La naturale tendenza dell’essere umano a denigrare, disprezzare e svilire ciò che non accetta o non riesce a raggiungere è stata ben descritta, quasi duemila anni fa, dalla famosa favola di Fedro, intitolata "La volpe e l'uva": «Spinta dalla fame una volpe tentava di cogliere, saltando con tutte le sue forze, l'uva su un'alta pergola. Come si avvide di non poterla raggiungere mentre si allontanava commentò: «Non è ancora matura, non voglio raccoglierla acerba».
Coloro che svalutano a parole quanto non sono in grado di fare dovrebbero applicare a se stessi questo esempio. Fra costoro ci sono sicuramente tutti gli intenditori di calcio, o presunti tali, dai giornalisti ai commentatori televisivi, tecnici ed ex calciatori – chiaramente non di fede bianconera – che da anni (guarda caso, più o meno da quando la Juve è tornata a vincere) ci raccontano che il nostro è diventato uno dei peggiori campionati europei.
Solitamente questa tesi, semplificando, si fonda su valutazioni essenzialmente economiche: le squadre italiane non possono spendere cifre mirabolanti per l’acquisto dei fuoriclasse, ragione per cui non sono più competitive come in passato. Il fatto è incontrovertibile; tuttavia questo assioma, a ben vedere, applicabile soltanto alle squadre di vertice, non può essere decisivo nel valutare la complessiva difficoltà di un intero torneo di calcio.
In altri termini, se per un verso è vero che in tutta Europa esistono una decina di squadre che, allo stato, a differenza dei nostri maggiori club, sono in grado di investire vagonate di quattrini, per altro verso, appare opinabile che i campionati dove militano questi club siano per ciò solo tecnicamente, tatticamente e agonisticamente superiori al nostro.
A mio modo di vedere si sottovaluta un dato fondamentale, che incide grandemente sulla cifra tattica e agonistica di un torneo di calcio a 18 e più partecipanti, e cioè il livello delle squadre di medio e bassa classifica. Ed io sostengo che le nostre, spesso, sono superiori alle corrispettive compagini che militano negli altri campionati.
Partendo da una considerazione preliminare, e cioè che è fuori discussione come il campionato italiano venga dai più considerato tatticamente il più complesso (lo dicono tutti gli stranieri che giocano o che hanno giocato da noi), è opportuno fare alcuni esempi concreti per chiarire meglio il concetto, e verificare se, effettivamente, sotto l’aspetto tecnico e agonistico, la nostra cara, vecchia serie A sia caduta davvero così in basso oppure se siamo in presenza del solito, antico vezzo italico di denigrare la propria terra natia, allo scopo di favorire biechi e personalistici interessi di parte.
Mettendo da parte la ridicolaggine di chi ha l’ardire di affermare che anche la Ligue1 sarebbe più difficile della Serie A, proviamo a valutare (mi si perdoni la semplificazione che seguirà, ma devo sintetizzare il più possibile!) i tre campionati stranieri che più di tutti vengono additati dal volgo quali tornei nettamente superiori al nostro, vale a dire, come nelle classiche barzellette, il tedesco l’inglese e lo spagnolo (oddio, manca l’italiano, proprio classiche non sono!).
In Germania c’è il Bayern Monaco, a detta di tutti la più forte squadra al mondo. Ma al secondo posto della Bundesliga, a 12 punti dal Bayern, si posiziona il Wolsburg, squadra che è stata bistrattata in Europa League dal Napoli, ovvero un team che nel campionato italiano occupa il quarto posto in classifica, a ben venti punti dalla prima.
La terza in classifica del campionato tedesco è il B. Leverkusen. Nonostante una buona Champions, il Leverkusen naviga a quasi venti punti dai bavaresi e a sette dal Wolsburg. Non credo che si possa affermare a cuor leggero che la compagine di mister Schmidt, se pur protagonista di un ottimo quarto contro l’Atletico, sia superiore alla Lazio attuale o alla Fiorentina di Montella. Per non parlare, poi, del Borussia Dortumund, ormai in chiara fase calante. Scendendo ancora più giù in classifica, oltre allo Schalke 04, rimane poca roba, e il confronto con le squadre del nostro campionato non si pone nemmeno.
Stando così le cose, si può veramente sostenere che la Bundesliga, nel suo complesso, sia più competitiva della Serie A? Secondo me, assolutamente no. Per il Bayern vincere il campionato tedesco è chiaramente una discesa libera senza ostali di sorta. Molto più facile di quanto lo sia stato per la Juve di Conte sia del primo scudetto, contro il Milan di Ibra e T. Silva, e sia del terzo scudetto, vinto contro una delle migliori compagini giallorosse di tutti i tempi.
In Spagna ci sono due squadre che da quando esiste il calcio iberico si spartiscono scudetti e coppe. Due super potenze assolute. I più grandi giocatori del mondo, ad oggi, sono quasi tutti distribuiti tra Madrid e Barcellona. Il terzo incomodo, negli ultimi tre – quattro anni è stato il sorprendente Atletico di Madrid di Simeone (che, per inciso, se non giocasse in Spagna, sarebbe stata descritta come la miglior interprete di sempre del gioco all’italiana). Ma, al di là di queste tre squadre, si può sostenere che gli altri team spagnoli siano più competitivi dei nostri, tanto da rendere la serie maggiore spagnola più ostica di quella italiana?
Si può veramente affermare che Valencia, Siviglia, Villareal, Malaga, A. Bilbao e Celta di Vigo, che occupano dalla 4 alla 9 posizione nella Liga, siano nettamente superiori a Napoli, Fiorentina, Sampdoria, Genoa e Torino? A mio parere no! E i risultati in Europa League delle nostre – da quando questo torneo ha dato l’accesso alla Champions, chissà perché, non lo snobbiamo più – stanno lì a dimostrarlo.
Dando uno sguardo, infine, alla parte medio bassa della classifica Italiana, credo che l’Empoli o il Sassuolo, per non parlare del Palermo o dell’Udinese, non avrebbero molti problemi contro le formazioni che ricoprono gli stessi posti in classifica nel campionato iberico, quali il Getafe, il Rayo Vallecano o l’Elche.
Tutto ciò sta a significare che, nel complesso, c’è molto più equilibrio nella Serie A – e quindi è più difficile arrivare primi – di quanto non ce ne sia nella Liga, perché le squadre medio/piccole italiane sono superiori a quelle spagnole.
A mio parere ed in altri termini, è più difficoltoso per le squadre di alta classifica del nostro torneo confrontarsi con le cd. medio/piccole di quanto non lo sia per le corazzate spagnole nel loro campionato. Sarebbe molto più ostico per queste ultime riuscire a sommergere di goal, come accade in spagna, alcune delle nostre cd. piccole, perché si troverebbero difese molto più organizzate e aggressive.
Forse, l’unico campionato che potrebbe esserci superiore, oggettivamente, è quello inglese. Le squadre di alto livello tecnico, oltre che di eminente potenziale di fuoco economico, sono almeno sei. Chiaramente, quando il titolo è conteso in partenza da cotale numero di compagini, non si può che ammettere la difficoltà superiore del torneo in questione.
Eppure, se dovessimo ragionare alla stregua di chi ritiene che i risultati nei tornei continentali siano la cartina di tornasole dello stato comatoso del nostro campionato, allora dovremmo affermare che, quest’anno, vista l’esperienza a dir poco disastrosa sia in Champions che in Europa League delle inglesi, il nostro campionato è stato più competitivo anche di quello britannico.
Concludendo. Il gioco è vecchio e stucchevole. Non per dietrologia o vittimismo, ma sono certo che se quest’anno avessero vinto il campionato una delle squadre che ai nastri di partenza erano considerate allo stesso livello della Juve, la nostra, magicamente, si sarebbe trasformata nella competizione che ritrovava, dopo anni, ai suoi antichi fasti.
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