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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Attualità di E. LOFFREDO del 11/12/2014 08:39:28
Clausola compromissoria, usi e abusi

 

Abbiamo appena soffermato la nostra attenzione sul modus operandi che adotta la giustizia sportiva per tenere immuni alcuni dalle conseguenze cui dovrebbero andare incontro (Link). Ci siamo occupati nello specifico di come Palazzi e la FIGC hanno salvato -per ora- Lotito dalla querela di Marotta per le triviali frasi pronunciate il 26 settembre scorso. Qui vorremmo svolgere qualche considerazione sulla clausola compromissoria.

Prevista dall'articolo 30 dello statuto federale, l'istituto prescrive che i tesserati «in ragione della loro appartenenza all’ordinamento settoriale sportivo o dei vincoli assunti con la costituzione del rapporto associativo, accettano la piena e definitiva efficacia di qualsiasi provvedimento adottato dalla FIGC, dai suoi organi o soggetti delegati, nelle materie comunque riconducibili allo svolgimento dell’attività federale nonché nelle relative vertenze di carattere tecnico, disciplinare ed economico». Questa previsione normativa fa storcere il naso a molti, in questi termini si espresse nei giorni di calciopoli Antonio Baldassare (Presidente emerito della Corte costituzionale): «La clausola compromissoria, che prevede il divieto per le società calcistiche di ricorrere agli organi della giustizia ordinaria per le questioni sportive, è chiaramente incostituzionale. Infatti, la nostra Costituzione prevede che per la tutela dei diritti soggettivi e degli interessi legittimi si può sempre ricorre al giudice statale: fa parte dei principi fondamentali, dunque nessuno può impedire alla Juventus e agli altri club di ricorrervi. Neppure la Fifa può farlo: sarebbe contraria anche ai principi del diritto dell'Ue».

Se è vero che la stessa Suprema Corte ha in seguito affermato che l'adesione allo statuto federale e anche a quella norma «integra una clausola compromissoria per arbitrato irrituale, fondata, come tale, sul consenso delle parti, le quali, aderendo in piena autonomia agli statuti federali, accettano anche la soggezione agli organi interni di giustizia», è anche vero che qualsiasi norma (di legge e/o consensuale) deve essere applicata secondo buona fede. Ci poniamo quindi alcuni interrogativi.

Le offese da sala biliardo che Lotito ha rivolto a Marotta possono rientrare nella categoria delle «materie riconducibili allo svolgimento dell’attività federale nonché nelle relative vertenze di carattere tecnico, disciplinare ed economico»? A parere di chi scrive non vi rientrano perché la giustizia sportiva non può avere giurisdizione (escludente i giudici ordinari) su tutto quello che può intercorrere tra due persone solo perché queste sono tesserate.

E' lecita la previsione di una clausola compromissoria che faccia divieto di agire in tutela del proprio decoro, del proprio onore e della propria dignità? Dopotutto se l'ordinamento statuale appronta una tutela di tipo penalistico e non meramente civile, seppur in presenza di un diritto disponibile (decidere se sporgere o meno querela) lo fa perché riconosce a quei beni dell'integrità personale un rango superiore. Beni che la clausola compromissoria, se vuole salvaguardare se stessa, deve comunque adeguatamente tutelate in ambito intra-sportivo.

Uno dei due aspetti che in questa vicenda rendono odiosa la clausola in oggetto, è proprio il non ristoro dell'immagine e la non riparazione fattiva all'offesa arrecata a Marotta. Detto in parole spicciole: cosa ha fatto Lotito per farsi perdonare? Quale gesto di concreto pentimento ha messo in atto? Non ci sono state pubbliche scuse all'AD bianconero, e non crediamo sia stato manifestato in privato un sincero pentimento. Lotito non ha dato alcuna evidenza di (auto)rieducazione. In questo caso la clausola compromissoria avrebbe esplicato un effetto pari a quello che si sarebbe prodotto in un tribunale ordinario e avrebbe dimostrato di aver ragione di esistere. Invece Lotito ha dato un'ulteriore dimostrazione di cafonaggine istituzionale, ha gettato lì diecimila euro sul tavolo e se ne è lavato la coscienza, senza null'altro dovere all'offeso.

E se questo è il primo aspetto, invero ce n'è un secondo di natura forse più morale e meno tecnico, ma comunque di pari sostanza: l'uso strumentale che si è fatto della clausola in discussione. A fronte delle reiterate richieste del'AD bianconero si è proceduto ad applicare una sanzione comodamente patteggiata all'unico scopo di sottrarre Lotito alla giurisdizione ordinaria. Potremmo dire quindi che esiste anche un elemento soggettivo (un animo) con il quale si usa la clausola. E questo uso non può essere di derisione delle leggi ordinarie e della parte lesa, a cui non può essere inibito di cercare un ristoro pieno ed autentico per l'aggressione subita.

La Juventus ha una mission di leadership, e questa volta ha il dovere di esercitare quella primazia evidenziando nelle sedi della giurisdizione ordinaria quest'uso distorto delle regole federali (pattizie), sollevando se del caso l'incostituzionalità anche parziale di quella regola sportiva e rischiando addirittura di vedere squalificato per qualche mese il proprio dirigente. Ormai è un fatto non più solo di rapporti politici con la federcalcio, è questione di dignità.



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