Poche ore dopo che il triplice fischio dell'arbitro Rizzoli aveva posto fine al derby della mole, l'intero Paese, al netto della tifoseria juventina e dei pochi che non seguono il calcio, era attraversato da fremiti di sdegno e di indignazione. In tutte le televisioni, da quelle nazionalpopolari a quelle locali, sono volate parole forti: "Basta!! Non ci lasceremo prendere in giro ancora una volta!!! E' una truffa!!! Ci vuole il carcere, ladri ladri!!! ecc." A Roma è tracimata la cloaca massima, al seguito degli arruffapopolo di professione, come l'avv. Taormina, il disonorevole Cento e della new entry molto disonorevole Miccoli, fiancheggiati dagli esponenti della stampa capitolina e non, hanno chiamato a raccolta il popolo nelle piazze, incitandolo alla ribellione.
Tutto ciò, non perché si fosse scoperto il sistema delle tangenti negli appalti della sanità e neppure perché si fossero scoperti i meccanismi che hanno portato alla dilapidazione del denaro pubblico. Nulla di tutto questo. Era soltanto successo che, in una partita di calcio, la squadra che per tutta la partita si era difesa meritando di perdere, mettendo il naso nell'area avversaria a dieci minuti dalla fine, reclamava un rigore per un lieve contatto in area subito da un proprio giocatore.
Il rigore ci stava senz'altro e faceva il paio con un altro non concesso poco prima alla squadra di casa. Pari e patta direte voi? Neanche per idea!!! E' una truffa, devono intervenire i carabinieri, il governo non ancora insediato deve fermare subito questo scempio (ossia la Juve).
Come al solito,
la società destinataria di tutte queste contumelie non ha nulla da dichiarare, non intende fare nulla a tutela della propria onorabilità, non intende procedere con querele, con denunce, né con dichiarazioni ufficiali. Tace. Forse si aspetta che ancora una volta sia Conte a metterci la faccia e a difendere l'onorabilità della sua squadra e del suo lavoro, esponendosi oltre quello che il suo ruolo imporrebbe e lasciandolo come al solito a fare da bersaglio come San Sebastiano. Oppure si resta in attesa che la canea montante getti le basi per creare da capo il clima giusto per una nuova calciopoli, cosìcché ci possano revocare anche questi altri scudetti.
Occhio signori, nel giro di meno di dieci anni, dal 1999 al 2006, di scudetti ce ne hanno già tolti 4. I due sotto la guida di Ancelotti e quelli di Capello, i primi due con i magheggi sul campo e gli altri a tavolino per opera di Guido Rossi. Le vittorie delle Juve non sono tollerate e la società è latitante.
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