo non la Juventus (che sarebbe stata lo step successivo) ma quello di mettere in difficoltà il presidente della Figc Luciano Nizzola, causarne le dimissioni (richiesta espressa a gran voce dai giornali di Sensi e Moratti, che sbraitano più di tutti accusandolo di negligenza) e far nominare al suo posto in qualità di commissario straordinario della Federcalcio il presidente del Coni (ed ex-presidente giallorosso) Gianni Petrucci (22-12-2000), sulla cui posizione super-partes penso non ci sia altro da aggiungere se non “basta la parola” alludendo a un famoso lassativo.
3) Franco Sensi aveva da poco nominato DS della Roma il signor Franco Baldini, lasciando perplesso tutto il mondo giallorosso vista la scarsissima esperienza calcistica del “ti faccio io il ribaltone”; ma non era l’esperienza calcistica che interessava a Sensi, quanto piuttosto l’abilità di intrallazzatore di Baldini, per cui al presidente della Roma occorreva un protettore in alto loco e l’alleato Gianni Petrucci a capo della Figc era una vera garanzia;
4) grazie alla sua protezione, infatti, il duo Sensi-Baldini ha regalato (Natale 1999) in gran segreto Rolex d’oro agli arbitri di mezza Italia, imitato subito dal loro alleato nerazzurro che ha fatto pervenire alle giacchette nere elettrostimolatori muscolari di gran valore; e quando sono stati scoperti è bastato l’intervento di Petrucci per insabbiare tutto;
5) idem con patate in merito ai falsi passaporti che Baldini aveva ottenuto per vari giocatori della Roma e insegnato a Oriali come farlo per Recoba;
6) infatti, scoperto l’inganno, è subito entrato in azione Petrucci che - avvalendosi del parere “pro veritate” fornitogli da Vincenzo Caianiello (all’epoca presidente della Corte Costituzionale) - ha concordato col presidente della Corte Federale, Andrea Manzella, di non punire nessuno in attesa dei giudizi della magistratura (come dire: aspettiamo l’esito del processo di Napoli prima di condannare la Juve per farsopoli), trovando un valido alleato in Franco Carraro, neo eletto presidente giallorosso-nerazzurro della Figc (28-12-2001) grazie all’aumento della sponsorizzazione della Telecom/Tim operato da Tronchetti-Provera (la Telecom/Tim era sponsor dei campionati di serie A e B e della Coppa Italia sin dal 1998-99 ma, con l’acquisizione della compagnia telefonica da parte di Tronchetti-Provera nel 2001 - favorita dagli intrallazzi politici del solito Guido Rossi - la suddetta sponsorizzazione è stata prolungata da 5 a 10 anni e l’irrisoria cifra iniziale aumentata a 60 milioni di euro).
Come si può notare, quindi, l’alleanza Moratti-Sensi è stata ben altra cosa da quello che sostengono i neroniani della gazzetta nerazzurra e se le vittorie di questa associazione non si sono quasi mai tradotte sul campo nel pre-calciopoli è solo perché - una volta arato il campo - bisogna anche saperlo seminare correttamente, e la “semina” effettuata con giocatori e allenatori di palese mediocrità non poteva portare che ai lamenti di chi incolpa tutto e tutti dei propri fallimenti tranne che la propria incapacità.
Se Moggi si fosse macchiato di un quarto delle azioni disoneste che vengono attribuite all’entourage della seconda squadra di Milano, il sentimento popolare istigato dalla rosea si sarebbe riversato in massa nelle strade per richiedere l’ergastolo per il nostro grande ex-DS da scontare in Siberia, e non si sarebbe certo affaticata a inventarsi elogi e celebrazioni.
Solo i defunti e i veri potenti vengono sempre e comunque incensati di santa onestà, mentre chi non può far altro che subire questo potere può venire condannato anche senza prove per “illecito strutturato” e “pericolo di tentativo” tra le acclamazioni di giubilo dei paladini della giustizia prezzolata.
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