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Attualità di G. FIORITO del 23/04/2014 09:22:53
Malagò. Fare un’altra calciopoli?

 

Il presidente del CONI, Giovanni Malagò, ha tirato le somme anzitempo sul campionato di calcio, suscitando un brontolio generale di disapprovazione: “Vanno fatti i complimenti alla Juve e un in bocca al lupo per la conquista dell'Europa League, la Roma è stata ottima, ma con quei numeri doveva vincere il campionato. Bisogna fare qualcosa”.
Secondo Malagò il nostro campionato si è livellato mostruosamente verso il basso e non possiamo più contare su una rappresentanza competitiva nelle fasi finali delle competizione europee. Egli non ha fatto mistero delle responsabilità dei presidenti delle squadre di calcio italiane: “Quasi ne faccio una malattia, se penso che quando avevamo il vento in poppa, invece di spendere e spandere in ingaggi favolosi a giocatori non eccelsi, i presidenti avrebbero potuto investire qualche milione per fare un mutuo e rifare lo stadio. È stata una scelta scellerata”. Quindi è tornato a cavalcare i temi che gli sono stati cari, decifrabili in un’auspicata sinergia tra stato e imprese private, quando si era proposto alla presidenza del CONI (Link).

Poco prima dell’elezione di Malagò, Dagospia aveva riportato come per un affare di sedi che avrebbero dovuto ospitare il 70° Open d’Italia maschile di golf, Andrea Agnelli avesse voltato le spalle a Malagò a vantaggio di Pagnozzi (Link).
Il presidente eletto del CONI, di ventilata fede giallorossa, lamenterebbe oggi dalla sua poltrona di n. 1 dello sport italiano che le belle prove della sua squadra del cuore di quest’anno non saranno sufficienti a farle vincere lo scudetto e che bisognerà “fare qualcosa” per smuovere l’acquitrino di una serie A dominata dalla Juve. Che abbia raccolto l’eredità di quel Petrucci che amava dire che se vince sempre la stessa squadra il pubblico si allontana? Anche nel 2006 si diceva che a vincere fosse sempre la Juve, anche se non era vero e lo dimostrano i campionati 1999/2000 affogato a Perugia e 2001/2002, terminato nel biscotto di Almeyda. Ieri lamentele nerazzurre, oggi giallorosse, che la nuova ondata di diffuso sentimento popolare sta sollevando inneggiando nuovamente al sistema. Le antenne vibrano. Che sia nell’aria un’altra calciopoli? Che i rumors sui presunti errori arbitrali rei di avvantaggiare ancora la Juventus servano a coprire il fruscio del conteggio dei 250 milioni di euro coi quali Unicredit avrebbe evitato il fallimento dell’Inter? E dei 92 milioni di euro di passivo della Roma che fa mostra del plastico del futuro stadio, ben sapendo che secondo i parametri UEFA non si potrebbero sforare i 45 per iscriversi alle competizioni della prossima stagione?

Il Corriere dello Sport, rispetto a Repubblica e alla Gazzetta dello Sport, ha riportato pure i giudizi di Malagò, che si è detto ”vicino al team (Ferrari) anche per motivi di famiglia e professionali” , riguardo alla F1, complice la buona prova pasquale di Alonso dopo le dimissioni di Domenicali.
Il 24 dicembre 2012 Sergio Luciano, giornalista di Panorama, dava una lettura diversa delle ragioni per le quali Andrea Agnelli avrebbe voluto privare Malagò della sua preferenza alla presidenza del CONI (Link): “Montezemolo sta sbarrando decisamente la strada ad Andrea Agnelli, che sostiene la candidatura di Andrea Abodi al vertice della Lega Calcio A” , anche perché "il 'grande elettore' di Abodi Andrea Agnelli, (sarebbe) d’accordo con Abete su un’interpretazione forse meno severa della giustizia sportiva". Nell’imminenza dell’elezione per la presidenza del CONI, il peso del voto della FIGC, attraverso le leghe, sarebbe stato determinante. La rielezione di Abete avrebbe consentito di far convergere il suo voto su Pagnozzi e non sul “rivale Giovanni Malagò, potente presidente del Circolo Aniene di Roma, amico di Montezemolo”.
Scriveva ancora Luciano: “Sbrogliando la matassa dall’altro capo, ne emerge con chiarezza che quindi stavolta Montezemolo è contro la Juve e contro Abete...” , arrivando a sostenere che John Elkann, solo parzialmente in contrasto con Andrea, in futuro avrebbe anche potuto consentire al cugino di “comprarsi” la Juve.

“Partita finisce quando arbitro fischia” (Vujadin Boškov). O no?









 
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