O mio Dio, stavo in ansia davanti alla tv quel pomeriggio afoso dell'estate 2006 solo, smarrito, incredulo, tremebondo in attesa di notizie sulla mia Juventus, si parlava di serie B, di penalizzazioni ed ero solo soletto perché a mio figlio era mancato il coraggio e se ne stava, insieme con sua madre, laggiù in fondo al nostro grande terrazzo, un po' nascosto e un po' no, occhieggiando dalle mie parti; io, che ero in attesa di sapere, di conoscere le decisioni prese, mentre pensavo che la Juventus in B era un non senso totale, una cosa al di là di ogni cosa umanamente pensabile, ma certo, lo dicono così per dire, per spaventarci, noi da sempre malati di Juve ma, o mio Dio, la tragedia stava per compiersi, e nondimeno, qualcosa nell'aria torrida di quel pomeriggio infame mi suscitava un sentimento di speranza, eppoi gli aruspici, i Romani che divinavano osservando le viscere degli uccelli offerti in sacrificio avrebbero sicuramente tratto buone sensazioni dal volo di un piccione che , sfiorandomi i capelli, era andato a posarsi sulla nostra ringhiera e da lì, sembrava guardarmi con un non so che di buone nuove in arrivo e sembrava quasi mi dicesse sacrificami, squartami, osserva le mie interiora, a me che aruspice non sono mai stato, ma che in quel momento, o mio Dio, mi ci sarei ingegnato, insomma covavo istinti assassini, razionalizzavo le intenzioni, comunque non sarebbe stata un'operazione di bassa macelleria, sadismo allo stato puro, ma solo il desiderio pressante di allentare la tensione, e il buon piccione non mi si stava offrendo forse? Almeno così mi pareva, ma intanto l'ospite inatteso era volato via e io tornavo ai miei cupi pensieri, e mi dicevo, com'è possibile solo immaginare una catastrofe di quelle dimensioni che, tuttavia, per la stampa e le tivvù sembrava cosa inevitabile, ma io mi chiudevo a riccio, non percepivo quegli echi funesti, li rigettavo, no no, non sarebbe successo niente e, o mio Dio, cercavo intanto di rassicurare mio figlio, teso e pallido, laddove mia moglie dissimulava indifferenza fingendo di prendersela con una molletta riottosa che non ne voleva sapere di agganciare i bordi di una maglietta da stendere, finché l'operazione riuscì sia pure maldestramente, poiché quel capo sventolava di sbieco, anzi non sventolava, perché come ho detto l'aria, quel poco che ce n'era, era pregna di umidità e accresceva il senso di soffocamento che ci stava prendendo tutti nell'attesa del verdetto, e allora? chiedeva mia moglie, e allora niente, bisogna solo aspettare, non si decidono a darci le notizie e questo è forse un buon segno; o mio Dio, ecco che compaiono due figuri e, contemporaneamente la 'grafica', cosa c'è scritto? sono in totale confusione, strizzo gli occhi, cerco di mettere a fuoco, scorro in un lampo le scritte, e sì, non ci sono dubbi, la Juve in B con penalizzazione, ma chi, perché, quando, come, il mio smarrimento è totale e mi rende terreo in volto, tuttavia riesco a farmi animo, mi affaccio sul balcone e , con la voce rotta e un po' in falsetto (una voce stridula che non riconosco), riferisco della sentenza bestiale a mio figlio e a sua madre, dico che il dramma era compiuto, la nostra sacra icona, la Juventua vanto e gloria dello sport italiano, era stata uccisa da sicari feroci, armati da menti perverse, fermata alle soglie di un traguardo memorabile, i 30 scudetti che, o mio Dio, sarebbe stato un colpo intollerabile per gli invidiosi, i miseri, i vigliacchi e tutto questo mentre il sudore mi colava giù dalla fronte e dalle ascelle e andava a spiaccicarsi, in forma di consistenti goccioline, sul tavolo al quale ero appoggiato, e siccome il limite di sopportazione e l'attesa estenuante mi avevano tramortito, spensi la tv e, senza salutare mio figlio e sua madre, me ne uscii a vagare per le strade del selvaggio borgo natio, sudato, stravolto, incazzato, dialogando con me stesso senza riuscire a darmi risposte, maledicendo questo sporco mondo e l'Italietta che ne fa parte, un'Italietta dove non è indispensabile essere pazzi per viverci, però aiuta, parafrasando Kurt Vonnegut.
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Questa stupenda poesia della Dickinson la dedico a chi, sulle vicende di Calciopoli, vuol metterci una pietra sopra.
They say that “Time assuages” - Time never did assuage - An actual suffering strengthens - As Sinews do, with age -
Time is a Test of Trouble - But not a Remedy - If such it prove, it prove too - There was no Malady -
(Emily Dickinson)
Dicono che il tempo “lenisce”: il tempo non “lenisce” - un soffrire autentico si rafforza - come fanno i nervi con l'età -
Il tempo è una prova del dolore - non un rimedio - se così fosse - non c'era malattia.
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