Se Moratti è un uomo coerente, ora deve cacciare anche Mourinho
Pubblicato da Laura Alari Mer, 04/06/2008 - 19:37
Il Porto, fresco del suo terzo scudetto consecutivo, è stato escluso dalla prossima edizione della Champions League. Lo ha deciso ieri l’Uefa, in seguito al tentativo di corruzione arbitrale durante la stagione 2003-2004 per il quale la Disciplinare della Federcalcio portoghese aveva già penalizzato il club di sei punti in classifica e inflitto due anni di squalifica al presidente Jorge Pinto Da Costa. Per la cronaca, c’erano altre due società coinvolte: il Boavista, punito con la retrocessione, e l’Uniao di Leira al quale sono stati tolti tre punti.
La notizia in sé non può certo essere considerata uno scandalo dal calcio italiano, dove è successo di tutto e di più. Ma c’è un particolare sul quale non si può fare a meno di riflettere: che sulla panchina del Porto, nella stagione a cui si riferisce l’inchiesta, sedeva Josè Mourinho. Vale a dire il nuovo allenatore dell’Inter, presentato in pompa magna alla Pinetina giusto l’altro ieri.
Dunque, ricapitolando. Massimo Moratti ha combattuto per anni la sua personale crociata contro un generico “sistema” che a suo giudizio gli avrebbe impedito di vincere quanto meritava. Una volta che il sistema è stato smascherato e i protagonisti identificati, ha accolto come un trionfo personale i verdetti della giustizia sportiva, in attesa che arrivino quelli della giustizia ordinaria, rivendicando i meriti di una gestione sempre improntata sul massimo della trasparenza e della lealtà. E il giorno in cui l’Inter si è cucita sul petto il tricolore tolto alla Juve, lo ha consegnato alla storia come “lo scudetto degli onesti”. E dopo tutto questo si mette in casa l’allenatore che ha guidato la squadra protagonista della Calciopoli portoghese?
Per carità, Mourinho risulta del tutto estraneo alla vicenda. Al massimo si può discutere sui titoli conquistati dal tecnico nel periodo in cui la sua società condizionava gli arbitri e cioè scudetto, Champions League, Coppa e Supercoppa del Portogallo: se si usa lo stesso peso e la stessa misura usati dall’Inter per la Juve, sono tutti titoli che valgono la metà e per vincerli in quel contesto non c’era bisogno di un fenomeno, bastava un allenatore qualunque. Detto questo, anche Capello non c’entrava nulla con gli intrighi dei suoi dirigenti: eppure due anni fa Moratti (che lo aveva già preso al posto di Mancini), decise di mollarlo proprio in seguito allo scoppio della nostra Calciopoli per questioni d’immagine. Non solo. Sempre appellandosi a presunti danni d’immagine, Moratti ha cacciato Mancini come un appestato non si sa bene per quale motivo: sono stati gli stessi magistrati, infatti, a stabilire che le intercettazioni delle telefonate fra il tecnico e Domenico Brescia non avevano “alcuna rilevanza giuridica né tantomeno penale”.
Allora, se l’obiettivo è davvero quello di difendere un’immagine onesta e pulita, se gli allenatori che vincono durante Calciopoli valgono davvero la metà, se c’è un filo di coerenza che lega le scelte di Moratti, all’Inter resta una sola cosa da fare: licenziare anche Mourinho.
|