Si rincorrono sempre più insistenti le voci sulla possibile cessione del nostro gioiello francese, Paul Pogba, un ventenne che sta regalando sprazzi di calcio spettacolo in Italia ed in Europa. Come al solito le cifre sono strabilianti, e i club interessati sono sempre gli stessi.
Se la faccenda la si considera sotto il profilo puramente economico: “businnes is businnes”. Di fronte a cifre da capogiro come quelle che circolano da tempo, ci sarebbe poco da discutere. Certo, al contempo, sempre cercando di fare i manager della domenica, se la Juve avesse la lungimiranza di tenere il ragazzo per un altro paio di anni probabilmente il suo valore schizzerebbe alle stelle. Se un Bale a 24 anni è costato 100, quanto potrà costare a 22 questo splendido “colored” che il Manchester si è fatto ingenuamente scappare senza colpo ferire?
Non ci vuole Adam Smith per capire quale affare potrebbe rappresentare per la Juve Paul tra qualche anno se solo avesse la forza di trattenerlo il più possibile, anche al netto dello “stipendione” che sarebbe presto costretta a sborsare per frenare i bollenti spiriti del caustico Raiola (peggior procuratore, per la Juve ovviamente, non poteva capitare!).
Certo, sempre citando l’insigne economista, nel lungo periodo saremo tutti morti, tuttavia si tratterebbe di pochi anni che potrebbero rivelarsi estremamente proficui in termini di risultati sportivi ed economici per il nostro amato club.
Epperò…c’è sempre un però! Qualcuno si sta azzardando a paragonare la Juve che vendette Zidane con questa Juve, nello stolto tentativo di trovare analogie che giustifichino, anche sotto il profilo tecnico, un’operazione che sarebbe in ogni caso sportivamente catastrofica.
Mai cazzata fu più vera. Vendere un grandissimo per comprarne altri tre un po’ meno grandi – giusto per non portare il discorso per le lunghe, in quanto in quel caso i “meno” grandi erano tra i tre più forti al mondo nei rispettivi ruoli – funziona quando l’ossatura della squadra è composta da campioni conclamati di livello internazionale, non certo quando la media è quella di un ottavo di Champions raggiunto per il rotto della cuffia (sono un inguaribile ottimista!).
La Juve di oggi ha un disperato bisogno di grandi campioni. Tanto è vero che si aggrappa ancora ad ultratrentenni senza i quali, con ogni probabilità, non avrebbe vinto neanche lo scudetto.
Se si iniziasse a far partire a cuor leggero i Pogba, e poi i Vidal, e immediatamente dopo i Conte, e così via tutti quelli che, malauguratamente, dovessero dimostrarsi di un livello nettamente superiore alla media, si porrebbe una pietra tombale su ogni ambizione internazionale, per non dire sul futuro stesso della nostra gloriosa società, accettando in maniera definitiva di vivacchiare in una prospettiva nazionale che, peraltro, tanto ci ha tolto in questi anni.
Se questo è il reale orizzonte che la nostra attuale proprietà ci offre – e vendere Pogba da subito ne sarebbe un segno inequivocabile – allora sarebbe il caso che gli epigoni dell’avvocato iniziassero seriamente a pensare di cercare partner danarosi se non addirittura di vendere l’asset sportivo e lasciare che anche da noi sbarchi l’emiro di turno, pronto a spendere quanto il calcio moderno e il nostro grande blasone richiederebbe.
E' vero che la Juve, anche ai tempi di Moggi, non ha mai speso cifre assurde per assicurarsi i campioni. Quella era una società che faceva impresa nel calcio come mai nessuno nell'ambiente, mentre altri gettavano soldi nel cesso, facendo ridere l'Italia e l'Europa, i nostri riuscivano a coniugare meravigliosamente una gestione oculata con il successo sportivo.
Ma è altrettanto vero che quella squadra non vendeva con facilità i campioni che riusciva a portare a Torino, costruendo così rose fortissime, fatte di atleti di livello eccelso.
Oggi le capacità manageriali dei nostri ottimi uomini di mercato sarebbero del tutto vanificate qualora colpi alla Vidal e, soprattutto, alla Pogba non servissero a costruire un club voglioso di tornare e rimanere nell'empireo del calcio che conta, come pretenderebbe la storia bianconera.
Quale tifoso della Juve è disposto a primeggiare per dieci e passa anni soltanto nel nostro campionato, privandosi del tutto della speranza, almeno ogni due-tre anni, di arrivare ad una finale di Chamipons?
Per quanto tempo saremo disposti a sopportare – parlo ovviamente per i nati prima del 2006, che rimangono la stragrande maggioranza del popolo bianconero – di giocare contro squadre come PSG o Manchester City, per non arrivare a Barca e Bayern, non ad armi pari ma come squallide vittime sacrificali?
Insomma, quando ci verrà detto, al di là dello stadio nuovo, del presunto stile Juve, delle false intenzioni su Farsopoli, quali siano le reali prospettive della F.C. Juventus e della sua storica proprietà da qui a dieci anni?
In parte, per chi sa leggere tra le righe e non si lascia abbagliare dalle facili vittorie casalinghe, il discorso dovrebbe essere abbastanza chiaro.
E allora, ripeto, perché i nostri non cercano seriamente il modo di portare a Torino capitali seri e investitori facoltosi?
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