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Farsopoli di G. FIORITO del 06/11/2013 13:56:01
Calciopoli. Nessuna frode alterò il campionato

 

Il leit-motiv degli avvocati delle difese nell’udienza del 5 novembre del processo di appello di calciopoli è stato che nessuna frode alterò il campionato 2004/2005. Così come già era emerso dalla sentenza sportiva del 2006 e confermato dalla sentenza di primo grado di Napoli.
Calciopoli si configura sempre più secondo i canoni che già Ostellino aveva tratteggiato in un’intervista datata 2008, che vedevano Luciano Moggi non nei panni abusati dai media di boss mafioso, ma realisticamente al centro di una rete di interessi e contatti che gli tornavano utili anche per la sua professione. Un sistema di relazioni noto con il termine di clientelismo e assai diffuso, con il senno di poi, in Italia, al punto, ricordava Ostellino, da interessare le università americane.

Problema etico o politico?
A distanza di sette anni calciopoli, nonostante il procuratore abbia chiesto nell’udienza precedente a quella del 5 novembre il ripristino dell’accusa di associazione a delinquere per i designatori, si configura ancora dentro i parametri di un problema etico. Il dato avrebbe dovuto risparmiare allo Stato le fatiche e le spese di un procedimento giudiziario, come aveva fatto la procura di Torino, e circoscrivere i giudizi al vaglio dei procedimenti della FIGC. Naturalmente con un’equità di giudizio avulsa dai doppiopesismi patiti in questi anni di telefonate occultate, intercettazioni interpretate con criteri diversi, ricevimenti a casa Bergamo nei quali se partecipavano dirigenti bianconeri si configurava l’illecito, se andavano quelli nerazzurri sovveniva che i rapporti coi designatori non erano vietati. Tuttosport scrive riguardo all’udienza del 5/11: “Relativamente alle partite Chievo-Fiorentina e Lecce-Parma - ha spiegato l'avvocato Alfonso Furgiuele - non c'è alcuna condotta fraudolenta da parte degli imputati. Si accusa Diego Della Valle di aver chiamato Bergamo, ma poi si vede che Bergamo parla con tutti” . Quanto alla giustizia ordinaria, ha fatto anche peggio, spingendosi probabilmente all’inquinamento delle prove, trasferendo arbitrariamente computer da una procura all’altra, smarrendo filmati, occultando forse registrazioni audio e ostacolando con ricusazioni l’operato della giudice Casoria.

Calciopoli è un problema politico, fin dal primo istante e non soltanto per lo scontro di interessi che esula dal mondo del calcio, quanto per il carattere di cartina al tornasole che assume sempre riguardo alla storia del (mal)costume italiano. Essa si legge come la storia di un tentativo di moralizzazione attraverso il calcio, metafora che ha grandissima presa sull’italiano medio, miseramente fallito dinanzi alle prove dei misfatti e al persistere dei giochetti di potere anche dentro le maglie della giustizia sia sportiva che ordinaria, nelle zone d’ombra, nei reparti malati dell’amministrazione dello Stato.

Il risultato è un italico e imbarazzante sistema di figli e figliastri, nel quale i primi si salvano e i secondi affondano, sia pure in serie B, a misura del potere politico che riescono ad esprimere nel momento di crisi. Esattamente come accade anche ai livelli più alti dell’amministrazione della cosa pubblica. Sono sotto gli occhi di tutti i casi di Josefa Idem, l'ex canoista titolare del Ministero delle Pari Opportunità e dello Sport, accusata di aver eluso il fisco, di Anna Maria Cancellieri, attuale Ministro della Giustizia e troppo amica di una famiglia importante nell’occhio del ciclone, di Silvio Berlusconi, ex Ministro del Consiglio e primo esponente di uno dei partiti di governo, in relazione ai finanziamenti elargiti attraverso l’ex senatore De Gregorio. Esempi di una miriade di fatti di cronaca vissuti sul limite dell’infrazione etica e del reato, un crocevia che fin dai tempi di tangentopoli si è preferito lasciare nella nebbia forse perché talvolta risulta redditizio per l’eliminazione fisica dell’avversario attraverso diversi criteri di giudizio di volta in volta elaborati.

Conflitti di interesse
Nell’udienza del 5 novembre del processo di appello di calciopoli l’avvocato Enzo Siniscalchi, legale di Lotito, ha definito come “reato impossibile o virtuale” l’accusa rivolta al suo assistito, poiché sia l'ex presidente della Figc Franco Carraro, sia l'arbitro Rocchi, accusati di aver favorito la Lazio in quel campionato, sono stati prosciolti nell'udienza preliminare. Riprendiamo da Tuttosport le sue parole: “La telefonata di Carraro a Bergamo è una trasparente forma di raccomandazione, svolta nella qualità di capo della Figc. Per Lazio - Brescia (finita 0-0) precisa pure che se il Brescia merita è giusto che prevalga. Se i due principali protagonisti del concorso sono stati prosciolti non si capisce quale sia la colpa di Lotito che della presunta combine sarebbe stato il beneficiario. Doveva essere assolto solo Carraro?" . Carraro fu coinvolto pesantemente in calciopoli, ma poi la sua posizione si alleggerì fino a risultare pulita. Nonostante rivestisse all’epoca la carica di presidente della FIGC e di Mediocredito centrale, una banca controllata da Capitalia, che si adoperò per salvare la Roma di Sensi dal fallimento, della quale era consigliere di amministrazione. Senatore della Repubblica neoeletto all’ultima tornata elettorale di febbraio, è stato sorpreso nel finale del processo di primo grado di Napoli al telefono con Bergamo per sollecitare il designatore a spingere l’arbitro Rodomonti a non favorire la Juventus nel match contro l’Inter del campionato 2004/2005, quello sotto indagine (Commenta l'articolo sul nostro forum!).

Carraro è recentemente tornato su calciopoli in un’intervista al mensile Lo specchio economico, scordandosi di aver quasi assolto Moggi in passato e di sicuro la Juventus e ritornando a parlare di “arbitropoli”, un sistema nel quale alcuni dirigenti (leggi Moggi e Giraudo) facevano il bello e il cattivo tempo approfittando della compiacenza di designatori e giacchette nere. Anche se i dirigenti bianconeri non sono praticamente mai stati intercettati con arbitri.
Ciò che più inquieta è che nel diffuso sentimento popolare, opportunamente indirizzato dai media allora come ora, si sia potuto sviluppare il convincimento che fatto fuori Moggi almeno il calcio in questo paese sia stato ripulito, mentre ci ritroviamo Collina, ex numero 1 dei fischietti italiani ed ex amico intimo di Meani/Scuderia Milan, designatore europeo e Blatter, presidente FIFA, e Finivest a braccetto nella Infront, il mediatore dei diritti televisivi del calcio e dello sport.

I punti deboli
Poiché nessuna frode alterò il campionato 2004/2005 tutti gli avvocati hanno chiesto nell’udienza di appello del 5 novembre l’assoluzione per i loro assistiti (Link). In particolare l’avvocato di Bergamo ha chiesto la nullità della sentenza di condanna di primo grado lamentando una compressione dei diritti della difesa, poiché Fu nominato dalla Corte sostituto processuale l'avvocato di Moggi, i cui interessi erano in palese contrasto con quelli del mio assistito".
Non è la prima volta che Bergamo si dissocia da Moggi (LInk ). Antonio Giraudo ha scelto addirittura un altro processo, quello denominato breve. Da parte di tutti c’è stata la caccia al capro espiatorio e ciò costituisce uno dei punti deboli dell’architettura difensiva, che non ha fatto fronte comune, ma ha scelto di volta in volta di trarre i maggiori benefici per i suoi singoli assistiti.
L’altro è stato non aver insistito nella convocazione a Napoli di Massimo Moratti, per chiarire il suo coinvolgimento e quello di altri dirigenti interisti in quegli spionaggi illegali condotti dalla Telecom che Tronchetti Provera continua a smentire nonostante la sentenza Vieri e quella relativa alla ricettazione di un cd nell’ambito dell’operazione Brasil Telecom, sdoganata anche nell’articolo di Eugenio Scalfari su Repubblica del 3 novembre.

In un paese che fa un uso distorto persino del richiamo all’etica, piegata a interessi di parte, voltare pagina si può. Serve il coraggio delle idee. Soprattutto il coraggio delle proprie azioni.

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