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          L'ANGOLO DEL TIFOSO
Articolo di Salvo Trigila del 23/02/2020 03:00:56
Prigionieri di uno schema
Non sono mai stato prevenuto nei confronti di Maurizio Sarri, così come non lo ero nei confronti di Massimilano Allegri allorché venne chiamato a sostituire il "mitico" (oramai in tutti i sensi, anche i più negativi) Antonio Conte. Anzi, con Allegri ho pensato fin da subito che la Juve avesse fatto un ottimo acquisto e, per fortuna, così si è rivelato.

Anche con l'arrivo di Sarri ho pensato in positivo, ritenendo che un tecnico vada giudicato sul campo e concedendogli il tempo necessario per poter capire l'ambiente e adattarsi alla nuova realtà. E fino ad oggi mi sono astenuto dal criticarlo gratuitamente e "a priori" poiché penso che non sia onesto sparare "a zero" su un allenatore senza prima conoscerlo un po' meglio.

Tuttavia, a distanza di quasi otto mesi dall'avvento di Maurizio Sarri penso sia lecito formulare qualche perplessità per il famoso bel gioco sarriano che tutti ci aspettavamo, tanto caro ai napolisti, su cui giornalisti anti-sportivi, commentatori da strapazzo e opinionisti in malafede hanno coltivato campagne denigratorie contro Massimiliano Allegri per il non-gioco della sua Juve, unico argomento da usare quando tutti rosicavano per le sue vittorie.

Ebbene, credo che il bel gioco di Sarri (quello di Napoli, per capirci) si sia manifestato poche volte in questi mesi, più che altro nelle partite del girone di andata contro il Napoli (il 31 agosto) e contro l'Inter (il 7 ottobre).

In tutte (e dico tutte) le altre partite di campionato, più o meno vinte con merito, la squadra ha sofferto come non mai contro qualunque avversario di fascia medio-bassa; e non è un caso che tutte le partite contro queste squadre minori (specialmente nelle gare interne) il risultato sia stato sempre un sofferto 2-1 (Bologna, Genoa, Brescia, Parma, fino alla SPAL) conquistato a volte solo nei minuti finali e, comunque, lasciando l'avversario sempre in partita fino al 93'.

Quello che, penso, abbiamo visto tutti in questa stagione è la difficoltà palesata dalla squadra a recepire gli schemi maniacali di Sarri, fatti di quella fitta rete di passaggi con tocchi di prima che spesso mandano in confusione gli stessi giocatori, i quali negli spazi stretti che inevitabilmente si generano con questa sorta di tiki-taka (giocando a tre-quattro metri l'uno dall'altro) finiscono spesso per perdere palla in favore dell'avversario, sempre pronto a castigarti nelle ripartenze (mai ricordo negli ultimi 20 anni di Juve una quantità tale di gol presi in contropiede). E ciò che più mette ansia in ogni partita è proprio la continua difficoltà a liberare la nostra metà campo quando l'avversario è a ridosso dei difensori, ragion per cui ci vogliono almeno 37 risicati passaggi per portare la palla nella metà campo avversaria.

Il risultato di tutto ciò è che i giocatori, pur di rispettare le direttive degli schemi di Sarri, danno sempre via la palla in maniera istintiva e automatica, senza riflettere, spesso con molta superficialità, sbagliando frequentemente anche gli appoggi più facili e trovando soluzioni cervellotiche che li portano a fare delle vere e proprie cappellate autolesionistiche (vedasi i folli passaggi all'indietro di Cuadrado con il Sassuolo e di Pjanic con il Verona, tanto per dirne due) che sono costati punti pesanti che alla fine di questo campionato - a differenza degli anni scorsi in cui il margine sulla seconda era abissale - potremo pagare caro con due squadre avversarie a ridosso di uno/tre punti che certamente non molleranno fino all'ultima giornata.

In altre parole la Juve sarriana dà sempre l'idea di essere una squadra superabile in qualunque momento della partita e, soprattutto, da qualunque squadra avversaria, visto che anche il famoso "effetto Stadium" è ormai svanito, a fronte di squadre provinciali che vengono a fare pressing, difesa e contropiede e, quindi, "a giocarsela" quasi alla pari.

Appare chiaro a tutti che i campioni della Juve siano ormai privati di ogni libera iniziativa di gioco personale e che anche in situazioni in cui lo sviluppo del gioco suggerirebbe una giocata veloce in avanti, siano portati, invece, ad invertire il giro palla con passaggi lenti laterali o, peggio ancora, all'indietro verso i difensori, in un eterno "elastico" che sembra non finire mai. E se per fare questo avanti e indietro devono correre pensando a fare 68 passaggi in ossequio dello schema sarriano senza mai concludere a rete, arrivandoci, anzi, poco lucidi, allora si fa presto a capire perché anche le partite sulla carta più semplici si complichino sempre più e per vincere anche con squadre di bassa classifica diventa quasi un'impresa se non hai un Ronaldo in squadra che ti risolve certe situazioni imbarazzanti.

In conclusione - a mio sommesso avviso - ritengo che Sarri abbia dimostrato in questi otto mesi serie difficoltà a gestire una squadra fatta di campioni (praticamente in ogni reparto) ed abbia confermato di essere assai più adatto a realtà calcistiche minori in cui la gestione di giocatori di qualità tecnica media (magari in assenza di veri fuoriclasse) rende più agevole ed omogenea l'impostazione del gioco sulla base di compiti specifici che impongono sacrifici notevoli, sacrifici che ai giocatori dell'Empoli o del Napoli riesci ad imporre, ma che i celebrati campioni bianconeri malvolentieri "digeriscono". E per ridurre i seri pericoli di mancata vittoria finale che tale situazione possa alla lunga portare, ritengo che Sarri debba, con grande umiltà, attingere da qualche intelligente idea "allegriana", che portò il grande Max all'inizio della sua avventura bianconera a non snaturare subito gli schemi e lo spirito della Juve del triennio "contiano", lasciando liberi i giocatori di fare quello che riuscivano meglio a fare e riuscendo, poi, a plasmare con il tempo la "SUA" Juve.

Con ciò voglio ribadire che anche Sarri, nonostante le evidenti difficoltà, meriti il dovuto rispetto per gli sforzi che finora ha fatto per cambiare da un anno all'altro il gioco della Juve, purché capisca in tempo - e il tempo stringe - che per vincere, sia in Italia che in Europa, i giocatori non possono rimanere prigionieri di uno schema. Altrimenti quest'anno, come non mai, c'è il serio rischio di finire la stagione "alla Maifredi".

Augurandomi di essere felicemente smentito, faccio i migliori in bocca al lupo al Mister.

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