“Fratelli di gradinata” illuminante saggio sull’esperienza accanto al tifo ultrà, scritto con lucidità e saggezza da Rossella Sereno, tifosa bianconera in “Curva Scirea” a Torino dal 1999 e dottore in “Comunicazione Multimediale e di massa”. Luogo comune abitualmente di casa nelle conversazioni dei salotti “bene” e nei bar, inzuppando i biscottini e sorseggiando i caffè: “Gli ultras sono tutti delinquenti”. Quante volte c’è capitato di ascoltarlo? Da parenti, colleghi, amici. Magari in alcune circostanze di pensarlo noi. Per conto mio ho sempre cercato di sforzarmi di pensare uomo a uomo, mai per categoria. Me l’ha insegnato l’amore per l’eccezione e l’odio per le mode in voga, il bisogno recondito di elevarmi dalla banalità del facile giudizio di comodo e di branco. Studiare, conoscere, comprendere sempre, tutto. Rossella ha scritto un capolavoro di questo nuovo genere letterario, con la sua naturale semplicità e umiltà, proprio quella che si apprezza soltanto nei grandi e che t’irradia a distanza… Uno stile pulito, esattamente rispondente alla sua persona, efficace e scevro da ridondanze lessicali che arriva al punto con saggezza, frutto di studi di sociologia, ma anche di un’autentica esperienza diretta nel campo che umilia i bracconieri sportivi del “sentito dire”. Leggendolo ne viene fuori un quadro complesso, ricco di emozioni e contraddizioni proprie di una curva di tifosi “organizzati”, ma senza pontificare un dogma blasfemo sostenendo una perfezione fuori dalla realtà e che non potrà mai esistere in nessuna militanza del genere umano. Si scopre il volto umano di chi è solitamente immaginato “la bestia”, la tenerezza di un gesto di condivisione in quelle interminabili trasferte in pullman. Lo spezzare in fraternità del pane e salame, come un’eucarestia profana, ma equamente nobile e generosa. Si scoprirà addirittura che un autentico ultrà è fedele ad un codice di onore per cui non attaccherà mai un altro tifoso comune, ma solo un altro ultrà o peggio ancora famiglie di tifosi avversari come gli Inglesi all’Heysel… Ma chi sono veramente gli ultras? Lo sappiamo con certezza? Forse ce l’hanno raccontato male o con eccessiva sicumera, forse ce li siamo costruiti in testa noi in un certo modo. Leggiamoci “Fratelli di gradinata” perché è la verità di chi è fra loro sempre, nella buona e nella cattiva sorte, conservando nonostante tutto l’autonomia mentale senza sentirsi un modello, né un pupazzo cui scucire la bocca in un coro. Rossella Sereno scioglie dubbi e preconcetti, ma snocciola con onestà intellettuale anche negatività storiche di alcune vicende e frange di ultras. Affronta coraggiosamente anche le contraddizioni di un’appartenenza distinguendo bene l’amore dal reato a differenza del pensiero comune perbenista nel quale la fusione è d’obbligo. In realtà ha proprio ragione Massimo Fini: “Gli ultras sono gli ultimi romantici del calcio”. Una provocazione? No. Un dato di fatto. Sono quelli dell’amore cieco e sordo per una maglia che può aver vinto tutto, molto poco o addirittura nulla, abbracciati a cantare e saltare sotto la neve o il sole, quelli che smarriscono la voce in uno stadio lontano mille chilometri da casa, che investono tempo, risorse ed affetti al seguito di una passione. Puoi condannarli, attorniati dalle losche trame del profitto del nuovo calcio delle televisioni e delle borse che si beffa della loro identità e presenza e che li considera al pari di una clientela da spremere ignorando una crisi che li rende sempre più poveri? E mentre la partita è già vinta o irrimediabilmente perduta e il settore delle tribune sfolla in anticipo sul triplice fischio di chiusura, loro restano là, come sentinelle ad attendere l’aurora o l’inferno, fedeli al loro sentimento, a quel tatuaggio indelebile come le emozioni più forti alle quali non si deve rinunciare. In questo saggio si leggono anche le testimonianze senza censura di molti “fratelli di gradinata” di Rossella, ai quali ha offerto parola generosamente, spezzando con loro anche questo pane un po’ raffermo di tradizione in tempi traditori di valori ed esempi che mischiano il bene al male, che fanno un fascio di tutte le erbe. Rossella anche in questo caso non usa la falce, ma il setaccio e sa perfettamente discernere, nonostante l’appartenenza. Nessuna morale da chi detesta i moralismi, ma anche denuncia aperta alle lame e a chi usandole ha violato il medesimo codice ultrà che le giudica “infami”. Sia d’esempio a quanti scrivono con la tessera di un partito in tasca, la sciarpa di una squadra al collo, l’assegno che tacita la coscienza in un cassetto di redazione. Morale della favola? C’è tanta poesia anche in una curva e il prossimo tuo è anche un ultrà e se non vuoi fare parte del coro assordante dell’umanità “cazzo ci stai affà”? 12 dicembre 2013 Domenico Laudadio Fonte: www.saladellamemoriaheysel.it |