«Per la Juventus non sarà difficile rispettare il “fair play” anche nella sua accezione finanziaria, perché programmare - a Torino, in Corso Galileo Ferraris 32- è un verbo che si usa tutti i giorni. E Perché la sintonia con le direttive di Platinì ha radici profonde. Meno facile potrebbe essere il futuro di altri club italiani, più esposti finanziariamente e troppo legati agli umori economici della proprietà. La lezione è semplice: la forza di una società e la sua competitività in Europa dipenderà sempre più dalla capacità di muoversi in una realtà nuova, cercare soluzioni finanziarie, oltre che tecniche, sulle quali costruire il proprio futuro».
Questo è quanto riporta un articolo del Dr. Gattino all’interno di Hurrà Juventus del mese di ottobre, dove Blanc viene lodato per essere il precursore ed aver
«cominciato» la politica del “calcio sostenibile” e perché il bilancio che la prossima settimana presenterà all’assemblea degli azionisti per l’approvazione, sarà il risultato di
«una gestione attenta che tuttavia non ha perso di vista gli obiettivi sportivi della squadra».Leggendo tutto il numero del giornale Juventino, è facile scorgerci un gioco di fondo che è quello di mostrare al lettore, «
la squadra », il gruppo che condivide gli obiettivi, dagli spogliatoi, agli uffici e nei rapporti esterni.
Alla base di queste affermazioni ci sarà quindi la stessa voglia di far quadrato intorno a Blanc, ma dire che ha “cominciato” ad applicare il calcio sostenibile alla Juventus, mi sembra eccessivo anche per chi, come detto in altre occasioni, è necessariamente di parte.
Non è un tifoso rancoroso a dirlo, ma la storia della Juventus, quella che anche in tempi non sospetti, racconta di una società (una delle poche) che non ha avuto bisogno di aderire al decreto “spalmadebiti” ed ha distribuito utili agli azionisti, raggiungendo di pari passo importanti risultati sportivi, senza contare su nessun apporto esterno, cosa non ancora riuscita al prossimo presidente bianconero.
L’importanza del “gruppo”, che qualcuno di noi, proprio qualche giorno fa ipotizzava
non ben collegato, è parte di quella realtà che articoli compiacenti vogliono nascondere. Proprio negli ultimi giorni abbiamo subito l’ennesima campagna anti-juventina dovuta alla mancata apertura di una raccomandata, che non ha permesso di adempiere ad una formale richiesta del Coni e fatto nascere, conseguentemente, il caso “doping Cannavaro”, così come definito dai media, con un revival di immagini e di sospetti degni della migliore tradizione antijuventina.
Errori formali ma anche
obiettivi scollegati sembrano quelli della “squadra” di Blanc negli ultimi anni.
Una Juventus “nazionale”, che cerca in Lippi quella figura che dovrebbe garantire la copertura di quell’aspetto prettamente “tecnico” e quell’intesa con la “nuova” Juventus, resa pubblica dalla famosa cena con Blanc, che ha fatto andare in crisi la Juventus post-focaccia dello scorso anno.
Una Juventus che ha, presumibilmente visto nei senatori, il fronte della rivolta verso l’ex allenatore con cui, forse, non condividevano alcuni degli “obiettivi comuni” che invece Blanc sbandiera ad ogni uscita.
Dello stesso parere, sarà anche l’ex presidente Cobolli, che mentre si augurava di essere riconfermato, dall’altra parte trovava un J. Elkann costretto ad intervenire pubblicamente per confermare le voci che volevamo, invece, come prossimo neo-presidente Juventino, lo stesso Ad. Voci che sembrano essere state divulgate anticipatamente alla stampa.
Anche in questo aspetto, più
scollegati che “squadra”.
Poi c’è chi lo dichiara senza mezzi termini, come Secco che ammette candidamente che oggi :“
l’allenatore è cosciente dei programmi ed è contento, lo staff medico è d’accordo, la società osserva dall’alto e vigila. Un anno fa, bisogna ammetterlo, non andava così”. Ma quanta confusione! e pensare che la
cura dell’immagine dovrebbe preservare da tutte queste situazioni che creano dubbi, alimentano il malcontento e danno tutt’altro che l’idea di una programmazione condivisa e quella solidità, molto spesso sbandierata, che non trova mai conferma nei fatti.
La comunicazione è sicuramente uno degli aspetti che deve essere maggiormente curato e migliorato. Mi fa letteralmente arrabbiare il fatto che, tesserati Juventus, si augurano un pareggio della squadra e mi chiedo come sia possibile permetterlo. Lo scorso anno è toccato a
Montali che, nell'imminente partita interna con i viola, si augurava un pareggio mentre, sabato scorso,
Luciano Bruni, ex giocatore e tecnico del settore giovanile della Fiorentina ed attualmente allenatore della Primavera bianconera, seguendone le orme, se ne uscito con un "spero in un pareggio''. Mi chiedo il perché nessuno rispetta l’ambiente in cui lavora.
Leggere troppo spesso notizie contrastanti dalla voce dei protagonisti proprio di quella Juventus Fc di Galileo Ferraris 32, cui fa riferimento Gattino, non da l’idea di gruppo, né tantomeno di condividere un unico piano.
Sarà che molti aspetti li vedo ancora legati alla Juventus della tradizione e del carisma quando non era così necessario incensare continuamente l’operato della dirigenza, anche perché a parlare, più che a far credere, erano i
risultati. Come non era indispensabile per i campioni, un giorno si e l’altro pure, esporsi per farci sapere che l’intenzione è quella di raggiungere risultati ( o piazzamenti?) in tutte le competizioni cercando di vincerle.
Era sottinteso.
C’è ancora molto da lavorare per guadagnare quella credibilità che per ora viene ricercata solo attraverso le buone parole dei media compiacenti, senza essere mai messi nella situazione di dover spiegare o giustificare una mancanza di concretezza sia pur evidente.
Vorrei che i mezzi di informazione, in modo particolare quelli legati direttamente alla Juventus, si prodigassero di più per evidenziare quelle “situazioni” che
penalizzano la Signora.
Indirettamente – richiamando l’articolo di Gattino - quelle squadre che si troveranno in difficoltà all’entrata in vigore del “fair play finanziario”, sono le stesse che oggi godono di una posizione di
privilegio non dovendo sottostare alle stesse regole imposte alla Juventus.
Perché non viene sfruttata la possibilità dell’utilizzo dei media juventini per denunciare il diverso trattamento ( i due pesi e le due misure), anziché esaltarsi per delle imprese interne che troverebbero motivazioni ed apprezzamenti naturali se condotte nel modo corretto?
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