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          L'ANGOLO DEL TIFOSO
Articolo di Stefano Bianchi del 15/03/2014 09:17:31
De mortuis nihil nisi bonum
Dopo qualche giorno dal fattaccio degli striscioni sui morti di Superga, che nell’animo di quei miserabili che li hanno ideati, avevano addirittura l’intenzione di essere spiritosi, mi risolvo a scrivere due righe sulla mia esperienza di trent’anni fa.

Io c’ero. Il 29 maggio 1985, con un folto gruppo di amici dello Juventus Club Capannori, io ero all’Heysel. La fortuna ha voluto che fossimo nel “settore N.O.”, quello diametralmente opposto al famigerato “settore Z” di quello stadio brutto e fatiscente. Da quella distanza e con quella prospettiva, poco o niente abbiamo capito della gravità degli eventi, sentendoci ancora più umiliati per esserci goduta quella gara ed esultato per quella vittoria, quando abbiamo infine saputo della gravità degli incidenti e che, addirittura, c’erano due o tre morti. Tornando verso i pullman, alcuni tifosi bianconeri insanguinati ci hanno riferito di molti più morti e di accoltellati, di quell’evento che sempre più assumeva, per noi, l’aspetto di una mattanza. In quell’epoca pre-telefonini, siamo riusciti a telefonare a casa ormai consci della gravità dell’accaduto, solo dopo le tre di notte. Difficilissimo prendere la linea, quasi impossibile trovare libero il telefono di casa mia e di mia madre. Della ventina di morti del computo, purtroppo ancora parziale, abbiamo saputo per telefono, insieme all’angoscia dei nostri cari che avevano assistito in diretta a quello spettacolo osceno. Mi sono sempre rifiutato di vedere quelle registrazioni, che avrebbero benissimo potuto essere le immagini della mia morte. E pur continuando ad amare quella cosa meravigliosa, bianca e nera, non ho più messo piede in uno stadio. Ci sono tornato tre anni dopo, complice un noiosissimo congresso sulla Riviera di Levante, mia zia che abitava in Marassi e al fatto che quel pomeriggio si disputasse Sampdoria-Juventus. Ma questa è un’altra storia.

Non so come si possano offendere i morti, né capisco come si possano usare i morti per offendere i vivi. A maggior ragione, non so come faccia un tifoso della Juve a evocare i morti di Superga per offendere oggi i tifosi del Toro e viceversa, un torinista, tentar di colpire i bianconeri con i morti di Bruxelles: noi e loro, i morti li abbiamo in casa. Più in generale, giacché i cori inneggianti ai trentanove dell’Heysel, le rime indecenti sulle morti di Scirea e Fortunato e il dileggio sulla vicenda di Pessotto li ho sentiti anche lontano da Torino, penso si tratti di una mancanza di pietas dovuta a subcultura e all’imbarbarimento della Società in toto. E’ una questione d’idiozia, becera e miserabile: persone come queste sono perse irrimediabilmente al vivere civile, questi subumani di ogni fazione non dovrebbero potersi più sedere, non dico in uno stadio, ma ovunque ci siano persone perbene. Se non amati, i morti vanno almeno rispettati, specie quando sono gente come noi: padri, madri, figli o nipoti. Usare il ricordo di persone morte per scopi differenti dal foscoliano farle rivivere in noi, ne allontana l’autore dal consesso civile. Questi sciagurati individui uccidono quei poveri morti una seconda volta. De mortuis nihil nisi bonum: dei morti niente se non bene.

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