E' suonata la sveglia, è ora di aprire gli occhietti ed affrontare la realtà. Il sonno è stato lungo e profondo, accompagnato da tanti bei sogni che ci hanno fatto immaginare un'esistenza felice e privilegiata, e tanto più il sogno è stato ricco di immagini gioiose, di successi e di felicità, tanto più affrontare la vita reale è cosa dura. Nel corso del lungo sonno ci eravamo illusi che esistesse il DNA da Champions League, una sorta di fluido magico in possesso dei soli titolari di quel DNA, che si attiverebbe al suono di "una magica musichetta". Avevamo immaginato che i titolari di quel fluido al suono di quelle note potevano trasformarsi da sconfortanti pipponi in imbattibili paladini, un po' come i galli di Asterix quando bevevano la pozione magica preparata dal druido. Avremmo dovuto immaginare che il sogno era del tutto inverosimile, anche perché, cosa buffa più di ogni altra, questa sorta di super potere non era legato a fattori genetici, né ad alcuna pozione magica; per diventare i fulgidi cavalieri col DNA da Champions era sufficiente firmare un contratto (non col diavolo) con lo zio Fester e indossare la maglia rossonera del Milan, fatto che da solo sarebbe bastato a trasformare un calciatore normale in un vessillifero del calcio italiano all'estero. Oggi, dopo la scoppola rimediata dallo squadrone rossonero dalla seconda squadra di Madrid, tutti sembrano ridestarsi attoniti, principalmente quei gazzettieri che per anni avevano propagandato queste bufale.
Quei gazzettieri, che avevano cercato di convincerci che fosse stupido costruire una squadra con solide basi, che fosse inutile cercare di coprire al meglio tutti i ruoli, che fosse da fessi giocare per vincere tutte le partite. L'unica competizione che conta è la Champions e la squadra che va bene è quella fatta di vecchie glorie, di nomi altisonanti, di lustrini e paillettes.
Quei gazzettieri che ci invitavano a non curarci dell'esempio che ci veniva dato (non parliamo della Juve della triade) dal Manchester di Ferguson, dal Bayern di Hoeness, dal Barcellona di Guardiola, ovvero da tutte quelle squadre costruite con pazienza come un mosaico, ma di ammirare il calcio glamour milanese, il ritorno tutto cuore e amore di Kaka, il fotomodello Beckham, il rapper Balota e le sue storie tese, Ronaldinho e Ronaldone ecc. ecc.. Ora è suonata la sveglia, il bluff è stato scoperto, ci siamo accorti che non esistono le squadre col DNA Champions e che le squadre forti concorrono per tutti gli obiettivi, dalla coppa nazionale al campionato, e giocano per vincere tutte le partite, non quelle introdotte dalla "musichetta".
Non mi aspetto che nessuno di questi signori faccia autocritica, che ammetta di avere sbagliato a demonizzare il modello organizzativo di Giraudo e Moggi, né mi aspetto che muovano una critica al modello milanese, capace di vincere 6 scudetti in 5 anni e due Champions tra le più bugiarde mai viste. Non mi aspetto che ci dicano che quella era un'orchestra che suonava su una nave sbandata e in procinto di affondare, che quel modello era ed è fallimentare, tanto sotto l'aspetto tecnico che economico. Non mi aspetto nemmeno che dicano che l'unico modello di organizzazione esportabile del nostro calcio è quello juventino.
Non mi aspetto proprio niente da questi signori, perché costoro sono i peggiori nemici del calcio e continueranno a fargli del male fino alla sua distruzione. Continueranno con la malafede arbitrale a comando, paventando congiure di palazzo e sostenendo che i risultati del campo vadano cambiati a tavolino.
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