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          L'ANGOLO DEL TIFOSO
Articolo di BeppeBio del 18/12/2013 20:19:43
OLTRE IL FONDO PIU' FONDO
Avendo una conoscenza di alto livello nella sezione amministrativa del Tribunale di Napoli, è da tempo che so che Moggi non avrebbe avuto scampo nelle varie fasi del processo di farsopoli.
Infatti, il personale del Tribunale di Napoli è perfettamente a conoscenza di quelle che sono e sono state le “voci di corridoio” in proposito, poi puntualmente verificatesi in aula.
«Neppure se gli ideatori di farsopoli confessassero in pubblico le loro colpe, la sentenza per Moggi sarebbe di assoluzione. La decisione della sua condanna è già stata presa, e viene dall’alto».Così si è espressa la mia conoscenza partenopea, quando gli ho chiesto cosa ne pensava delle “intercettazioni nascoste” che stavano uscendo alla luce nella primavera del 2010.
E che questo “dall’alto” fosse veramente molto in alto è ormai chiaro a tutte le persone diversamente oneste dall’onestà prescritta, dato che farsopoli non è nata a partire da un’inchiesta spontanea della Magistratura o della Federcalcio, ma è stata ideata e diretta da una serie di personaggi che hanno trasformato un’indagine illegale e privata (che non aveva dato frutto alcuno) in una pubblica inchiesta penale.
Chi siano questi personaggi facenti parte di quel «gruppo di potere al cui confronto noi siamo l’armata Brancaleone» (intercettazione Carraro - Moggi del 3 febbraio 2005) in grado di recitare un ruolo determinante nell’economia e nella politica del nostro Paese non è dato di saperlo con certezza.
Tuttavia, come sostengono gli investigatori alla ricerca della verità (e quindi, non Auricchio e i 12 dell’off-side), è seguendo il flusso del denaro che si arriva a individuare il colpevole.
E poiché “nulla pecunia” è entrata né direttamente né indirettamente nelle tasche degli inesistenti cupolari, è ovvio che non è in mezzo a loro che si deve cercare il burattinaio che tira le fila del calcio nostrano.
Invece di denaro ne è scorso a fiumi per truccare bilanci, Tim-sponsorizzare lacchè federali e ungere servi mediatici, proprio come né è scorso a fiumi per salvare la Fiat dal fallimento grazie a un’operazione di Equity Swap, messa a punto nel 2005 dalla stessa banca (JP Morgan) con cui i piccoli azionisti della Saras verranno poi truffati per 700 milioni euro con l’entrata in Borsa dell’azienda petrolifera nel 2006.
E seguendo il flusso del denaro, sono due i poli di potere principali responsabili di farsopoli:
1) Moratti - Tronchetti Provera, che avrebbero continuato a vincere solo alla play-station, se la Juve restava in circolazione;
2) John Elkann - Montezemolo, che stavano per perdere il controllo della Juve di Giraudo, Moggi e Andrea & Allegra Agnelli, ormai a un passo dallo staccarsi dall’Ifil (oggi Exor) e costituire un polo autonomo e indipendente, com’era nei progetti di Umberto e Giovanni (che aveva lasciato la Fiat agli Elkann).
E così, dall’accordo di convenienza contratto da questi due poli di potere (e con gli enormi appoggi politici di cui disponevano) è stata partorita farsopoli, che ha ovviamente richiesto la partecipazione attiva di mass media, agenti e magistrati ben istruiti in proposito, ma di quelli Massimo e John ne avevano in abbondanza e quindi… Inizialmente, utilizzando le intercettazioni contraffatte di Tavaroli (come confermato nel Processo Telecom da Fabio Ghioni, capo del Tiger Team) e le menzogne di Nucini, nel novembre 2004 l’accoppiata auto / petrolio & gomme aveva deciso di affidare l’inchiesta-farsa alla Boccassini ma poi, di fronte alla labilità delle accuse degne solo di scherzi a parte, si è deciso di agire diversamente.
Infatti, la Boccassini non poteva certo garantire con simili “non-prove” il successo in aula e, quindi, chiuso il caso con il famoso Modello 45 che nessuno può vedere, è stato richiesto l’intervento della Procura di Napoli che - come dichiarato al CSM dalla tre volte ricusata Teresa Casoria - teneva sotto scacco il Tribunale del capoluogo partenopeo e, con le buone o con le cattive, poteva «far desistere» chi non si atteneva alle sue richieste.
Il problema era come collegare la Procura di Napoli - dove i PM Narducci e Beatrice stavano indagando sul calcio scommesse partenopeo - a Moggi, i cui “reati calcistici” erano già stati archiviati dalla Procura di Torino, cui sarebbe spettata la territorialità di una nuova inchiesta a carico degli stessi presunti reati.
Come fare senza destare sospetti ed evitare richieste di trasferimento del processo? Semplice: approfittando delle dichiarazioni di Dal Cin alla Procura Federale del 5 giugno 2004 in cui, nell’ambito di un’inchiesta sul calcio sommesse, riferiva di una fantomatica “combriccola romana di arbitri” agli ordini di Moggi. Inizialmente l’inchiesta contro il nostro DS ha preso il via a Roma (che già stava indagando sulla Gea World) e, quindi, è stata passata a Napoli, dove i degustatori di caffè con Moratti non si son fatti scrupoli di rovinare tanta gente innocente per obbedire ai padroni, mettendo il Tribunale nelle condizione di non poter opporsi a dei diktat del nord altolocati e, soprattutto, concordi
E così è venuta fuori prima la condanna di Moggi per “pericolo di tentativo” e ieri quella della vergogna assoluta. Siamo al 70° posto come libertà di stampa, ma come giustizia siamo ancora più indietro…
Inutile prendersela con i giudici del Tribunale di Napoli per la loro scandalosa sentenza: non han fatto altro che adeguarsi, probabilmente con le lacrime agli occhi sapendo di condannare degli innocenti (sembrava quasi non volessero uscire a pronunciare la sentenza) ma senza poterlo evitare.
Però almeno non continuiamo a sparar le solite cazzate sulle sentenze che si accettano; queste sentenze si possono solo vomitare, perché già scritte al momento di dare il via all’inchiesta («a noi l’Inter non interessa») e non confutabili in alcun Tribunale Italiano, qualunque prova si porti a discapito.
Inutile farsi illusioni: Moggi non avrà scampo neppure in Cassazione.

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