Dedico questo pezzo a chi ancora m’infastidisce col presunto rigore Ronaldo-Iuliano, a chi crede che Calciopoli sia stato un atto di giustizia vera e a chi è convinto che “Stile Inter” sia sinonimo d’onestà e signorilità.
Il 24 aprile 1910 termina il primo campionato a girone unico. La Pro Vercelli, dopo un buon inizio, si fa raggiungere dall’Inter, rendendo necessario lo spareggio. La FIGC “sbagliò”, fissando la data in contemporanea con l’amichevole della Nazionale militare, prevalentemente costituita da giocatori della Pro Vercelli. Il presidente dei piemontesi chiese lo spostamento della gara: l’Inter, rifiutò e la FIGC confermò la data dell’incontro. Contro i titolari dell’Inter, la Pro Vercelli schierò una squadra d’undicenni: finì 10 a 3 e l’Inter vinse il suo primo scudetto. Vale la pena di ricordare l’iniziatore della stirpe dei presidenti galantuomini: Carlo De Medici.
Nella stagione 1921/22, l’assegnazione dello scudetto avviene dopo lo spareggio tra le vincenti dei due gironi A e B della Lega Nord e la vincente del campionato della Lega Sud. Nei Gironi della Lega Nord vincono, rispettivamente, Pro Vercelli e Genoa, mentre Vicenza e Inter retrocedono direttamente in Seconda Divisione, la Serie B di allora. A giochi fatti, sono introdotti play-out al posto delle retrocessioni dirette, così il Venezia va in Serie B al posto dei nerazzurri. Come si vede,
è assolutamente falso che l’Inter non sia mai retrocessa: è retrocessa eccome, ma in Serie B ci ha giocato il Venezia al suo posto.
Campionato 1960/61, Fiorentina-Inter. Per la nota amicizia tra Moratti e Lo Bello, l’arbitro di Siracusa assegna all’Inter due rigori superfasulli in due minuti: un record mondiale. Il primo rigore è fallito e la Viola resta in vantaggio 1 a 0. Un gigliato, prima della ripresa del gioco, dà una tiratina di maglia a un interista, dicendo ironico: "Se era rigore quello, allora è rigore anche questo!". E Lo Bello: "Esatto!”. E regala il secondo rigore per l’1 a 1 definitivo. Uscì vivo dallo stadio solo per la presenza d’ingenti forze di polizia.
Campionato 1960/61, Juventus-Inter. Il pubblico è pacificamente a bordocampo per assistere alla gara e i dirigenti nerazzurri chiedono lo 0 a 2 a tavolino. La FIGC prima accoglie la richiesta, poi ordina la ripetizione della gara.
In quel periodo, con la vittoria che vale due punti, al momento di ripetere la gara, il campionato era già finito, con l’Inter a tre punti dalla Juve. Con la consueta sportività bauscia, Moratti manda in campo la Primavera, che ovviamente straperde 9 a 1. Classifica finale: Juventus 49 punti, Milan 45, Inter 44.
Per la cronaca, due dei tre punti che mancano ai nerazzurri prima della ripetizione della gara, sono dovuti al 2 a 0 inflitto loro dal Catania, da cui la celebre frase “Clamoroso al Cibali!”, che i cultori bianconeri di “Tutto il calcio minuto per minuto” ancora ricordano con estremo piacere.
Negli anni ’60, come scrive nel 2004 l’ex nerazzurro Ferruccio Mazzola nel libro “Il terzo incomodo”, Helenio Herrera somministrava amfetamine a titolari e riserve; nello stesso libro, Mazzola riferisce delle premature morti per cancro di parecchi di quei calciatori (ma allora il Dott. Guariniello era solo un neolaureato). Denunciato da Facchetti per diffamazione, è stato assolto dalla Magistratura.
Anni ’60: come scrive Rino Tommasi, proverbiale tifoso dell’Hellas e quindi degno di fiducia, durante la diarchia Moratti-Herrera c’è una sequenza di novantanove partite senza che sia fischiato un rigore contro l’Inter. Si sono fermati prima di cento, per non dare nell’occhio.
Il campionato 1963/64 è una gara a due tra Bologna e Inter. Subito prima di un Milan-Bologna, come ha riferito anni dopo Bulgarelli alla stampa,
Bernardini disse ai suoi giocatori che se avessero vinto, sarebbe successo qualcosa di grave. Il Bologna vinse e, infatti, pochi giorni dopo, cinque giocatori rossoblù risultarono positivi al controllo antidoping relativo alla gara vinta col Torino: sconfitta a tavolino e un punto di penalizzazione. Quando le controanalisi evidenziarono concentrazioni inverosimilmente alte di sostanza dopante, come se qualcuno l’avesse aggiunta ai campioni in provetta, la FIGC fu costretta a restituire i tre punti al Bologna e quel campionato finì con la vittoria rossoblù nello spareggio di Roma. In quel periodo, tutti sapevano della vicinanza di Moratti all’establishment calcistico (orologi d’oro, favori), ma non si può per questo affermare che la truffa fu ordita dall’Inter. Ma chi altri poteva aver interesse a danneggiare il Bologna?
20 aprile 1966. Prima della semifinale di Coppa dei Campioni Inter-Real Madrid, Moratti tenta vanamente di corrompere l’arbitro ungherese Gyorgi Vadas con orologi d’oro, denaro ed elettrodomestici. Lo rivela, il 2 settembre del 2006, il Times, non propriamente un giornalucolo. Brian Glanville, il giornalista, ci va giù ancora più pesantemente, sostenendo come “le vittorie dell'Inter degli anni '60 furono frutto di corruzione e imbrogli nei quali Angelo Moratti giocò un ruolo cruciale in un sistema, messo in piedi da due uomini ora deceduti: Deszo Holti, faccendiere ungherese, e Italo Allodi”, un sistema che, a suo dire, ha funzionato nel 1964 e nel 1965, ai danni di Borussia Dortmund e Liverpool. Vadas non dette una mano all’Inter che fu eliminata, esattamente come l’arbitro, che non arbitrò più alcuna gara internazionale.
20 ottobre 1971, andata degli ottavi di finale di Coppa Campioni tra Borussia Moenchengladbach e Inter: i tedeschi vincono 7 a 1, ma la lattina vuota di Coca Cola (sedici grammi!) che colpisce Boninsegna al capo, diviene il
casus belli per annullare la gara. Tra l’altro, la lattina che Mazzola consegna all’arbitro non è quella “vera”, ma una che Mazzola si è fatta dare da due tifosi italiani, come conferma Fraizzoli nel libro “I miei giorni di presidente in un calcio che rimpiango”. Il peso politico dell'Inter è superiore a quello del Borussia: l’UEFA dispone la ripetizione dell'incontro e l’Inter passa il turno.
Fine I parte
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