A commento della sentenza di Appello del Processo Farsopoli, in un mio precedente intervento pubblicato ne L’Angolo del Tifoso il 18 dicembre 2013 e intitolato “Oltre il fondo più fondo” avevo iniziato scrivendo:
“Avendo una conoscenza di alto livello nella sezione amministrativa del Tribunale di Napoli, è da tempo che so che Moggi non avrebbe avuto scampo nelle varie fasi del processo di farsopoli. Infatti, il personale del Tribunale di Napoli è perfettamente a conoscenza di quelle che sono e sono state le “voci di corridoio” in proposito, poi puntualmente verificatesi in aula. < Neppure se gli ideatori di farsopoli confessassero in pubblico le loro colpe, la sentenza per Moggi sarebbe di assoluzione. La decisione della sua condanna è già stata presa, e viene dall’alto > Così si è espressa la mia conoscenza partenopea, quando gli ho chiesto cosa ne pensava delle “intercettazioni nascoste” che stavano uscendo alla luce nella primavera del 2010. E che questo “dall’alto” fosse veramente molto in alto è ormai chiaro a tutte le persone diversamente oneste dall’onestà prescritta, dato che farsopoli non è nata a partire da un’inchiesta spontanea della Magistratura o della Federcalcio, ma è stata ideata e diretta soprattutto (ma non solo) da una serie di personaggi (Moratti) che hanno trasformato un’indagine illegale e privata (che non aveva dato frutto alcuno) in una pubblica inchiesta penale”.
e, sempre in base a ciò che mi era stato rivelato, ho concluso: “Però almeno non continuiamo a sparar le solite cazzate sulle sentenze che si accettano; queste sentenze si possono solo vomitare, perché già scritte al momento di dare il via all’inchiesta (a noi l’Inter non interessa) e non confutabili in alcun Tribunale Italiano, qualunque prova si porti a discapito. Inutile farsi illusioni: Moggi non avrà scampo neppure in Cassazione”
E purtroppo, la mia “fonte partenopea” aveva ragione, e tutto è andato secondo quanto predetto. Non voglio soffermarmi sull’assurdità della condanna di Moggi e Giraudo, frutto di ovvia accettazione di ordini impartiti dall’alto da parte di coloro che sono stati chiamati a giudicare questa farsa. Non voglio neppure commentare le dichiarazioni rilasciate dai vari Moratti, Gianfelice Facchetti, Narducci, ect perché basta ciò che ha detto ieri (27 marzo) Auricchio a Il Mattino di Napoli < Guido Rossi non era interista > a palesare in modo lampante cos’è stata l’inchiesta condotta da lui e Narducci. Né tanto meno voglio evidenziare il solito ovvio doppiopesismo anti-bianconero dei media dell’onestà, i quali mentre fino a ieri definivano “innocenza” la prescrizione per Moratti & C oggi definiscono “condanna” quella relativa a Moggi e Giraudo, offendendo tutti coloro che hanno un minimo di rispetto per la propria intelligenza.
Voglio solo sottolineare quello che ha rimarcato Moggi in un’intervista rilasciata il 26 marzo a Repubblica, in cui ha così replicato al suo interlocutore che continuava a parlare di cupole e associazioni a delinquere: “Sa qual è la verità ultima su Calciopoli? Che erano morti l'Avvocato Agnelli e il Dottore. Altrimenti tutto questo casino non sarebbe mai successo". Perché, aggiungo io, nessuno (tanto meno Massimo Moratti) avrebbe avuto il coraggio di portare avanti accuse che neanche Scherzi a parte avrebbe preso in considerazione.
E a coloro che invitano a mettere una pietra sopra il passato, dico che l’unico modo per porre fine a farsopoli non può che prevedere due punti assolutamente imprescindibili:
1) una presa di posizione ufficiale della FIGC che, in merito al periodo 2004-206, confermi che nessuno può scagliare la prima pietra e dichiararsi onesto, tanto meno i prescritti da Palazzi, restituendo a Moggi e Giraudo la posizione che meritano, che non può essere diversa da quella dei vari Meani, Galliani, Facchetti, Moratti, Baldini, Campedelli (e sì, caro Narducci, piaccia o non piaccia c’era dentro anche lui), ect
2) i due scudetti rubati alla Juve o devono essere riassegnati ai bianconeri oppure derubricati, con sottrazione del mal tolto alla banda Moratti, perché son tutto tranne che innocenti e onesti
Speriamo che Andrea Agnelli si ricordi di suo padre e non segua il cugino sulla strada delle inutili battute contro Conte e la Federcalcio ma persegua l’obiettivo che tutti i tifosi si augurano, anche se l’aver accettato di coprire il numero 32 durante la prossima partita della Nazionale al JStadium non depone certo a suo favore.
E un accordo con Tavecchio e i suoi accoliti senza battagliare sino all’ultimo cavillo dell’articolo 39 o all’ultimo centesimo dei 344 milioni richiesti al Tar sarebbe come riuscire a sprofondare oltre al fondo più fondo, ovvero oltre la vergogna della sentenza di Cassazione per Farsopoli.
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