Non poteva essere diversamente. Nel momento in cui la vecchia Signora si appresta a tagliare l’ennesimo traguardo record, confermando il suo strapotere tecnico e societario nella storia del campionato italiano, i commedianti antijuventini si svegliano, e iniziano a mettere in scena la solita, vecchia piece teatrale del campionato falsato e degli arbitri disonesti.
Di questo magma informe che è l’antijuventinismo militante, fanno parte tipologie differenti e colorite di soggetti, ognuno con i più disparati ruoli e umori. Dal giornalista militante, al commentatore da strapazzo, dal politico tifoso al magistrato amico. Ci sono tutti, non ne scappa nessuno.
La loro unica mission è quella di distorcere la realtà dei fatti ad usum del loro livore celato e inconfessabile. Devono nutrire la bestia che li divora, il magone infinito dei loro fallimenti; devono giustificare, in qualche modo, il motivo per il quale in Italia le loro società e le loro squadre non sono in grado di fare calcio come la FC Juventus.
Si potrebbe parlare di invidia. Ma sarebbe riduttivo.
È più un odio viscerale, che si è nutrito sì di acrimonia, ma che ormai è andato oltre la passione inquinata, fino a sfociare in vera e propria livorosa ragione di vita.
Grazie al lavoro indefesso di costoro, fiancheggiati da giornali, televisioni e siti web di varia natura ed estrazione - questi ultimi, apparentemente neutrali allo scopo di accaparrarsi il plauso degli internauti più sprovveduti, ma, in realtà, anch’essi pervicacemente antijuventini - è stato forgiato con certosino impegno quel sentimento popolare che ha permeato tutta la farsa del 2006, portando alla eliminazione fisica di una compagine formidabile per permettere a qualcuno di non continuare a gettare nel cesso, letteralmente, miliardi, senza vincere una “mazza”.
È sempre lo stesso, scontato modus operanti: si inizia con gli ammiccamenti inquisitori dei Mentana in prima serata, uomo di fede cartonata, per poi proseguire con attacchi a tutti i livelli, financo tramite telefonate farlocche al giudice Tosel che nulla ha detto se non quello che poteva e doveva dire, ovvero che lui, per competenza e attribuzione, non può che giudicare sulle carte, non avendo potere di iniziativa.
Vengono equiparati due avvenimenti, come quello di Bonucci e Higuain, che non sono assolutamente paragonabili sia nella dinamica che nelle conseguenze tecniche.
Higuain viene espulso ancor prima di mettere le mani addosso all’arbitro, verso il quale si dirige direttamente. L’attore, o per usare un linguaggio più appropriato, l’agente è il giocatore partenopeo.
Bonucci, che viene ammonito per le caustiche rimostranze in occasione del penalty fischiato contro la propria squadra (probabilmente aveva visto che Sandro prende il pallone, come sembra intuirsi da un’analisi non frettolosa dei fotogrammi…tant’è, per tutti era rigore netto!!), non dà una testata a Rizzoli, nonostante il fermo immagine artatamente diffuso dai soggetti in mala fede di cui sopra, sembri dimostrare il contrario. Protesta sì in modo eccessivo, tanto da meritarsi la sanzione, ma, come ha detto lo stesso Rizzoli, è il direttore di gara che si dirige verso di lui per allontanarlo dall’arbitro addizionale; “l’attore sono io”, dice quello che - a mio parere, a torto - viene considerato il miglior arbitro italiano, sostenendo, giustamente, di no aver subito nessuna azione più o meno violenta da parte del difensore bianconero.
Questi sono i fatti. Quelli veri. Raccontati dalle immagini e suffragati dalle dichiarazioni di Rizzoli, non certo quelli che gli antijuventini militanti, attraverso le tv del calcio minore romano e milanese (tra cui in testa Mediaset e Rai), o i giornalai e commentatori di parte napoletana, da vero e proprio circo barnum, stanno cercando di far passare.
Purtroppo, dobbiamo prendere atto che la verità, dopo Farsopoli, è un concetto che non appartiene più al vocabolario dello sport italiano. Tutto può succedere dopo quella infausta estate, financo che una squadra venga distrutta anche se nessuno mai abbia dimostrato, con prove certe e inconfutabili, ogni oltre ragionevole dubbio, che una singola partita sia stata alterata, un singolo arbitro corrotto, un solo sorteggio alterato o un campionato falsato. Alla fine dei conti, siamo stati condannati perché esercitavamo pressioni indebite su Alde Bisgardi, mentre altri avevano intere tv e giornali a disposizione…ma andate a c….
Vabbè, manteniamo la calma e torniamo al tema.
L’episodio più grave verificatosi durante l’incontro di domenica al nuovo stadio dell’Udinese è stato la mancata espulsione di Culibaly all’inizio del secondo tempo. In quella occasione, infatti, il direttore di gara sbaglia clamorosamente, e forse dolosamente, nel senso che non ha fischiato il fallo eclatante del difensore partenopeo proprio per non procedere con la conseguente sanzione.
Obviousily, di questo nessuno parla. Come nessuno ha battuto ciglio allorché a Palermo, i nostri piagnoni di fiducia hanno vinto una partita grazie ad un rigore inesistente. Fosse capitato alla Juve…monsieur De Lapalisse.
Il gioco sporco ormai ci è noto. Siamo abituati. Dopo la vergogna del 2006, per quanto mi riguarda, potremmo vincere i prossimi dieci scudi grazie solo ad errori arbitrali, sarebbe nulla rispetto al torto subito. Tuttavia, quello a cui non riesco ad abituarmi è il silenzio della nostra società che, come ormai di consueto, sul piano comunicativo è assolutamente deficitaria.
Ma tant’è, dopo le prese in giro di Cobolli e soci, gli scivoloni degli indegni (corresponsabili) epigoni della dinastia, il silenzio decennale di coloro che ci avevano promesso giustizia ma che, ad oggi, approfittando del torpore delle menti ingenerato da qualche vittoria sportiva, non hanno fatto ancora nulla per lavare quell’onta vergognosa, forse dovremmo iniziare anche ad assuefarci all’inedia e all’ incapacità mediatica di chi dovrebbe difendere in prima persona i nostri colori.
Non so quante volte l’ho scritto negli ultimi dieci anni…ma insisto: Agnelli dove sei???
Fino al quinto.
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