Umberto Lago è il rappresentante italiano del “Club financial control panel” dell'Uefa, creato per tenere sotto osservazione, trasparenza ed equilibrio nel calcio attraverso il controllo finanziario dei bilanci dei club. Intervistato un paio di mesi fa ( mi era sfuggita l'intervista) si espresse così: “Occorre rieducare i club calcistici a camminare sulle proprie gambe, facendo quadrare i conti con le entrate della gestione sportiva e non più con il portafoglio del presidente di turno e con iniezioni di capitale esterno”. Rido pensando al Creso benzinaio, il ripianatore dei bilanci disastrati del suo club, ma poi continuo a leggere e rido di meno. Alla domanda del giornalista che chiede se le società che ripianeranno il debito con l'aiuto del presidente saranno considerate fuori norma, Lago risponde che è così come principio, poiché le entrate ammesse sono quelle legate al calcio, attinenti all'attività sportiva, su questo non c'è dubbio. Ma bisogna definire tutti i paletti della questione. Ad esempio l'attività di merchandising come va valutata? Si tratta di un'attività non prettamente calcistica, bisogna vedere come viene usato il marchio, valutarne tutti gli aspetti. In sostanza ci sarà innanzitutto da definire i diversi gradi di vicinanza ed attinenza all'attività calcistica delle società. . Insomma una specie di burletta Ue in salsa italiana di non facile applicazione. Ma se così fan tutti (spagnoli e inglesi in primis: a loro interessa vincere, delle normative Ue non gliene può fregar di meno) perché la nostra società non lo fa? Certo che abbinare moderatezza finanziaria ai successi sul campo, è roba, per la verità, da gente capace, esperta, fornita di marroni d'acciaio e soprattutto onesta (vedi alle voci Moggi-Giraudo). |