Quando lo sport diventa una guerra.
Dalla guerra allo sport.
Negli ultimi sei secoli prima dell’avvento di Cristo, i Greci, cui noi dobbiamo tutta la nostra cultura, ogni quattro anni si riunivano ad Olimpia per festeggiare Zeus con i giochi. La Grecia non era un’entità statale unica, ma era divisa in poleis, ossia in città-stato, che, a dire il vero, non si amavano l’un l’altra; motivo per cui si fecero guerra per quasi tutto il loro tempo. Tuttavia ogni quattro anni i Greci si riunivano ad Olimpia sospendendo ogni evento bellico in atto. Simbolicamente le olimpiadi - e dunque lo sport - rappresentavano un momento superiore a qualsiasi altro evento, in quanto esse avevano un legame con il mondo degli dèi. Naturalmente nessuno di noi oggi crede negli dèi greci, qualcuno neppure a Dio, ma è invece un dato di fatto che i Greci avevano avvertito quel senso trascendente dello sport, in quanto arte. L’idea di arte è intrinseca nello sport, perché lo sportivo è colui che produce arte con il proprio corpo e con uno strumento, che è l’oggetto sportivo (per esempio il disco o il giavellotto): pertanto lo stesso legame che hanno musicista e strumento musicale. Lo sport, come la musica, rappresenta un momento alto della vita dell’uomo, in cui egli può alienarsi e godersi un attimo di pace e serenità dalla vita, dalle preoccupazioni, dal lavoro.
Dallo sport alla guerra.Il paragrafo dedicato ai Greci e al loro legame con lo sport rappresenta una minima parte, ma spero di aver dato il senso di quanto significava per loro. Per noi cosa rappresenta lo sport? Essendo in Italia, non possiamo che parlare del calcio. Come il rock nella musica, il calcio è, a mio avviso, nello sport, ovvero la forma più alta dell’arte che rappresenta. La bellezza di vedere una punizione ben calciata non ha nulla da invidiare ad un assolo di basso, a maggior ragione se la palla entra nella rete degli avversari. Questo è il calcio per me e sicuramente per altri, ma siamo davvero una minoranza. Perché ho deciso di scrivere? Prima della partita Juventus – Napoli, l’italiano medio sta dando il meglio di sé. Che i tifosi da bar o dappoco, come mi piace definirli, siano la maggior parte è un dato di fatto, ma se si definiscono “da bar” è perché, evidentemente, rimangono nel bar. Terribile è invece quando il tifoso da bar è un giornalista, un esponente istituzionale o un ex giocatore, in quanto diventa portavoce di un pensiero da bar, quindi privo di ragionamento. Una bugia, passata di bocca in bocca, diventa verità. Ecco, è su questa scia che intorno alla Juve tira una cattiva aria, un clima di sospetto privo di senso logico, che genera odi e tensioni. Avete avvertito il passaggio da guerra a sport e da sport a guerra? Indubbiamente il clima di tensione e di odio non gira soltanto attorno alla Juve (basti pensare al derby Palermo-Catania), ma sicuramente la Juventus è il centro dell’odio e della violenza sportiva in Italia.
Io, juventino palermitano (e non rosanero), ho ricevuto minacce e offese sui social da gente anonima (neppure hanno il coraggio) e quindi so più di altri cosa significa essere juventino. In quanto amante di calcio e dunque di sport, gli atti di violenza mi colpiscono due volte e mi fanno più male. Per fortuna a Palermo ci sono più Juventini che altri tifosi, quindi tutto sommato ci difendiamo, ma non oso immaginare cosa voglia dire essere Napoletano e tifare Juventus. Ai tifosi juventini è preclusa la possibilità di andare al San Paolo e quindi tifare la propria squadra, a causa della violenza che ogni anno subivano (ah, i Greci…). Solo adesso, però, Malagò si dice rammaricato per la chiusura del settore ospiti dello JS, ma quando la trasferta era vietata agli Juventini tutti tacevano. Questo episodio mi apre una piccola strada per parlare di un altro episodio simile che ha dell’incredibile. L’anno scorso, durante Torino – Juventus, un imbecille ha tirato un petardo dal settore ospiti alla curva, ferendo alcuni tifosi; la Juventus ne pagò le conseguenze. Lo stadio e i controlli erano affidati al Torino e la responsabilità fu della Juventus. Allora perché quando i tifosi napoletani hanno distrutto i bagni dello JS gettando i tubi e gavettoni di urine alle famiglie sedute, nessuno ha mosso un dito? Malagò non è a conoscenza di questi episodi? Forse dovrebbe dirsi rammaricato quando i napoletani accolgono la Juventus e gli Juventini a Napoli. Questo è il clima in cui dovrebbe giocarsi una partita di sport (ah, i Greci…). Come se non bastasse questo clima già reso rovente dagli ultras, ci sono singoli uomini e donne, anche se preferirei bestie, che inaspriscono il clima inneggiando alla violenza e alla cultura del sospetto.
LiguoriPaolo Liguori, che non fa altro che alimentare sospetti privi di senso sulla Juventus. Liguori, il trecentesimo gol di Totti, la parata di Pjanic e di Dzeko in Juve-Roma e Roma-Frosinone? È malafede? Liguori, mio caro “giornalista”, Rizzoli ha constatato che gli errori ci sono per tutti e alla fine si compensano; quindi Rizzoli ha affermato che lo scudetto lo vince chi lo merita. Capisco che sia duro da digerire, ma gli errori/favori non influiscono sul campionato. Che pessimi giornalisti e che gente dappoco. Alle affermazioni di Liguori, avrei potuto rispondere con la rosa della Juventus, che sicuramente è la migliore risposta: a noi piace rispondere sul campo, le chiacchiere dappoco le lasciamo ai pessimi perdenti e agli infimi vincenti.
Questo è direttore. Giovani, coetanei, se costui è un direttore noi possiamo fare qualsiasi cosa!
CaressaI giornalisti pessimi sono sparsi ovunque in Italia e nelle tv (mediaset, rai, sky), ma a dire il vero le parole di Caressa, che avevo tanto stimato, mi dispiacciono. Egli sostiene che per il calcio italiano sia meglio che vinca il Napoli, per il futuro. Eppure, qualche mese fa, Caressa aveva elaborato un bel discorso sul problema del calcio in Italia, elogiando la Juventus che punta spesso ai giovani italiani. Perché a pochi giorni da Juve-Napoli, Caressa sembra aver deciso che il Napoli vincente possa essere d’aiuto al calcio italiano e forse anche alla questione omerica? Il Napoli potrebbe finalmente dirci la verità sui poemi omerici! Mi dispiace tanto per Caressa, ma ormai la sua ambiguità quando parla della Juve mi lascia senza parole. Spero di sbagliarmi sul suo conto, perché, nonostante tutto, Caressa mi piaceva.
AuriemmaAvrei potuto dedicare un paragrafo intero alla cultura del sospetto, ma ho preferito dedicarne uno a questo grande personaggio televisivo. Al “giornalista” napoletano non piace uno dei guardalinee della partita, Di Liberatore, che l’anno scorso non vide il fuorigioco millimetrico (le immagini ancora sono dubbie) sul gol di Caceres. Magari l’altro guardalinee è lo stesso che non vide il gol in fuorigioco di Callejòn di due anni fa!
La sua incoerenza è spiazzante e così penosa: in data 01/12/2015, durante trasmissione Tiki Taka, si parlava del doppio giallo (dubbio) su Nagatomo in occasione di Napoli - Inter. Auriemma si lamentò con gli ospiti perché, a suo avviso, si stava parlando troppo di un episodio e non del Napoli capolista. Cruciani, allora, cercò di farlo ragionare, ma ormai Auriemma aveva deciso di fare l’offeso. Quando il Napoli ha un favore, Auriemma si lamenta perché non si parla della forza della squadra, ma quando succede alla Juve, perché Auriemma è il primo a parlare dell’arbitro? Costui ci sta facendo la supercazzola o che cosa sta cercando di comunicare? Io proporrei Auriemma come portavoce della par condicio e/o della coerenza. Che uomo spiazzante.
La GuerraIn questi giorni qualcuno di voi ha visto un tesserato della Juventus o qualcuno affiliato alla Juventus che inneggiasse alla violenza o mettesse in dubbio la fede degli arbitri, nonostante i recenti episodi a sfavore della Juventus (cfr. Juve - Roma e Juve - Inter)? Questo dimostra che noi siamo fatti di un’altra pasta, una pasta più greca che marcia. Giornalisti, giocatori ed ex giocatori, tifosi inneggiano alla guerra tramite la propaganda, diffondendo bugie su bugie, che però, come già scritto, diventano verità.
Noi abbiamo uno stile che ci contraddistingue e in questa settimana sta emergendo il carattere dei tifosi juventini, il loro carattere vincente. La Juventus è una squadra vincente perché ha in sé gli ideali sportivi dell’antica Grecia: noi amiamo lo sport, loro la violenza; noi giochiamo, loro parlano; noi siamo la storia, loro piccole parentesi.
Sabato (stasera, ndr) ci saranno due fazioni contro: la Juventus con i suoi tifosi e il Napoli con i tifosi e gli alleati. Gli alleati dei napoletani hanno già messo le mani avanti, affermando come la partita sarà decisa dall’arbitro. Nonostante le chiacchiere di tali tifosi dappoco, la Juventus continua a tacere, dimostrando superiorità culturale, anche perché, in fin dei conti, grazie a questi pezzenti le nostre vittorie sono più belle. Stasera alle 20.45 inizierà la guerra, in cui la Juventus si difenderà e, qualora perdesse, sarà una partita come tante. Loro vivono per le partite contro la Juventus, perché lo scudetto, nella storia del calcio italiano, è una questione juventina; per le provinciali una vittoria contro la Juve è importante quanto vincere uno scudetto. Per noi è un onore, perché vuol dire che ci temono tantissimo.
Il Napoli però può anche vincere una battaglia, ma la guerra, in Italia, finché rimarrà davanti a tutti per scudetti e mentalità, è vinta dalla Juventus.
Stasera, se lo conoscete, contattate un tifoso napoletano, augurategli buona partita. La guerra lasciamola agli altri. Noi siamo la gente della Juve.
Fino alla fine.
La nostra pagina facebook
Il nostro profilo Twitter
Commenta con noi sul nostro forum!
Vuoi mandarci un tuo articolo? Clicca qui!