Torino è una Città di lunga nobiltà.
Di notte, nel mio studio, il silenzio è vasto, profondo, ma rumoroso.
Non mi piace restare sveglio, in piena notte, ma mi piace godermi questa imperfezione quasi innaturale. Nel silenzio imperfetto sento che la mia memoria tende ad espandersi, come se cercasse di colmare quel che manca al completo vuoto sonoro. Così, senza sforzo, mi dilato nel tempo e trovo un ricordo... Avevo undici o dodici anni ed ero seduto in terra, sul balcone di casa. Stavo leggendo su Tuttosport un resoconto calcistico di Juventus - bologna del giorno prima . Le parole di Vladimiro Caminiti, autore del pezzo, mi entravano negli occhi generando visioni e flash di concreta e vivida realtà.
Restai abbacinato.
Alzai gli occhi per vedere il mondo reale, davanti a me, poi tornai alle descrizioni di Caminiti. E scoprii che le immagini prodotte dalla lettura dell’articolo sembravano (o erano?) più vere di quelle vere...
Così, credo, fui folgorato, a sua insaputa, da Vladimiro Caminiti.
Attraversai lo specchio, e fui per sempre di là, quando guardavo le partite di football
nel mondo delle sue parole.
Oggi leggendo la pochezza delle elucubrazioni di un direttore che ha opinioni ingombranti ma che non può rivelare e un pesante fardello, un compito ignobile da perseguire mi coglie un'po la malinconia, la nostalgia dell'onestà intellettuale del grande "Camin" oltre che della Sua superba qualità.
Depaola lo definirei genere noir-comico. Ma uso il termine ‘genere’ con grande fastidio, poiché è mia ferma convizione che non esistano davvero i generi, ma soltanto gli articoli scritti bene ed intellettualmente onesti e quelli scritti male e in modo disonesto.
|