Giulemanidallajuve
 
 
 
 
 
 
 
  Spot TV
 
 
 
 
 
 
 
Juventus
Domenica 06/04/2025 ore 20.45
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
          L'ANGOLO DEL TIFOSO
Articolo di Stefano Bianchi del 12/04/2014 16:19:34
Zeman, Mister Esonero
Basare la veridicità della conoscenza sull’autorità culturale di un singolo, è stato un vezzo in auge per secoli: iniziano i pitagorici, che fanno discendere da Pitagora tutte le loro elucubrazioni (ipse dixit: l’ha detto lui) poi, dal medioevo, il padre di tutti i pensatori diviene Aristotele. Tutto bene, finché il pisano Galileo Galilei, padre del metodo scientifico, fa piazza pulita di questo modo antiscientifico di fare conoscenza. Il metodo dell’ipse dixit, però, risorge alla fine del ventesimo secolo, riesumato dagli zemaniani, e i pensieri autoreferenziali del filosofo boemo divengono realtà: il nipote di Vycpalek diviene depositario del Vero. Capirei Falcone o Borsellino che mi delucidano di legislazione antimafia, Hélder Câmara che mi parla di teologia della liberazione, Albert Einstein che mi spiega la teoria della relatività. Ma questo pensatore praghese che mi parla di calcio è tutto da ridere. Anche perché i suoi argomenti preferiti, le matasse da cui si dipanano i due gomitoli del suo pensiero, sono la Juventus come peccato originale che ha causato tutti i mali del calcio italiano (doping, corruzione arbitrale, etc.) e Moggi, causa di tutti i suoi problemi professionali (impossibilità di poter allenare grandi club, i ripetuti esoneri).

Rimanendo dal punto di vista dell’ipse dixit, andiamo a verificare l’autorevolezza della fonte. Tanti bravi allenatori sono stati buoni calciatori: il Trap, Guardiola, Conte. Anche il boemo, ha iniziato dal campo. Infatti, prima di venire in Italia ha giocato a hockey su ghiaccio, pallanuoto e pallamano. Non si sa come mai, dal 1966, dopo un inizio come allenatore di pallamano nell’Omeostasi, s’inventi allenatore di calcio: Cinisi, Bacigalupo, Carini, Misilmeri, Esakalsa e le giovanili del Palermo sono i primi incarichi. Nell’1983 conquista la promozione in C1 col Licata, resta in C1 col Foggia per poi passare al Parma in Serie B, dove viene esonerato. Va al Messina, e nel 1989 va al Foggia, in serie B, dove conquista la serie A che disputa per tre anni, ma sguazzando nei bassifondi della classifica. Dal 1994 è alla Lazio, con un secondo posto in campionato (dietro la Juve di Lippi), il terzo posto dell’anno seguente e l’esonero nel corso del terzo anno. Nel 1997 cambia maglia senza cambiare città: due anni con un quarto e un quinto posto che gli valgono la non conferma per la stagione seguente. Nel 1999 va al Fenerbahce, ma si dimette dopo tre mesi (“Lascio perché non sono riuscito a ottenere i successi desiderati. I giocatori non sono all'altezza, la stampa è durissima con me”). Nel 2000 è in Serie A al Napoli, dove è presto licenziato, visto che conquista solo due punti su diciotto. L’anno seguente è alla Salernitana in serie B, con un nuovo esonero; nel 2003, ancora in serie B ad Avellino, con retrocessione e non riconferma. Torna in Serie A nel 2004 sulla panchina del Lecce: salvezza raggiunta ma mancata conferma; a Brescia in Serie B, nel 2006, senza infamia e senza lode, poi il ritorno a Lecce, sempre in serie B, ma non gli fanno mangiare il panettone perché lo esonerano alla vigilia di Natale. Nel 2008 va alla Stella Rossa, ma è esonerato, visto il percorso fallimentare in campionato e in coppa. Nel 2010 torna a Foggia, ma a fine annata abbandona perché “deluso dai risultati conseguiti”. L’anno dopo, a Pescara, conquista la promozione in Serie A, ma ritenendosi sottovalutato, lascia i biancazzurri per la Roma, dov’è esonerato già a febbraio.

Un palmares di tutto rispetto per questo boemo tutto sorrisi, simpatia e denunce campate in aria, che si erge a Maestro e Censore. Depongono per la sua autorevolezza i risultati, davvero niente male, di trent’anni di professione da Licata: diciotto panchine diverse (contando anche i ritorni) con le vittorie di un campionato di C2, due di Serie B, sette esoneri, tre non riconferme e due dimissioni. Certo, se Moggi non gli avesse impedito di allenare il Real Madrid, il Boca Junior e il Paris Saint Germain, si parlerebbe di tutt’altri numeri e risultati. Anche perché dicono che il suo calcio faccia divertire. Vero: visti i risultati e le sue difese colabrodo, il suo è un calcio certamente molto divertente. Soprattutto per gli avversari.

Commenta l'articolo sul nostro forum!

Condividi su facebook! (click...)



 
 
  IL NOSTRO SONDAGGIO
 
Dopo la Cassazione su Moggi, cosa dovrebbe fare ora la Juve?
 
  TU CON NOI
   
 
   
 
  AREA ASSOCIATI
   
 
 
 
  DOSSIER
   
 
   
 
  LETTURE CONSIGLIATE
   
 
   
 
   
 
  SEMPRE CON NOI
   
 
   
 
Use of this we site is subject to our