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          L'ANGOLO DEL TIFOSO
Articolo di Stefano Bianchi del 04/02/2014 14:20:20
Juventus-Inter: solo 3 a 1
2 febbraio 2014, dopo il posticipo: l’Inter ha ventisei punti di distacco dalla Juve, diciassette dalla Roma (perché non ha ancora giocato col Parma), undici dal Napoli e due dal Verona. L’Inter è quella grande squadra che va a Torino con nove uomini in difesa e con quel povero Palacio solo soletto là davanti, sperando nella Bonucciata domenicale. Grande allenatore quel Mazzarri, annichilito da almeno un’ora di gran calcio, in quello Juventus Stadium che per lui continua a suonare a morto. Certo, se vai a Torino e ti metti a giocare nei tuoi ultimi trenta metri, hai voglia di densità, ma vuoi che non ci scappi il golletto, nonostante uno strepitoso Handanovic? Infatti, c’è scappato, ed era tutto meno che un golletto, con Pirlo nei panni di Pirlo e Lichtsteiner nei panni di Bettega. Ma in quel primo tempo, a noi mancano almeno un altro paio di reti, un rigore ed un mancato rosso.
Non che Mazzarri abbia sbagliato la partita: lui è un contropiedista DOC, lo era a Napoli, Moratti forse non se n’era accorto. O forse pensava di avere una difesa come quella di suo padre Angelo (che poi di punta aveva Jair e Mazzola, non Palacio ed il sosia di Milito). Mazzarri (e tutta l’Inter, Tohir compreso) non hanno sbagliato la partita: hanno sbagliato il campionato! E siccome non sanno perdere, nonostante un propedeutico periodo circa ventennale interrotto solo dal “nostro” Trapattoni, per provare a vincere possono fare in due modi, che comunque portano entrambi alla costruzione di una squadra di calcio organica e non ad un insieme di raccattati. Il metodo è già di loro conoscenza e non comprende la scelta di dirigenti capaci cui delegare l’incarico. Viste le note ed antiche cointeressenze tra azionisti bauscia ed azionisti-dirigenti (ex) di compagnie telefoniche, potrebbero intercettare Marotta per capire come fare mercato (e anche Marotta dovrebbe provvedersi di SIM svizzere per non essere spiato). Oppure scatenare un’altra Farsopoli (ma stavolta le complicità parrebbero più difficili da reperire) per poi acquistare Llorente, Tevez e Vidal a prezzi stracciati. In questo senso, gli Inter-cettatori hanno già disposizione, ma la faranno giustamente sparire, solo la telefonata di Branchia all’arbitro Rokki, in cui si chiede di non fischiare rigore per i falli di Rolando sui Llorente e non espellere Kuzmanovic quando tenta di troncare una gamba a Vidal. Questo perché l’Inter, che ha consulenti per tutto, ha anche un mago che, pur prevedendo le azioni in campo, non riesce a prevedere il risultato finale (se era un mago bravo, lavorava da un’altra parte).
Peccato che il nostro Moggi si sia preso un periodo sabbatico prolungato: intercettarlo ora, per cercare di capire qualcosa di calcio, porterebbe solo a sapere la marca dei formaggini e quanti panini ordina per telefono alla bottega di Monticiano. Altrimenti, gli Inter-cettatori avrebbero saputo, visto che da soli non se ne accorgono, di avere in rosa quarantadue trequartisti e tre punte sole, alquanto malandate od in compagnia di Gloria Swanson, sul viale del tramonto. Per cui, quando Branca, in un attimo di sobrietà (Bran-ca-men-ta!) ha pensato di cambiare un trequartista (Guarin) con un centravanti (Vucinic), la nuova diligenza (sarebbe dirigenza, con la elle all’indonesiana), avveduta e non succube della curva, ha bloccato lo scambio. Per poi, naturalmente comprare una prima punta vera come ... Hernanes. Così, con Icardi sempre alle panche, Milito da prepensionamento e Palacio che non ci prende (esattamente come suo parente Palazzi con le sentenze sportive), la rosa dell’Inter, così assortita, così piena di gente in salute e di esordienti come Zanetti, pare quasi un crisantemo.
Nel dopo partita, Mazzarri ha detto che la sua squadra ha giocato discretamente: ma chi è il suo oculista? Il suo bla-bla è un fastidioso arrampicarsi sugli specchi, il contrario di Conte, che invece parla poco, ma in compenso allena. Mazzarri oltre a non saper preparare le partite, non ha nemmeno il coraggio di ammettere che ha confezionato il solito pacchetto del palla lunga e pedalare. Avesse per lo meno la dignità di dire: siamo una squadra di mrd, siamo andati a Torino per giocarcela in contropiede perché non avevamo la possibilità di giocarcela ad armi pari ed abbiamo giustamente perso perché ci hanno preso a pallonate finché han voluto. Lui no: “Abbiamo giocato discretamente e se Palacio, e se ... e se ... e se ...”. Mazzarri è un mancato seguace di Shel Shapiro, che non è un santone, ma quello che, con Robert al basso, Johnny alla chitarra e Mike alla batteria (the Rokes), cantava “Bisogna saper perdere”. Bisogna che gli mandi il vinile.

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