I rossoneri sono stanchi e pensano già al Giappone
di LUCIANO MOGGI
Questa mi sembra la settimana adatta per verificare una convinzione fatta propria da molti e che sembra verosimile anche a me: il vantaggio che la Juve avrebbe per il fatto di non giocare le coppe, con conseguente riduzione di stress e possibilità di rapportare anche il ritmo degli allenamenti alla sopportazione di un unico fronte. Mancando tra l'altro le convocazioni delle Nazionali vedo in questa settimana il momento più adatto a sperimentare la bontà di questa previsione. Sabato prossimo c'è Milan-Juve, ma non si può dire che ci sia parità di condizione tra le due squadre. A San Siro arriverà una Juve forte della batosta rifilata al Palermo, (la seconda cinquina inferta ad un avversario), sicura di sé, persino allegra (che non sta affatto per distratta) e che avrà potuto indirizzare tutta la sua preparazione alla sfida con i rossoneri. Sull'altro fronte, un Milan con i suoi problemi di campionato (non è stata una bella vittoria quella sul Cagliari con un rigore assai generoso, sbagliato da Kakà), un Milan che sarà reduce nel frattempo dalla gara col Benefica in Champions. D'accordo, rossoneri già qualificati dal turno precedente, portoghesi apparentemente non all'altezza, a giudicare dalla classifica, ma questo poco conta perché una partita è sempre una partita senza considerare il dispendio, o se volete anche il solo disagio, di energie fisiche per la trasferta. Kakà è molto stanco
Insomma le due squadre non partono alla pari, il che realizza una situazione apparentemente assai favorevole alla Juve, e non voglio richiamare il mal di San Siro che affligge il Milan. La squadra rossonera non ha un ritmo elevato ed è apparsa flaccida in alcuni suoi uomini chiave: Kakà, che Ancelotti avrebbe fatto meglio a far riposare, e anche Ronaldo, costretto a scontare l'inevitabile rodaggio dopo la lunga assenza. Basta però la sua presenza per ridare autostima all'intera squadra e allo stesso tempo a rendere nervosi i difensori avversari. La Juve è seconda con Roma e Udinese (ma i giallorossi hanno una gara da recuperare), Ranieri si gode la sua capacità di diversificare con successo la formazione migliore da mandare in campo, e ciò gli fa saltare a piè pari l'imbarazzo di lasciare in panchina o in tribuna gli uomini che avevano caratterizzato il mercato estivo. Accade anche che Nedved viene fatto giocare nel ruolo che predilige, dietro le punte, e che Del Piero, sacrificato da questa scelta, scenda in campo nel finire con una voglia matta di mettere la sua firma sulla partita. Ciò lo porta a realizzare un calcio da fermo dei suoi e ad andare a rete anche su rigore. La Juve è salita così sul podio della squadra che ha segnato di più. Il cielo sembra decisamente bianconero. Do atto a Ranieri di essere riuscito ad unire in una simbiosi quasi perfetta lo zoccolo duro della Juve con un innesto di valore come Iaquinta e con giovani emergenti. Cobolli Gigli ha partecipato giustamente al momento di gloria apparendo in tv per sottolineare la folta truppa di italiani in squadra (punzecchiatura evidente all'Inter) e il fatto che la ricca e folta gioventù è «il frutto del lavoro degli anni passati»: una constatazione che gli fa onore. Torno alla Champions per dire dell'In ter che affronta stasera a Milano il Fenerbahce, per non farsi scavalcare nella classifica del gruppo G, ma ancor più per restituire alla squadra turca quanto ricevuto all'andata, missione che Mancini affida a Ibrahimovic e Cruz. Sempre stasera la Roma scende in campo a Kiev contro la Dinamo, con molte assenze (Totti, Mexes, Perrotta e Aquilani) ma con l'obietti vo esplicito di non perdere (rientra Taddei). Nessuna delle due squadre ha brillato in campionato. A Genova, ha brillato ancor meno Rosetti, il nuovo principe dei fischietti che vuole ispirarsi a Collina. Negato un rigore alla Roma per una trattenuta prolungata di Bega su Vucinic, e graziato il genoano Juric che avrebbe meritato il secondo giallo. Particolare curioso: l'arbitro ha ammonito tre dei quattro genoani diffidati in campo (Juric, Paro e Danilo), che salteranno il prossimo turno, che guarda caso, è col Torino. Con il metro del passato si potrebbe ipotizzare quantomeno l'intervento della giustizia sportiva e anche... Questo per stare alle sviste più clamorose, che fanno dire a Cesari, il moviolista di "Controcampo", che Collina è stato un grandissimo arbitro, ma che deve ancora dimostrare di essere un bravo designatore. Cesari non fa di solito sconti a Collina e nel silenzio generale è tra i pochi che ricorda come le frequentazioni telefoniche dell'ex principe dei fischietti sono finite in "un'archiviazione quanto meno frettolosa". Stessa cosa sottolineata anche dal direttore di Tuttosport, Padovan. Fiorentina per Prandelli
Torno alla Champions dove l'ultima nostra squadra, la Lazio, vincitrice anch'essa domenica al 90' contro il Parma, affronterà domani l'Olimpiacos sapendo di dover vincere per porre un piede saldo sulla qualificazione. Il quadro delle coppe è completato dalla Fiorentina per l'Uefa che affronterà giovedì l'Aek di Atene. Se De Laurentiis continua a dire che la Coppa Uefa non gli interessa, a Firenze la pensano diversamente e sperano di vincerla. Ma anche la Fiorentina ha mostrato molto affanno in campionato, solo uno 0-0 a Reggio Calabria, con i gigliati graziati da Ayroldi che ha negato quantomeno un rigore alla Reggina. Per i viola l'attenuante di troppe assenze, tra le quali anche quella di Prandelli, al quale faccio le mie più sentite condoglianze per la morte della moglie Manuela. Alle spalle dell'Inter, in una posizione imprevista alla vigilia del campionato, si è sistemata l'Udinese, insieme a Juve e Roma. Un paio di gol, di Quagliarella e di Di Natale, hanno consentito ai friulani di aggiudicarsi il loro settimo successo, prolungando la loro imbattibilità a otto turni. Anche qui gravi errori dell'arbitro, Pierpaoli di Firenze, un altro dei preferiti del designatore: gol di Quagliarella da annullare e rigore negato al Siena per un fallo di Lukovic su De Ceglie. Una messe di elogi è piovuta sul Napoli e la squadra di Reja la merita tutta. Il Catania che aveva perso solo a Milano con l'Inter ha ceduto di netto al San Paolo. Non mi sembra un caso che gli azzurri siano tornati al miglior livello con il rientro di Blasi e il ritorno al gol di Zalayeta, ma è tutto l'impianto di gioco e la fantasia di Lavezzi ad accreditare il Napoli di una buona posizione Uefa. Livorno, tutto previsto
Un posto di rilievo in questa disamina va dato al Livorno, di cui forse ero l'unico a pronosticare ben altro campionato quando i numeri lo tenevano inchiodato sul fondo. I tre punti conquistati ai danni della Samp fanno dieci complessivi su quattro partite e finalmente ho rivisto esultare alla sua maniera Spinelli. Così come Tavano, dopo aver segnato il secondo gol: il più bello della domenica. Camolese è bravo, ma è l'organico a fare in meglio la differenza. Il letargo è finito e vedremo cosa succederà a Cagliari contro i sardi che avevano accarezzato il colpo col Milan prima di venire superati da uno dei capolavori balistici di Pirlo. Empoli e Torino si sono divisi un punto che serve poco alla squadra di Cagni. Il Torino ha mostrato poche idee e si è impantanato nella giornata storta di Rosina e Bjelanovic, subentrato a un già mediocre Ventola. Novellino dovrà inventarsi qualcosa se vuole dimensionare la squadra sulle sue ambizioni. Il Palermo, dopo la cinquina di Torino, licenzia Colantuono e si riprende Guidolin: ritengo che la mossa di Zamparini sia da considerare più che positiva per ridare linfa ad una squadra spenta nella testa prima che agonisticamente. Per la cronaca erano 45 anni che il Palermo non subiva una tale disfatta |