Udienza del 27.11.2013. Napoli, appello calciopoli Era già tutto scritto? La difesa di Pairetto ha messo subito il dito su una piaga profonda del processo di calciopoli:
la tendenza a rimanere sempre sulle stesse posizioni. Nella fattispecie l’appello riproduce le informative iniziali, senza tenere conto del dibattimento. Sono stati prodotti documenti e filmati, sono stati ascoltati 27 testimoni tra assistenti, arbitri, designatori, osservatori,
senza che nessuno abbia confermato l’assunto dell’accusa. Tra essi anche Collina, considerato allora l’arbitro n 1 e oggi designatore Uefa, ha criticato il sorteggio che non solo creava ansia e caos che costringevano Carraro a fare da mediatore, ma non privilegiava nella scelta i migliori arbitri e ha ribadito che l’ex designatore interloquiva con tutti per difendere nella sostanza l’operato degli arbitri. Dello stesso avviso sono stati gli arbitri Rosetti e Tombolini, che hanno dichiarato di non aver mai ricevuto pressioni.
Quindi: 1) tutti gli arbitri sono solidali con queste dichiarazioni. Sono tutti collusi, sodali dell’organizzazione? 2) Si tratta di persone di intelligenza e cultura, sono tutti sciocchi, ciechi o in malafede?
L’unico arbitro che abbia fatto delle accuse a conferma di un presunto sistema deviato è stato Nucini, che però le ha rivolte a Facchetti e non nelle sedi preposte alla denuncia di illeciti, per poi comparire nel processo di calciopoli come teste dell’accusa e non come indagato. Insistendo sui testimoni dell’accusa, la difesa di Pairetto ha rievocato Zeman, Dal Cin e Zamparini, campioni dei si dice e delle voci di corridoio, fino ad arrivare alla pretesa di Narducci e del presidente del Palermo che Moggi designasse arbitri già designati, come è apparso esaminando l’ora del sorteggio. Il confronto con le carte processuali è stato veramente inutile se bisogna tornare su questi argomenti già sviscerati dalle difese in primo grado.
Calciopoli ha distrutto la vita di tanti.
C’è un altro aspetto di calciopoli, che è stato più volte ribadito anche di recente. Pairetto, come tanti imputati e persone coinvolte e già scagionate, ha subito danni fisici e morali. Aveva raggiunto la sua posizione attraverso una carriera di arbitro esemplare e oggi è un uomo distrutto che ha perso tutto non solo in termini di dignità. Lo rivela il suo fisico, malato e smagrito di venticinque chili.
Il sorteggio.
Incredibilmente la difesa è stata costretta a tornare a citare il sorteggio, palline ammaccate, colpi di tosse, mentre la verità processuale e le testimonianze hanno rivelato che l’estrazione e l’accoppiata di arbitri e partite avveniva di fronte a giornalisti dell’USSI sempre diversi e notai.
Essi sono stati ignorati dall’accusa come se fosse normale che tutto l’ordine dei giornalisti e dei notai fosse d’accordo con l’idea di truccare il campionato di serie A. Pairetto ha sempre negato di aver avuto schede svizzere e ha lavorato nell’ottica delle direttive di Carraro, che voleva il ruolo dei designatori quali mediatori tra arbitri, federazione e società, in un clima surriscaldato dai media fino a ottenere che avessero una rubrica sulla Gazzetta dello Sport.
Due osservazioni non possono essere taciute da chi in questi anni ha continuato a cucire e scucire calciopoli, i processi e le sentenze.
1) Nelle difese pronunciate nell’udienza del 27 è stato citato numerose volte Carraro e la sua longa manus sull’atmosfera di presunta corruzione che aleggiava intorno al calcio nel periodo che precede l’estate del 2006.
Ma Carraro, dapprima indagato e condannato, a poco a poco è sparito dai processi, completamente assolto dalle accuse. Oggi si ritrova senatore della repubblica eletto coi voti di Forza Italia e a volte si stenta a credere chi siano stati i reali beneficiari di calciopoli. Era lui che incitava Bergamo al telefono a sollecitare Rodomonti affinché non privilegiasse in un Inter Juve chi stava avanti, cioè la squadra bianconera.
2) Bergamo e Pairetto tenevano sulla Gazzetta dello Sport una rubrica all’indomani delle giornate di campionato per discutere degli interventi arbitrali e delle eventuali critiche. I giornalisti della Gazzetta dello Sport hanno avuto un ruolo determinante nella fuga di notizie dalle procure avvenuta intorno ai fatti di calciopoli e hanno spesso dato l’impressione di pilotare l’accusa e anticipare le sentenze. Dando abbondantemente spazio sul loro giornale alla tesi colpevolista nei riguardi di Moggi e Giraudo. Moggi è stato dipinto alla stregua di un mafioso. Quando è accaduto che quelle tesi urlate e inculcate a sei colonne per indirizzare il sentimento popolare siano state smontate dalle difese non è stato dato adeguato spazio per consentire ai lettori di avere un quadro completo dei fatti.
Video scomparsi e cd illeggibili.
Precise accuse gravano sull’atteggiamento degli inquirenti. Il leale di Pairetto è ritornato a precisare
che non c’è una sola chiamata in chiaro che attesti che tra i designatori e gli altri sodali ci sia stato un comportamento fraudolento. L’accusa dovrebbe tendere ad allargare il quadro delle indagini, invece si è limitata alle intercettazioni selezionate senza nemmeno trascriverne altre dai contenuti equivoci, evitando di valutarle. Dal mare delle telefonate si sono prese solo quelle che servivano, è questo l’amaro commento dell’avvocato di Pairetto. Non c’erano né telefonate né brogliacci che riguardassero l’ex designatore, ma il peggio si è avuto quando sono arrivati i cd che avrebbero dovuto contenere le registrazioni e ci si è resi conto che non erano leggibili. Un altro caso di prove inquinate, come per il video del sorteggio? Quello che è certo è che ci sono telefonate brogliacciate ma non registrate, delle quali non è possibile confrontare le conclusioni delle indagini con l’originale.
I designatori tutelavano gli interessi di tutti. L’avvocato Bonatti non ha trascurato di sottolineare che ci siano ancora sotto esame partite nelle quali arbitri e assistenti sono stati assolti, nonostante l’impossibilità di truccare un match senza passare per i direttori di gara. Dal quadro generale delle intercettazioni emerge con chiarezza che
tutti i dirigenti, piaccia o non piaccia,
facevano richieste ai designatori, in un contesto nel quale non costituiva illecito interloquire con essi, non al fine di ottenere favori, ma al contrario per sentirsi tutelati da eventuali sfavori, secondo l’uso diffuso di addivenire ad accomodamenti di natura politica. Pairetto ha chiesto l’assoluzione, poiché si è adeguato alle richieste che gli venivano del presidente della FIGC e da Lanese anche riguardo all’aspetto conviviale delle cene, nel rispetto della sua personalità e della sua dirittura morale.
Puglisi. La posizione di Puglisi dipende dalle intercettazioni tra Meani e Mazzei. Meani si attribuisce la designazione di Babini e la riferisce come informazione a Puglisi, ma non si evince il profitto che ne sarebbe derivato per lui. Sussiste un problema di competenza territoriale e si chiede l’assoluzione per non aver commesso il fatto, in subordine per la prescrizione.
ARTICOLI CORRELATI -
Bertini. Un pazzo ma non un delinquente. Udienza del 27.11.2013. Napoli, appello calciopol-
Calciopoli_La difesa agli arbitri e a Pairetto. Udienza del 27.11.2013. Napoli, appello calciopoliCommenta l'articolo sul nostro forum
Condividi su Facebook!
